Concetti Chiave
- Il Giorno della Memoria, celebrato il 27 gennaio in Italia, commemora le vittime dei campi di concentramento nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale.
- I nazisti, guidati da un'ideologia di falsa superiorità razziale, perseguitarono e sterminarono milioni di persone, sottolineando una delle pagine più tragiche della storia umana.
- Hannah Arendt, nel suo libro, esplora come molti nazisti, incluso Eichmann, fossero convinti di agire correttamente, nonostante i crimini atroci commessi.
- Primo Levi enfatizza l'importanza del ricordo per prevenire il ripetersi di simili atrocità, esortando le persone a riflettere sulla disumanizzazione vissuta nei campi di concentramento.
- La storia ci insegna che considerare lo straniero come un nemico può portare a tragiche conseguenze, e la memoria storica è essenziale per evitare future tirannie.
Indice
Il giorno della memoria
Da molti anni, in Italia, ogni 27 gennaio, si celebra il giorno della memoria. In tale ricorrenza, si commemorano le numerose vittime ebree (ma non solo) dei campi di concentramento. È questa, a mio avviso, una delle pagine più tristi della storia che l’uomo abbia mai potuto scrivere. Durante la Seconda Guerra Mondiale, i nazisti, in nome di una non dimostrata superiorità di razza, costruirono campi di concentramento per eliminare la razza impura, quella ebrea. Numerose, purtroppo, furono le vittime.
La teoria della superiorità razziale
La superiorità di razza non trovava allora, e non trova neanche oggi, una spiegazione scientifica. Eppure essa era validamente teorizzata, coma appare dalle pagine scritte dal fautore di questa grande tragedia umana. Hitler, infatti, ne La mia battaglia, non crede nell’uguaglianza delle razze, ma afferma che esse «sono diverse e quindi hanno un valore maggiore o minore». Secondo tale pensiero, la Volontà che domina l’Universo vuole che il più forte abbia la meglio sul più debole. Ecco che lo Stato viene visto come «un mezzo per raggiungere un fine, il fine della conservazione dell’esistenza razzista degli uomini».
Le conseguenze del nazismo
Questa errata concezione portò a drammatiche conseguenze: numerose persone persero improvvisamente casa, lavoro e famiglia; furono deportate in massa verso i campi di concentramento, dove trovarono la morte oppure lavorarono come animali. La loro vita dipendeva da un cenno di testa del comandante nazista: bastava un niente, e queste persone venivano fucilate, mandate nelle camere a gas o arse vive nei forni crematoi.
La banalità del male
Ci si chiede se coloro che compirono questi orrori si rendessero conto di ciò che stavano facendo. Infatti, la maggior parte dei capi nazisti che fu processata all’indomani della fine della guerra non sembrò aver preso coscienza di quegli atti scellerati. Un esempio è riportato da Hannah Arendt ne La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme. In occasione del processo di Gerusalemme, il comandante Eichmann era pienamente convinto di aver agito bene (infatti non aveva fatto altro che svolgere al meglio il proprio lavoro) e affermava di aver compiuto quelle stragi perché nessuna voce dall’esterno gli diceva che erano sbagliate. Il fatto è che molte persone che aderirono al nazismo, nella loro interiorità, erano contrarie al regime, ma non potevano opporsi palesemente ad esso, se si pensa al terrorismo creato proprio dal nazismo. Infatti bisognava «mostrarsi ancor più nazista dei nazisti comuni». L’unico modo per sottrarsi a questo scempio, pur continuando a vivere in Germania, era allontanarsi dalla vita politica.
L'importanza del ricordo
Cosa fare, dunque, affinché questi terribili atti non si ripetano più? Bisogna ricordare. È l’invito che il poeta Primo Levi (anche lui fu rinchiuso nei campi di concentramento, ma riuscì a salvarsi) fa agli uomini. Nella poesia Se questo è un uomo, si rivolge a chi vive in una tiepida casa e a chi trova il piatto pronto a tavola quando rincasa la sera, esortandolo a chiedersi se si possono considerare uomini coloro che lavorano nel fango per un misero pezzo di pane e che muoiono per un sì o per un no, oppure donne quelle che sono rimaste senza capelli e senza nome e che non hanno nemmeno più la forza di ricordare. Il poeta invita con forza al ricordo: se esso non ci sarà, gli uomini saranno senza casa, verranno colpiti da tremende malattie e non saranno più guardati in faccia dai loro figli. Ricordare, però, non è sempre facile. Chi ha vissuto sulla propria pelle lo scempio delle atrocità naziste ha avuto enormi problemi nel continuare a vivere e ha preferito cancellare, anche se con fatica, quanto visto coi propri occhi. Quindi, come afferma Bauman in Modernità e olocausto, «il nostro compito odierno è quello di distruggere la capacità della tirannide di continuare a tenere in catene vittime e testimoni molto dopo che la prigione è stata smantellata».
La lezione della storia
Come sostiene Primo Levi, anche oggi lo straniero può essere considerato nemico. È una concezione nascosta che non sta alla base di nessun pensiero, ma che può portare a drammatiche conseguenze come, appunto, i campi di concentramento. Ecco dunque che la storia diventa nostra maestra di vita: l’uomo è portato a ricordare quanto successo per far in modo che tali drammatici eventi non si verifichino più.
Domande da interrogazione
- Qual è l'importanza del Giorno della Memoria in Italia?
- Qual era la concezione di razza secondo i nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale?
- Come si giustificavano i capi nazisti per le atrocità commesse?
- Qual è il messaggio di Primo Levi riguardo al ricordo delle atrocità naziste?
- Qual è il compito odierno secondo Bauman per prevenire future tirannie?
Il Giorno della Memoria, celebrato il 27 gennaio, è fondamentale per commemorare le vittime dei campi di concentramento e per ricordare una delle pagine più tristi della storia umana, al fine di evitare che simili atrocità si ripetano.
I nazisti credevano in una presunta superiorità di razza, senza alcuna base scientifica, e vedevano lo Stato come un mezzo per preservare l'esistenza razzista, portando a drammatiche conseguenze come la deportazione e l'uccisione di milioni di persone.
Molti capi nazisti, come Eichmann, non sembravano consapevoli degli atti scellerati compiuti, giustificandosi con l'idea di aver semplicemente svolto il proprio lavoro e di non aver ricevuto alcuna indicazione esterna che li considerasse sbagliati.
Primo Levi esorta al ricordo delle atrocità naziste per evitare che si ripetano, sottolineando che dimenticare potrebbe portare a conseguenze drammatiche per l'umanità, come la perdita di casa e identità.
Secondo Bauman, il compito odierno è distruggere la capacità della tirannide di continuare a influenzare vittime e testimoni, anche dopo che la prigione è stata smantellata, per evitare che simili tragedie si ripetano.