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Questo è il Serchio Questo è un Serchio,
Al quale hanno attinto al quale hanno attinto
Duemil’anni forse forse per duemila anni i miei antenati
Di gente mia campagnola campagnoli e i miei genitori.
E mio padre e mia madre.
Questo è il Nilo Questo è il Nilo,
Che mi ha visto vicino al quale sono nato e cresciuto,
Nascere e crescere inconsapevole del mio destino, trascorrendo
E ardere d’inconsapevolezza la mia fanciullezza nelle estese pianure.
Nelle distese pianure
Questa è la Senna Questa è la Senna, e in quella sua acqua
E in quel suo torbido fangosa mi sono rimescolato acquisendo la
Mi sono rimescolato consapevolezza di me stesso.
E mi sono conosciuto
Questi sono i miei fiumi Questi sono i miei fiumi che confluiscono
Contati nell’Isonzo nell'Isonzo, ma che sono distinguibili gli uni
dagli altri.
Questa è la mia nostalgia Questa è la mia nostalgia,
Che in ognuno che traspare dal ricordo di ognuno di loro,
Mi traspare
Ora ch’è notte ora che è notte, e che la mia vita mi sembra
Che la mia vita mi pare un fiore (l'essenza del fiore) circondato dalle
Una corolla tenebre
Di tenebre
Questa poesia fa parte della raccolta “il porto sepolto” pubblicata nel 1916, è uno dei testi
più lunghi e articolati dell'allegria, e anche una delle più belle e note liriche della
letteratura italiana e contemporanea.
Questo componimento è più lungo rispetto agli altri della medesima raccolta. L'immagine
del fiume è al centro , è una delle più ricorrenti nella poesia di Ungaretti. Il fiume è una
delle più immediate metafore della vita: dal fiume arriva la vita, scorre da una fonte alla
foce e si perde nel mare (l'eterno, Dio) quindi le acque assumono anche valore sacrale e
purificatore.
Il poeta si immerge nell'Isonzo, il fiume della Venezia Giulia, nei cui pressi si sono battute
tante battaglie della prima guerra mondiale. Guardando le sue acque, il poeta ritorna
indietro nel tempo, ricordando altri fiumi che hanno caratterizzato la sua vita. Il Serchio, il
fiume della lucchesia, ha visto nascere i suoi genitori; il Nilo, il fiume egiziano, che lo ha
visto crescere negli anni della fervida giovinezza egiziana ; la Senna, il fiume di Parigi, ha
segnato la sua formazione artistica e culturale. La lirica ha quindi un valore
autobiografico. Passando in rassegna i fiumi dei luoghi per lui più significativi, il poeta
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rivisita la sua vita passo per passo: la terra dei suoi avi; il paese dove è nato, quello dove
ha studiato. Le tappe fondamentale della vita del poeta,sono le stesse tappe dell’esistenza
di ognuno: le radici, l’infanzia, la formazione culturale,l’esperienza della storia e del
dolore. Questo percorso a ritroso è favorito dal rapporto armonico con la natura in cui egli
si sente immerso: lasciandosi cullare dalle onde dell’Isonzo, il poeta ritorna indietro nel
tempo, facendo riaffiorare i ricordi del proprio passato nei confronti del quale prova
grande nostalgia, visto il dramma della guerra che caratterizza il presente. L'ultima strofa
segna il ritorno alla situazione di partenza, il dramma della guerra, l'albero mutilato.
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Eugenio Montale nasce a Genova il 12 Ottobre del 1896. le sue prime estati le passa a
Monterosso (provincia da La Spezia), si diploma in ragioneria , nel 1916 si diploma e
scrive la prima poesia “Meriggiare pallido e assorto”. Nel 1918 combatte la 1° Guerra
Mondiale. Nel 1925 pubblica la raccolta “Ossi di seppia”, nello stesso anno firma il
Manifesto degli intellettuali antifascisti redatto da Croce , due anni più tardi si trasferisce a
Firenze come redattore della casa editrice Bemporad a Firenze viene nominato direttore
del Gabinetto Viesseux e collabora con il giornale “Solaria”. Conosce Irma Brandeis, (che
canterà con lo pseudonimo di Clizia) e Drusilla Tanzi, sua futura moglie (che lui chiama
Mosca). Nel 1938 è costretto a lasciare il Gabinetto Viesseux perché non iscritto il partito
fascista. Nel 1944 ospita e protegge Saba, Carlo Levi ed altri amici ebrei costretti alla
clandestinità. Nel 1945 inizia a collaborare con il “Corriere della Sera” e diventatone
redattore si trasferisce a Milano. Ha una relazione con Maria Luisa Spaziani (volpe). Nel
1956 pubblica la raccolta “Bufera e altro”, nel 1963 sposa Drusilla Tanzi che muore pochi
mesi dopo a seguito di una caduta. Nel 1967 è nominato senatore a vita e riceve la laurea
honoris causa a Cambridge. Nel 1969 pubblica “Fuori di casa”, successivamente pubblica
“Satura”. Nel 1975 riceve il Premio Nobel per la Letteratura, nel 1977 esce “Quaderno di
quattro anni”. Nel 1980 esce la versione critica di “L'opera in versi” Montale muore a
Milano il 12 Settembre del 1981.
