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Italiano: il futurismo
Scienze: L'atomo, la fusione nucleare
Educazione civica: il nucleare in Italia
Tencologia: la fissione nucleare; il funzionamento della centrale nucleare
Geografia: il nucleare in Italia; lo smaltimento delle scorie radioattive
Storia: la bomba atomica e il suo impiego durante la seconda guerra mondiale
Arte: Salvador Dalì - Idilio Atomico
forza provocata dalle due cariche, entrambe positive, dei protoni nel nucleo che tende ad
allontanare i due elementi.
Prima della fusione nucleare i due isotopi sono posti sotto vuoto e riscaldati fino a formare il
plasma, ovvero i nuclei separati dagli elettroni. Il plasma viene a sua volta riscaldato per far sì che i
due nuclei si fondano fino a formare un altro atomo di elio. L’energia prodotta viene generata per
difetto di massa: dopo la fusione la massa del ricavato è sempre minore rispetto a quella dei due
nuclei precedenti. La “differenza” si è trasformata in energia.
Il maggior problema consiste nella temperatura: nessun materiale finora scoperto è in grado di
resistere a centinaia di milioni di gradi! Una delle possibili risoluzioni del problema consiste nel
creare alcuni campi magnetici così da distanziare i nuclei dalle pareti del reattore. Un’altra sfida
consiste nel metodo con il quale avviare la fusione: durante tutti gli esperimenti eseguiti finora, la
quantità di energia prodotta dalla fusione non ha mai compensato quella utilizzata per avviarla.
La fusione nucleare presenta ovviamente molti vantaggi. I principali sono:
I residui della fusione smaltiscono la propria radioattività in soli 100 anni. In questo
modo si elimina quindi il problema dello smaltimento.
Il gas di scarico prodotto (elio) non è radioattivo.
Non vengono prodotti gas ad effetto serra che influiscono sul riscaldamento globale.
La pericolosità di eventuali incidenti viene ridotta, in quanto il reattore a fusione provvederà a
raffreddarsi in caso di perdita di controllo, arrestando spontaneamente il processo di fusione. Ciò
non può avvenire durante la fissione, in quanto la reazione a catena produce calore in modo
incontrollato.
Finora l’uomo ha ottenuto la fusione nucleare solamente in modo incontrollato, mediante la bomba
H, un’arma dal potenziale devastante che, fortunatamente, non è mai stata impiegata a scopo
bellico. Si può comunque dire che, se verrà trovato un metodo per realizzare una fusione
controllata, l’umanità avrà risolto per sempre il problema energetico.
L’ENERGIA NUCLEARE 9
BIBLIOGRAFIA
L’ATOMO
Wikipedia: “L’atomo”.
www.scienzaoggi.it: “Storia dell’atomo”.
LA FUSIONE NUCLEARE
Wikipedia: “La fusione nucleare”.
www.ecoage.it: “La fusione nucleare”.
Giampietro Paci: “130 schede di tecnologia”.
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LA FISSIONE NUCLEARE
La fissione nucleare è una reazione nella quale il nucleo di un elemento pesante (come l’uranio
235) decade in frammenti di minori dimensioni. Essa può avvenire tramite un bombardamento di
neutroni.
La fissione nucleare è utilizzata nei reattori nucleari e nelle bombe atomiche.
La prima fissione nucleare venne realizzata nel 1934 da un gruppo di scienziati italiani guidati da
Enrico Fermi. Egli però non si rese
completamente conto della reazione
avvenuta. Nel 1938 Otto Hahn dimostrò
che un nucleo di urano 235, quando
assorbe un neutrone, può dividersi in
frammenti dando così origine alla fissione
del nucleo. Iniziò così a diffondersi, fra
chimici e fisici, l’idea che la fissione
nucleare potesse essere usata per
produrre energia (come nelle centrali
nucleari) o a scopo bellico (come la
bomba atomica che, durante la seconda guerra mondiale, esplose sulla città di Hiroshima).
Durante la fissione nucleare un neutrone colpisce il nucleo di uranio 235, che si “spezza” lasciando
liberi altri neutroni, che a loro volta vanno a colpire altri nuclei. Si ha così una reazione a catena
che consente di produrre molta energia in modo quasi incessante. Questo processo deve però
essere costantemente monitorato in modo da evitare che la reazione diventi incontrollabile. Se ciò
accadesse, il reattore non sarebbe in grado di sostenere il calore prodotto e si fonderebbe.
