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Sintesi

Le rivoluzioni nazionali e il Risorgimento italiano


Dopo il congresso di Vienna nella penisola italiana, che era divisa in tanti Stati ed era controllata dagli austriaci, ebbe inizio un periodo chiamato Risorgimento. Questo processo portò all'indipendenza e all'unità del nostro Paese.

Si diffondono le società segrete


Negli anni seguenti al 1815 si diffusero in Italia e in Europa le società segrete delle organizzazioni che svolgevano attività politica o diffondevano idee in contrasto con quelli dell'autorità in modo nascosto. Fra le società segrete la più diffuse in Italia fu la Carboneria. Presente in molte zone italiane era organizzata in gruppi diversi spesso privi di collegamento fra una città e l’altra. La Carboneria voleva l'indipendenza italiana, alcuni chiedevano una costituzione liberale, altri la Repubblica e altri ancora una federazione. I carbonari erano chiamati così perché veniva utilizzato un gergo (una parlata) che si ispirava a quella dei carbonai, composta soprattutto da borghesi di orientamento liberale ma vi aderivano anche soldati e ufficiali che avevano combattuto con Napoleone, vi appartenevano anche studenti universitari spinti da profondi ideali di cambiamento. Dalla Spagna iniziarono le prime ribellioni contro le monarchie assolute; nel gennaio 1820 alcuni ufficiali insorsero con le loro truppe chiedendo il ripristino della Costituzione e fu creato un governo provvisorio liberale. La notizia degli avvenimenti spagnoli arrivò prima a Napoli dove molti ufficiali dell'esercito erano legati alla Carboneria e poi a Palermo dove scoppiò un'insurrezione che cacciò le truppe borboniche e proclamò l'indipendenza della Sicilia. La rivolta di Palermo però non fu una ribellione di liberali di borghesi come quella napoletana fu sostenuta dai nobili appoggiati dai popolani e mirò essenzialmente alla separazione da Napoli. I popolani di Palermo si difesero ma dopo tre giorni di combattimento per le strade dovettero cedere. A Napoli, nel frattempo, scese un forte esercito austriaco, sconfisse le truppe napoletane, abolì la Costituzione, imprigionò i capi liberali e fece fucilare gli ufficiali rivoltosi.

I moti del 1821 arrivano in Piemonte: il movimento liberale piemontese chiedeva una monarchia costituzionale e molti speravano che i Savoia schierassero a fianco del movimento nazionale il loro esercito regolare, L'unico in grado di opporsi agli Austriaci. Nel 1821 alcuni reggimenti si ribellarono e marciarono su Torino chiedendo la costituzione e la guerra contro l'Austria, Carlo Alberto, nipote di Vittorio Emanuele I concesse la Costituzione, a condizione che il nuovo re l'approvasse e in seguito temendo un intervento austriaco si unì alle truppe rimaste fedeli ai Savoia per reprimere la ribellione. Con i primi moti liberali incominciò a diffondersi il sentimento nazionale, ossia la consapevolezza per l'indipendenza come scopo per il quale valeva la pena di combattere. Anche la Francia si trova coinvolta nelle grandi sollevazioni liberali e popolari; nel luglio 1830 i parigini si ribellarono e si impadronirono della capitale e pretesero il rispetto della Costituzione. Il nuovo re di Francia, Luigi Filippo duca d’ Orleans fu scelto e appoggiato dalla volontà popolare. Egli proclamò il principio di non intervento e dichiarò che la Francia si sarebbe opposta all'intervento di qualsiasi potenza negli affari interni dello stato. Tale affermazione che contraddiceva il principio della Santa alleanza fu accolta con grande speranza nei diversi paesi europei ma suscitò la contrarietà di Austria, Russia e Prussia. La Francia cercò allora l'alleanza con l'Inghilterra e due paesi riconobbero l'indipendenza del Belgio; il dominio della Santa alleanza era così definitivamente infranto. Camillo Benso conte di Cavour si rese conto che per riunificare l'Italia bisognava sconfiggere l'Austria; ma gli ideali non bastavano, occorrevano un forte esercito e soprattutto l'appoggio di altri governi europei. Tra gli altri liberali piemontesi si ricordano Cesare Balbo, Massimo d'Azeglio che sostenevano una monarchia costituzionale parlamentare simile al modello inglese. Molti liberali, come Cavour, si distinsero nel sostenere una politica di miglioramenti agricoli, innovazioni tecniche, sviluppo economico e favorirono perciò la costruzione delle prime reti ferroviarie e dei primi battelli a vapore e l'introduzione dell'illuminazione a gas nelle cittàVincenzo Gioberti al contrario propose di creare una confederazione dei vari stati italiani sotto la presidenza del Papa.