LA POESIA
Cigola la carrucola del pozzo Parafrasi
Cigola la carrucola del pozzo La carrucola del pozzo cigola nel salire alla
l'acqua sale alla luce e vi si fonde. superficie, l’acqua del secchio sembra
Trema un ricordo nel ricolmo secchio, fondersi con la luce. Nell’acqua del
nel puro cerchio un'immagine ride. secchio,quasi magnificamente si delineano i
Accosto il volto a evanescenti labbri: contorni di un’immagine che ride. Avvicino
si deforma il passato, si fa vecchio, il volto alle mie labbra:l’immagine si
appartiene ad un altro... deforma,il ricordo è lontano,appartiene ad
Ah che già stride un altro…La ruota della carrucola stride
la ruota, ti ridona all'atro fondo, calando il secchio nel pozzo,il secchio
visione, una distanza ci divide. scompare nell’oscurità,una distanza ci
divide.
La poesia fa parte della raccolta Ossi di Seppia che comprende le liriche scritte a partire
dal 1916 . Montale esprime il suo desiderio di aderire alle cose, alla realtà quotidiana nella
speranza di cogliere la natura in fallo per svelare il suo segreto.
Filo conduttore della lirica è il tema della memoria. Il poeta immagina che ricordare ( la
donna amata, che adesso è separata da lui) sia come attingere acqua da un pozzo ,il pozzo
oscuro della memoria, il ricordo risale con molta difficoltà, poi però si precisa meglio,fino
a definirsi,nel cerchio del secchio come un immagina che ride. Ma la gioia della visione
dura poco,pochissimo,il poeta si accosta all'immagine che credeva di vedere nel secchio,
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tenta di baciarla, ma così facendo muove la superficie dell'acqua e fa svanire la visione. E
così il ricordo dolorosamente si affossa, ripiombando nel buoi del pozzo: si deforma il
passato e anzi, il poeta ha l'impressione che non gli appartenga più.
Dopo essersi illuso di salvare almeno un frammento di sé e della propria felicità di un
tempo, il poeta non può alla fine che misurare quella distanza che ci divide dagli altri, da
noi stessi e dal mondo.
Il messaggio del testo viene valorizzato da una buona struttura. Abbiamo all'inizio la
risalita del secchio e poi l'affiorare del ricordo alla mente del poeta, ma questo slancio
positivo verso l'alto ha breve durata , a questa sequenza fa seguito un movimento di
ridiscesa accompagnato dall'offuscamento della memoria .
Salvatore Quasimodo nasce a Modica (Sicilia) nel 1901,trascorre l'infanzia tra Gela,
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Palermo e Messina, qui compierà gli studi fino al diploma di geometra. Nel 1919 si iscrive
alla Facoltà di ingegneria ma senza conseguire la laurea. Lavora ma sul piano letterario è
autodidatta, si dedica agli studi degli autori classici moderni e antichi, studia latino e
greco. Nel 1930 trasferitosi a Firenze inizia a frequentare l'ambiente di “Solaria” attraverso
Elio Vittorini( che era da 2 anni il marito della sorella), quindi conosce Montale e i poeti
che stavano per riconoscersi nel movimento dell'Ermetismo. Sulla rivista pubblica la sua
prima raccolta “Acque e terre” alla quale seguirono “Oboe sommerso”, “Erato e
Apollion”. Trasferitosi a Milano nel 1941 gli viene assegnata(per chiara fama) la nomina di
professore di Letteratura italiana presso il Conservatorio. Dopo la guerra scrive al tre
raccolta “Con il cuore straniero sopra il cuore”, “Giorno dopo giorno”, “Il falso e il vero
verde”,”La terra impareggiabile” progressivamente la tematica della guerra viene
sostituita con quella del consumismo , della tecnologia. Nel 1959 riceve il premio Nobel
per la letteratura. Quasimodo muore a Napoli nel 1968.