In seguito alla fissione, la massa dei neutroni è leggermente inferiore rispetto a prima. La parte
mancante, circa lo 0,1 %, si è trasformata in energia.
La fissione nucleare produce però delle scorie altamente radioattive che impiegano milioni di anni
per smaltire tutta la loro radioattività. Esse vengono sottoposte a particolari trattamenti e deposte in
luoghi appositi per raccoglierle, anche se tuttora non si è ancora trovato un modo sicuro per
smaltirle.
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LA CENTRALE NUCLEARE
Una centrale elettronucleare è una centrale elettrica che, mediante il calore generato da una
fissione nucleare, produce vapore con lo scopo di far girare un alternatore e produrre quindi
energia elettrica.
Le origini delle centrali nucleari risalgono a quando Enrico Fermi, nel 1934, ottenne per la prima
volta la fissione
nucleare mediante
un esperimento.
Tuttavia egli non
sapeva esattamente
che cosa fosse
successo e la
spiegazione corretta
del fenomeno venne
data solamente nel
1938 dai fisici
tedeschi Otto Hahn e Fritz Strassman. Essi compresero che un neutrone era in grado di dividere
un nucleo e, in seguito, che il nucleo rilasciava a sua volta altri neutroni, così da poter generare
una reazione a catena in grado di autoalimentarsi.
Dopo la seconda guerra mondiale il timore che queste conoscenze potessero venire utilizzate a
scopo bellico costrinse i governi a tenere sotto stretto controllo lo sviluppo di questo settore.
L’elettricità venne prodotta a scopi civili mediante un reattore nucleare per la prima volta nel 1951 e
produceva circa 100 KW.
La prima centrale nucleare commerciale al mondo fu quella di Calder Hall in Inghilterra, con una
potenza di circa 50 MW.
La tecnologia nucleare venne ampliamente sviluppata anche dalla marina americana,
principalmente per la propulsione di sottomarini e portaerei.
La potenza complessiva delle centrali nucleari aumentò molto velocemente dal 1960 agli anni 80,
mentre dal 1980 in poi rallentò parecchio.
Durante gli anni settanta e ottanta il calare dei prezzi dei combustibili rese gli impianti nucleari in
costruzione meno attraenti in senso economico, ma la crisi del petrolio avvenuta nel 1973 portò
molte fra le grandi potenze ad investire sul nucleare.
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In seguito ad incidenti quali quello di Three Mile Island e Chernobyl, l’opinione pubblica cambiò
rapidamente, tanto che tuttora alcuni paesi hanno abbandonato il nucleare affidandosi ad altre fonti
di energia.
In una centrale nucleare il calore prodotto dalla fissione dell’uranio viene utilizzato per produrre
vapore che, portato alla turbina, la fa girare con la forza necessaria per far funzionare un
alternatore e quindi produrre energia elettrica. Il vapore viene poi incanalato nel condensatore, una
vasca raffreddata dal passaggio di acqua di temperatura minore. L’acqua condensata viene
raccolta e nuovamente portata nel reattore, così da creare un ciclo continuo e senza interruzioni.
Il reattore della centrale dispone anche di alcune barre metalliche il cui compito è di assorbire
eventuali neutroni in eccesso. Esse vengono inserite nel nocciolo e sono in grado di tenere sotto
controllo la reazione a catena,
eventualmente arrestandola. Questa
funzione è molto importante perché evita
che la reazione diventi incontrollabile
portando alla fusione del nocciolo, con
conseguente cedimento del reattore a
causa delle elevate temperature.
La potenza degli impianti nucleari varia da
un minimo di 40 MW ad oltre 1000 MW, un
livello raggiunto solamente dalle centrali
termoelettriche.
La vita operativa di una centrale nucleare si aggira intorno ai 25-30 anni, ma le più moderne
possono durare fino a 60 anni grazie alla sostituzione periodica di alcuni componenti. Al termine di
questo periodo il terreno va bonificato e le scorie adeguatamente smaltite.
I reattori nucleari, in base alle tecnologie che utilizzano, si possono dividere in due fasce: quella
dei reattori “vecchi” e quelli di nuova generazione.