L’idea di Gioberti si dimostrò irrealizzabile tuttavia il movimento neo guelfo ebbe il merito di avvicinare all'ideale dell'indipendenza italiana molti cattolici. Altro importante protagonista fu Giuseppe Mazzini, egli era profondamente convinto che l'Italia dovesse essere indipendente, unita e repubblicana. Fu il primo a sostenere con forza l'idea che l'unità politica e l'indipendenza della penisola italiana dovessero essere una conquista di tutto il popolo. Mazzini fondò una nuova società segreta, la Giovine Italia, alle quale aderirono con entusiasmo molti studenti e intellettuali. Secondo Mazzini, la vita del popolo poteva migliorare grazie a un vasto programma di educazione popolare e di riforme sociali. Tra il 1833 e il 1834 la Giovine Italia progettò e realizzò azioni insurrezionali: esse fallirono tutte per la scarsa diffusione degli ideali mazziniani presso le masse popolari che non si sentivano rappresentate dal progetto politico di Mazzini. Altri intellettuali quali Giuseppe Ferrari e Carlo Cattaneo erano contrari alla monarchia dei Savoia e secondo loro l'Italia doveva essere una Repubblica costituita da un insieme di Stati federati, come la Svizzera e gli Stati Uniti d’America. Le teorie più progressiste come quelle di Mazzini o le proposte di Gioberti ebbero scarso seguito tra le masse; solo più avanti l'entusiasmo fu suscitato dalle imprese di Garibaldi. Infatti l'iniziativa partì da ristretti gruppi di borghesi e di nobili, inizialmente il popolo fu escluso o rimase indifferente poi specie nelle città, porzioni sempre più ampie della popolazione parteciparono ai moti e alle sollevazioni. Solo i contadini rimasero sempre estranei a tutto ciò.

Il 1848 in Europa e l'unità d'Italia


Nel 1848 il vento della libertà e dell'indipendenza nazionale tornò a soffiare molto forte sia in Italia che in Europa. Il 1848 fu l'anno decisivo che spazzò via la fase della restaurazione e segnò un nuovo periodo storico: un periodo guidato dalla borghesia liberale e segnato dalla crescente partecipazione del popolo alla vita politica. Nel 1848 vi fu in Francia una pesante crisi economica che colpì l'agricoltura e il commercio provocando miseria, disoccupazione e un disagio profondo tra la popolazione. La monarchia di Luigi Filippo si dimostrava incapace di affrontare questa crisi e aumentava il malcontento. Scoppiò una grande sollevazione popolare il 22 febbraio del 1848 e dopo tre giorni di barricate il re Luigi Filippo dovette abdicare. Fu proclamata la Repubblica e a tutti i francesi venne riconosciuta la libertà di stampa di associazione; fu concesso il suffragio universale maschile e si fissò in 10 ore la durata massima della giornata lavorativa. Fu eletto il nuovo presidente della Repubblica francese, Luigi Napoleone, nipote dell'ex imperatore, egli venne appoggiato anche da molti democratici anche se il suo governo avrebbe favorito soprattutto la borghesia e non le classi popolari. Dalla Francia le ribellioni si diffusero in Europa e coinvolsero Berlino, Vienna, Praga. Anche l'Italia fu investita dal vento della rivoluzione: a Roma il nuovo pontefice Pio IX autorizza una certa libertà di stampa e ordina la liberazione di numerosi prigionieri politici; in Toscana, Leopoldo II realizzò alcune riforme, nel regno di Sardegna il re Carlo Alberto era vicino alle idee del liberalismo e ostile all'Austria, a Palermo la popolazione cacciò le truppe borboniche e a Napoli il re Ferdinando II fu costretto a concedere la Costituzione. Anche a Milano i cittadini scesero in piazza chiedendo la libertà di stampa, la costituzione di una guardia civica e la formazione di un nuovo governo (Le Cinque giornate di Milano); infine gli austriaci furono cacciati da Milano e si ritirarono nel cosiddetto “quadrilatero”, cioè le quattro fortezze di Verona, Peschiera, Legnano, Mantova situate in posizione strategica tra Lombardia e Veneto.