LA POESIA
Specchio Parafrasi
Ed ecco sul tronco Ed ecco sul tronco
si rompono gemme: si aprono le gemme:
un verde più nuovo dell'erba una vegetazione nuova sull'erba
che il cuore riposa: che la generosità poggia:
il tronco pareva già morto, il tronco sembrava già morto,
piegato sul botro. curvato sul fossato.
E tutto mi sa di miracolo; e tutto mi sembra miracolo;
e sono quell'acqua di nube e sono quell'acqua di nuvola
che oggi rispecchia nei fossi che oggi riflette nei fossi
più azzurro il suo pezzo di cielo, più azzurro il suo pezzo di cielo,
quel verde che spacca la scorza quel verde che spacca la corteccia
che pure stanotte non c'era. che stanotte ancora non c'era.
È l'inizio della primavera. I rami apparentemente secchi degli alberi incominciano a
mettere le prime gemme. Sembrava che l'albero fosse morto ed invece...Ed ecco che la
scorza si spacca, e spunta la gemma di un verde brillante, tenerissimo, ancora più
splendente (più "nuovo") dell'erba, che pure ha ripreso a crescere nei prati prima desolati
ed ardidi.
E' la vita che rinasce dopo il lungo letargo invernale, ed il cuore del poeta ha un
sospiro di sollievo ("e il cuore si riposa", cioè non sta più in ansia).Tutto questo, per il
poeta, ha del miracoloso (e tutto mi sa di miracolo) ed anche lui si sente parte della natura
che si sveglia e rinasce in tutto il suo splendore, di quell'incantevole spettacolo di un cielo
più azzurro che mai che si specchia nei fossi ingrossati dalla pioggia (l'acqua di nube) e nel
verde della gemma che spacca la scorza e che solo stanotte non c'era ancora.
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Le cascate del Niagara (in inglese Niagara Falls), situate nel nord-est dell'America, a
cavallo tra USA e Canada, sono per la loro vastità tra i più famosi salti d'acqua del mondo.
Non trattandosi delle cascate più alte del mondo (solo 52 metri di salto), la loro fama è
certamente legata alla spettacolarità dello scenario, dovuto al loro vasto fronte d'acqua e
all'imponente portata .
Rappresentano la più grande cascata dell'America settentrionale e, probabilmente, la più
conosciuta in tutto il mondo.
Si tratta precisamente di un complesso di tre cascate distinte anche se originate dal
medesimo fiume, il Niagara. Iniziano nel Lago Erie,entrano le acque del fiume Niagara e
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ne escono dopo circa 50 km di pendenza riversandosi nel Lago Ontario, il dislivello con
cui scendono le acqua del Niagara da un lago all'altro è di 96 metri. Articolate di 3 diversi
salti, il primo genera le rapide superiori, il secondo, quello più spettacolare genera le
horseshoe falls (ferro di cavallo, per la forma semicircolare), dette talvolta anche canadian
fall, la terza genera le rapide inferiori.
Gli studiosi affermano che questo inesorabile processo di erosione farà progressivamente
indietreggiare la cascata. Questa infatti quando si formo, circa 12 mila di anni fa, era
vicinissima al lago Ontario; oggi invece è a metà strada fra i due laghi e continua d
avvicinarsi all'Erie, fino a che l'arretramento sarò totale e l'Erie si svuoterà direttamente
nell'Ontario senza più salti.
Le cascate del Niagara sono famose per la loro bellezza, oltre che per la produzione di
energia elettrica. Grande notorietà fu data a questo luogo dal film "Niagara" girato nel
1953 dal regista Henry Hathaway e con Marilyn Monroe come protagonista: molti degli
edifici e luoghi che fecero da scenografia al film sono stati conservati così com'erano per la
gioia dei turisti e degli appassionati. Da sempre è meta tradizionale di viaggio di nozze
per molti nord americani e da diversi anni anche per gente da oltreoceano. Sito turistico
fra i più famosi al mondo da oltre un secolo, divide questa meraviglia della natura fra le
città gemelle ed omonime di Niagara Falls nell'Ontario e Niagara Falls nello Stato di New
York.
Dal lato americano l'omonima cascata può essere ammirata dal lungofiume all'interno del