I reattori di vecchia generazione si basano sulla produzione di calore da parte del nocciolo, che
produce vapore in grado di far girare una turbina e quindi di produrre elettricità. Per ottenere la
fissione viene utilizzato l’uranio arricchito, in grado di generare temperature che oscillano intorno ai
330°. La radioattività delle scorie può durare migliaia di anni.
I reattori di nuova generazione sono molto più sicuri dei precedenti e in caso di incidente le
conseguenze sono minimizzate da apparecchi di sicurezza automatizzati. I reattori utilizzati sono
principalmente di due tipi:
Il reattore a spettro veloce: al suo interno il nocciolo è immerso nel sodio liquido,
capace di evitare la dispersione di calore in caso di incidente. Il combustibile è lo stesso
dei reattori tradizionali. Le temperature oscillano attorno ai 500°. Il problema delle
scorie non viene però risolto.
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Il reattore a letto di sfere: il suo nocciolo è composto da grafite per garantire una
resistenza fino a 1600°. Questo reattore non risolve il problema delle scorie, ma ha il
vantaggio di non produrre plutonio, materia prima per produrre armi atomiche. Il
reattore utilizza come combustibile l’ossido di uranio con aggiunti alcuni elementi di
grafite. BIBLIOGRAFIA
LA FISSIONE NUCLEARE
Wikipedia: “La fissione nucleare”.
www.ecoage.it: “La fissione nucleare”.
Giampietro Paci: “130 schede di tecnologia”.
LA CENTRALE NUCLEARE
Wikipedia: “La centrale nucleare”.
www.ecoage.it: “Le centrali a fissione nucleare”.
Giampietro Paci: “130 schede di tecnologia”.
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LO SMALTIMENTO DELLE SCORIE
Lo smaltimento delle scorie radioattive è sicuramente uno dei problemi più grandi che ci si trova ad
affrontare facendo affidamento sul nucleare.
Per scoria radioattiva si intende il combustibile esaurito (di alta pericolosità) dopo l’utilizzo in un
reattore nucleare o, più genericamente, gli oggetti contaminati che sono andati a contatto con quel
combustibile (di pericolosità minore). Qualsiasi centrale nucleare produce scorie radioattive. Una
parte di esse viene scaricata nell’ambiente perché considerata non pericolosa, mentre gli oggetti
entrati in contatto diretto con l’uranio devono essere trattati con molta attenzione dal momento in
cui la centrale esaurisce il suo ciclo vitale e viene demolita.
Le scorie nucleari si dividono principalmente in tre fasce:
Alta radioattività (scorie di terzo grado): sono in particolare le ceneri e i materiali derivati
dalla combustione dell’uranio. Sono le più pericolose poiché l’alto grado di radioattività
può richiedere migliaia di anni per essere smaltito.
Media radioattività (scorie di secondo grado)
Bassa radioattività (scorie di primo grado): sono generalmente deposti nei pressi della
centrale o in centri di stoccaggio in superficie.
I principali centri di stoccaggio europei sono:
Le Hague (Francia)
Sellafield (Gran Bretagna)
Oskarshamn (Svezia)
Olkiluoto (Finlandia)
Non conoscendo con precisione le conseguenze dello stoccaggio radioattivo nel tempo, si fa in
modo da rendere possibile il trasferimento delle scorie nel caso fosse necessario.
Grazie ad alcune nuove tecnologie è tuttavia possibile riutilizzare le scorie radioattive utilizzandole
come combustibile rigenerato. Questo procedimento risulta particolarmente conveniente per i
paesi che fanno molto affidamento sul nucleare, come la Francia.
Le soluzioni che si prospettano al momento possibili sono tre:
Il confinamento a grandi profondità: viene spesso presentata come l’unica soluzione
concreta al problema delle scorie, ma in realtà solleva molte altre questioni. Ad
esempio, com’è possibile garantire che i contenitori delle scorie resisteranno ai
movimenti della crosta terrestre e non riverseranno nell’ambiente il loro contenuto?
La costruzione di gallerie superficiali: un’altra soluzione può essere quella di costruire in
superficie delle gallerie in cui lasciare le scorie al massimo per 300 anni, come un
deposito temporaneo. In realtà questa non è una vera e propria soluzione, ma un
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metodo per rinviare il problema in un tempo più lontano nel quale probabilmente la