A Milano si formò un governo provvisorio e lo stesso venne a Parma e a Modena. Anche Carlo Alberto, re di Sardegna dichiarò guerra all’Austria. Migliaia di volontari provenienti da tutta Italia giunsero a ingrossare le file sabaude e così Carlo Alberto riuscì a battere gli austriaci a Goito, i governi provvisori di Milano, Venezia, Modena e Parma proclamarono l’annessione ( unione) al regno di Sardegna. Carlo Alberto fu tradito dai sovrani che decisero di ritirare le proprie truppe; e così fece il Papa temendo che la cattolica Austria si volgesse contro la chiesa di Roma. L'Austria passò al contrattacco il 23-25 luglio 1848 dove gli austriaci sconfissero a Custoza Carlo Alberto il quale fu costretto a firmare un armistizio (sospensione delle ostilità). Nel 1849 Carlo Alberto riprese la guerra contro l'Austria ma fu battuto a Novara, e decise di rinunciare al trono in favore del figlio Vittorio Emanuele II. Vittorio Emanuele II riuscì a fermare un onorevole trattato di pace con gli austriaci e nel suo regno mantenne le garanzie liberali previste dallo Statuto Albertino. Per realizzare l’indipendenza nazionale il grande protagonista del processo politico che portò all'unificazione italiana fu Camillo Benso conte di Cavour: egli perseguì con tenacia il programma politico che puntava all'unità italiana e all'indipendenza nazionale sotto la monarchia liberale e costituzionale di Vittorio Emanuele II. Cavour inoltre sosteneva che Stato e Chiesa sono due istituzioni distinte che devono rimanere separate: la chiesa deve occuparsi della religione e lo Stato deve governare senza occuparsi di questioni religiose e garantire a chiunque la libertà di professare la propria fede. Dopo aver fondato il giornale "il Risorgimento” nel 1852 venne nominato dal re Vittorio Manuele II presidente del Consiglio dei Ministri e delle Finanze e poté allora lavorare al suo progetto politico per l'indipendenza italiana.

L'occasione propizia fu la guerra di Crimea: nel 1854 la Russia aveva dichiarato guerra all'impero ottomano per impadronirsi delle regioni affacciate sul Mar Nero. Francia e Inghilterra preoccupate dall'espansione dell'impero russo avevano dato sostegno militare all'impero ottomano creandouna grande alleanza. Cavour decise che era opportuno partecipare alla guerra e nella conferenza per la pace, riunite a Parigi nel 1856, Cavour poté esporre con pacatezza la questione dell'indipendenza italiana. Garibaldi accolse e sostenne l'idea di Cavour, egli era molto amato dal popolo e benvisto dei democratici repubblicani: la sua adesione al progetto politico sabaudo portò con sé molti nuovi consensi. Dopo lunghe trattative fra Cavour e Napoleone III, imperatore dei francesi, viene firmato nel 1858 un accordo segreto a Plombieres; con esso, Cavour ottenne l'impegno di un intervento militare francese in caso di aggressione austriaca; a Napoleone III promise la cessazione alla Francia di Nizza e della Savoia. Nei primi mesi del 1859 la Francia sarebbe intervenuta per difendere il regno di Sardegna da un attacco dell'Austria, accanto a soldati regolari vennero affiancati migliaia di volontari giunti da tutta Italia tra questi c'era anche il corpo scelto dei cacciatori delle Alpi, il comando del quale fu affidato a Garibaldi. Il governo austriaco cade nella trappola. Nell'aprile inviò un ultimatum (una condizione che deve essere garantita entro una certa data) a Torino. Scoppiava la seconda guerra di indipendenza. Ci furono diverse battaglie dove i francesi vennero sconfitti ( Magenta, Solferino). Si formarono così nuovi governi provvisori che chiesero l'annessione al regno di Sardegna. L'11 luglio 1859 Napoleone III firmò a Villafranca presso Verona, un armistizio con l'imperatore austriaco Francesco Giuseppe senza consultare gli alleati sabaude. I due imperatori concordarono che la Lombardia venisse ceduta al regno di Sardegna ma che l'intero Veneto rimanesse sotto il governo austriaco.

Vittorio Emanuele II accettò l'accordo; Cavour per protestare contro quello che riteneva un tradimento, diede le dimissioni da capo del governo. Presto però Cavour fu richiamato a guidare il governo e riprese a trattare con Napoleone III; le annessioni furono affidate alla libera volontà delle popolazioni attraverso appositi plebisciti ( consultazione diretta del popolo): ciascun popolo con il voto, deve decidere autonomamente il proprio destino e il 12 marzo 1860 l'Italia centrale approvò a maggioranza dei votanti l'annessione al regno di Sardegna. Nell'aprile 1860 si inaugurava a Torino il nuovo parlamento.Francesco Crispi convinse Garibaldi a organizzare una spedizione militare in Sicilia. Nella notte fra il 5 e 6 maggio 1860 sotto il comando di Garibaldi 1070 volontari (1000) si imbarcarono presso lo scoglio di Quarto, vicino a Genova e pochi giorni dopo sbarcarono in Sicilia, nel porto di Marsala. A Salemi (nei pressi di Trapani) Garibaldi emanò un proclama (un discorso solenne) alla popolazione siciliana: la invitava alla rivolta e assumeva il comando in nome di Vittorio Emanuele II. Garibaldi sconfisse le truppe borboniche a Calatafimi e qualche settimana più tardi occupò Palermo. Nel settembre del 1860 Garibaldi dalla Sicilia arrivo a Napoli accolto trionfalmente dalla popolazione, mentre Francesco II si rifugiava nella fortezza di Gaeta. A questo punto Cavour decise di intervenire per riprendere il controllo della situazione temeva che Garibaldi potesse proclamare nel mezzogiorno una Repubblica e voleva evitare che Garibaldi attaccasse Roma provocando un intervento dei francesi a protezione del Papa. Nel frattempo però i garibaldini avevano sconfitto definitivamente le truppe borboniche sul fiume Volturno e il 26 ottobre 1860 Garibaldi e Vittorio Emanuele II alla testa dei rispettivi eserciti si incontrarono a Teano (presso Caserta).

Qui Garibaldi salutò il sovrano come re d’Italia affidandogli i territori liberati e in ottobre la Sicilia e l'Italia meridionale, con un plebiscito, votarono l'annessione al regno di Sardegna. Mancavano solo Roma e il Veneto per completare l’unità. Il primo atto del nuovo parlamento italiano (17 marzo 1861) fu la proclamazione del regno d'Italia con capitale a Torino. Vittorio Emanuele II assunse per sé e i suoi discendenti il titolo di “re d'Italia per grazia di Dio e volontà della nazione”. Il 6 giugno 1861 moriva a Torino Cavour.
Estratto del documento

UNITA’ 19:LE RIVOLUZIONI NAZIONALI E IL RISORGIMENTO ITALIANO

Dopo il congresso di Vienna nella penisola italiana, che era divisa in tanti Stati ed era controllata

dagli austriaci, ebbe inizio un periodo chiamato Risorgimento.

Questo processo portò all'indipendenza e all'unità del nostro paese.

SI DIFFONDONO LE SOCIETÀ SEGRETE

Negli anni seguenti al 1815 si di usero in Italia e in Europa le società segrete delle organizzazioni

che svolgevano attività politica o di ondevano idee in contrasto con quelli dell'autorità in modo

nascosto. Carboneria.

Fra le società segrete la più di use in Italia fu la Presente in molte zone italiane era

organizzata in gruppi diversi spesso privi di collegamento fra una città e l’altra.

italiana,

La Carboneria voleva l'indipendenza alcuni chiedevano una costituzione liberale, altri la

Repubblica e altri ancora una federazione.

I carbonari erano chiamati così perché veniva utilizzato un gergo (una parlata) che si ispirava a

quella dei carbonai, composta soprattutto da borghesi di orientamento liberale ma vi aderivano

anche soldati e u ciali che avevano combattuto con Napoleone, vi appartenevano anche studenti

universitari spinti da profondi ideali di cambiamento.

Dalla Spagna iniziarono le prime ribellioni contro le monarchie assolute; nel gennaio 1820 alcuni

u ciali insorsero con le loro truppe chiedendo il ripristino della Costituzione e fu creato un

governo provvisorio liberale. La notizia degli avvenimenti spagnoli arrivò prima a Napoli dove molti

u ciali dell'esercito erano legati alla Carboneria e poi a Palermo dove scoppiò un'insurrezione

che cacciò le truppe borboniche e proclamò l'indipendenza della Sicilia.

La rivolta di Palermo però non fu una ribellione di liberali di borghesi come quella napoletana fu

sostenuta dai nobili appoggiati dai popolani e mirò essenzialmente alla separazione da Napoli.

I popolani di Palermo si difesero ma dopo tre giorni di combattimento per le strade dovettero

cedere. A Napoli, nel frattempo, scese un forte esercito austriaco, scon sse le truppe

napoletane, abolì la Costituzione, imprigionò i capi liberali e fece fucilare gli u ciali rivoltosi.

I moti del 1821 arrivano in Piemonte: il movimento liberale piemontese chiedeva una monarchia

costituzionale e molti speravano che i Savoia schierassero a anco del movimento nazionale il

loro esercito regolare, L'unico in grado di opporsi agli Austriaci.

Nel 1821 alcuni reggimenti si ribellarono e marciarono su Torino chiedendo la costituzione e la

guerra contro l'Austria, Carlo Alberto, nipote di Vittorio Emanuele I concesse la Costituzione, a

condizione che il nuovo re l'approvasse e in seguito temendo un intervento austriaco si unì alle

truppe rimaste fedeli ai Savoia per reprimere la ribellione.

Con i primi moti liberali incominciò a di ondersi il sentimento nazionale, ossia la consapevolezza

per l'indipendenza come scopo per il quale valeva la pena di combattere.

Anche la Francia si trova coinvolta nelle grandi sollevazioni liberali e popolari; nel luglio 1830 i

parigini si ribellarono e si impadronirono della capitale e pretesero il rispetto della Costituzione. Il

nuovo re di Francia, Luigi Filippo duca d’ Orleans fu scelto e appoggiato dalla volontà popolare.

Egli proclamò il principio di non intervento e dichiarò che la Francia si sarebbe opposta

all'intervento di qualsiasi potenza negli a ari interni dello stato. Tale a ermazione che

contraddiceva il principio della Santa alleanza fu accolta con grande speranza nei diversi paesi

europei ma suscitò la contrarietà di Austria, Russia e Prussia. La Francia cercò allora l'alleanza

con l'Inghilterra e due paesi riconobbero l'indipendenza del Belgio; il dominio della Santa alleanza

era così de nitivamente infranto.

Camillo Benso conte di Cavour si rese conto che per riuni care l'Italia bisognava scon ggere

l'Austria; ma gli ideali non bastavano, occorrevano un forte esercito e soprattutto l'appoggio di

altri governi europei.

Tra gli altri liberali piemontesi si ricordano Cesare Balbo, Massimo d'Azeglio che sostenevano una

monarchia costituzionale parlamentare simile al modello inglese. Molti liberali, come Cavour, si

distinsero nel sostenere una politica di miglioramenti agricoli, innovazioni tecniche, sviluppo

economico e favorirono perciò la costruzione delle prime reti ferroviarie e dei primi battelli a

vapore e l'introduzione dell'illuminazione a gas nelle città.

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Vincenzo Gioberti al contrario propose di creare una confederazione dei vari stati italiani sotto la

presidenza del Papa. L’ idea di Gioberti si dimostrò irrealizzabile tuttavia il movimento neo guelfo

ebbe il merito di avvicinare all'ideale dell'indipendenza italiana molti cattolici.

Altro importante protagonista fu Giuseppe Mazzini, egli era profondamente convinto che l'Italia

dovesse essere indipendente, unita e repubblicana. Fu il primo a sostenere con forza l'idea che

l'unità politica e l'indipendenza della penisola italiana dovessero essere una conquista di tutto il

popolo. Mazzini fondò una nuova società segreta, la Giovine Italia, alle quale aderirono con

entusiasmo molti studenti e intellettuali. Secondo Mazzini, la vita del popolo poteva migliorare

grazie a un vasto programma di educazione popolare e di riforme sociali. Tra il 1833 e il 1834 la

Giovine Italia progettò e realizzò azioni insurrezionali: esse fallirono tutte per la scarsa di usione

degli ideali mazziniani presso le masse popolari che non si sentivano rappresentate dal progetto

politico di Mazzini.

Altri intellettuali quali Giuseppe Ferrari e Carlo Cattaneo erano contrari alla monarchia dei Savoia e

secondo loro l'Italia doveva essere una Repubblica costituita da un insieme di Stati federati, come

la Svizzera e gli Stati Uniti d’America.

Le teorie più progressiste come quelle di Mazzini o le proposte di Gioberti ebbero scarso seguito

tra le masse; solo più avanti l'entusiasmo fu suscitato dalle imprese di Garibaldi. Infatti l'iniziativa

partì da ristretti gruppi di borghesi e di nobili, inizialmente il popolo fu escluso o rimase

indi erente poi specie nelle città, porzioni sempre più ampie della popolazione parteciparono ai

moti e alle sollevazioni. Solo i contadini rimasero sempre estranei a tutto ciò

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UNITÀ 20: IL 48 IN EUROPA E L'UNITÀ D’ITALIA.

Nel 1848 il vento della libertà e dell'indipendenza nazionale tornò a so are molto forte sia in Italia

che in Europa. Il 1848 fu l'anno decisivo che spazzò via la fase della restaurazione e segnò un

nuovo periodo storico: un periodo guidato dalla borghesia liberale e segnato dalla crescente

partecipazione del popolo alla vita politica.

Nel 1848 vi fu in Francia una pesante crisi economica che colpì l'agricoltura e il commercio

provocando miseria, disoccupazione e un disagio profondo tra la popolazione. La monarchia di

Luigi Filippo si dimostrava incapace di a rontare questa crisi e aumentava il malcontento.

Scoppiò una grande sollevazione popolare il 22 febbraio del 1848 e dopo tre giorni di barricate il

re Luigi Filippo dovette abdicare. Fu proclamata la Repubblica e a tutti i francesi venne

riconosciuta la libertà di stampa di associazione; fu concesso il su ragio universale maschile e si

ssò in 10 ore la durata massima della giornata lavorativa. Fu eletto il nuovo presidente della

Repubblica francese, Luigi Napoleone, nipote dell'ex imperatore, egli venne appoggiato anche da

molti democratici anche se il suo governo avrebbe favorito soprattutto la borghesia e non le classi

popolari.

Dalla Francia le ribellioni si di usero in Europa e coinvolsero Berlino, Vienna, Praga.

Anche l'Italia fu investita dal vento della rivoluzione: a Roma il nuovo ponte ce Pio IX autorizza

una certa libertà di stampa e ordina la liberazione di numerosi prigionieri politici; in Toscana,

Leopoldo II realizzò alcune riforme, nel regno di Sardegna il re Carlo Alberto era vicino alle idee

del liberalismo e ostile all'Austria, a Palermo la popolazione cacciò le truppe borboniche e a

Napoli il re Ferdinando II fu costretto a concedere la Costituzione.

Anche a Milano i cittadini scesero in piazza chiedendo la libertà di stampa, la costituzione di una

Le Cinque giornate di Milano

guardia civica e la formazione di un nuovo governo ( ); in ne gli

austriaci furono cacciati da Milano e si ritirarono nel cosiddetto “quadrilatero”, cioè le quattro

fortezze di Verona, Peschiera, Legnano, Mantova situate in posizione strategica tra Lombardia e

Veneto. A Milano si formò un governo provvisorio e lo stesso venne a Parma e a Modena.

Anche Carlo Alberto, re di Sardegna dichiarò guerra all’Austria. Migliaia di volontari provenienti da

tutta Italia giunsero a ingrossare le le sabaude e così Carlo Alberto riuscì a battere gli austriaci a

Goito, i governi provvisori di Milano, Venezia, Modena e Parma proclamarono l’annessione

( unione) al regno di Sardegna. Carlo Alberto fu tradito dai sovrani che decisero di ritirare le

proprie truppe; e così fece il Papa temendo che la cattolica Austria si volgesse contro la chiesa di

Roma.

L'Austria passò al contrattacco il 23-25 luglio 1848 dove gli austriaci scon ssero a Custoza Carlo

armistizio

Alberto il quale fu costretto a rmare un (sospensione delle ostilità).

Nel 1849 Carlo Alberto riprese la guerra contro l'Austria ma fu battuto a Novara, e decise di

rinunciare al trono in favore del glio Vittorio Emanuele II.

trattato di pace

Vittorio Emanuele II riuscì a fermare un onorevole con gli austriaci e nel suo

garanzie liberali Statuto Albertino.

regno mantenne le previste dallo

Per realizzare l’indipendenza nazionale il grande protagonista del processo politico che portò

all'uni cazione italiana fu Camillo Benso conte di Cavour: egli perseguì con tenacia il programma

politico che puntava all'unità italiana e all'indipendenza nazionale sotto la monarchia liberale e

costituzionale di Vittorio Emanuele II.

Cavour inoltre sosteneva che Stato e Chiesa sono due istituzioni distinte che devono rimanere

separate: la chiesa deve occuparsi della religione e lo Stato deve governare senza occuparsi di

la libertà di professare la propria fede.

questioni religiose e garantire a chiunque

"il Risorgimento”

Dopo aver fondato il giornale nel 1852 venne nominato dal re Vittorio Manuele

II presidente del Consiglio dei Ministri e delle Finanze e poté allora lavorare al suo progetto

politico per l'indipendenza italiana.

L'occasione propizia fu la guerra di Crimea: nel 1854 la Russia aveva dichiarato guerra all'impero

ottomano per impadronirsi delle regioni a acciate sul Mar Nero. Francia e Inghilterra preoccupate

dall'espansione dell'impero russo avevano dato sostegno militare all'impero ottomano creando

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