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Nuove guerre in Medio Oriente (Anni ’60, ’70 e ’80 del sec. XX)
La Guerra dei sei giorni
Dopo la seconda guerra arabo-israeliana, la tensione in Medio Oriente si allentò ma solo momentaneamente. Israele si scontrò ancora con i Paesi arabi nel 1967 e nel 1973.
Nel 1967 scoppiò la cosiddetta “guerra dei sei giorni”, ossia la terza guerra arabo-israeliana, così chiamata per la sua brevità. Tutto partì dal tentativo messo in atto da Nasser per mettere il blocco al golfo di Aqaba, unico sbocco israeliano sul Mar Rosso. Israele reagì attaccando l’Egitto e i suoi alleati, Siria e Giordania, occupando in breve tempo la penisola del Sinai, la Cisgiordania, la striscia di Gaza e le alture del Golan, una regione sul confine con la Siria. Intanto, nell’ambito della Guerra Fredda, l’Unione Sovietica garantiva il suo appoggio ai paesi arabi mentre gli statunitensi offrivano il loro a Israele. Dal canto suo l’Onu cercò di intervenire votando una risoluzione, la numero 242, che prevedeva il ritiro delle truppe israeliane e la garanzia per tutti gli stati dell’area interessata a frontiere sicure ma rimase inascoltata. La guerra aggravò ulteriormente il fenomeno dei profughi palestinesi. Oltre trecento mila persone cercarono rifugio in Libano e Giordania contribuendo ad ingrossare la massa di diseredati costretti a vivere in condizioni tremende nei campi profughi di questi paesi. La situazione in cui versavano contribuì a inasprire in questa gente l’odio verso Israele che presto sarebbe sfociato apertamente nella lotta armata e nel terrorismo. Infatti, nel 1957 nacque per opera del leader palestinese Yasser Arafat il movimento Al – Fatah, che si poneva come obiettivo la Jihad (la guerra santa) islamica contro lo stato di Israele. In seguito Al- Fatah si fuse con altri gruppi di medesima ispirazione, dando vita all’ OLP, l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina.
Nuove guerre in Medio Oriente (Anni ’60, ’70 e ’80 del sec. XX)
La Guerra dei sei giorni
Dopo la seconda guerra arabo-israeliana, la tensione in Medio Oriente si allentò
ma solo momentaneamente. Israele si scontrò ancora con i Paesi arabi nel 1967 e
nel 1973. Nel 1967 scoppiò la cosiddetta “guerra dei sei giorni”,
ossia la terza guerra arabo-israeliana, così chiamata per la sua brevità. Tutto partì
dal tentativo messo in atto da Nasser per mettere il blocco al golfo di Aqaba,
unico sbocco israeliano sul Mar Rosso.
Israele reagì attaccando l’Egitto e i suoi alleati, Siria e Giordania, occupando in
breve tempo la penisola del Sinai, la Cisgiordania, la striscia di Gaza e le alture del
Golan, una regione sul confine con la Siria.
Intanto, nell’ambito della Guerra Fredda, l’Unione Sovietica garantiva il suo
appoggio ai paesi arabi mentre gli statunitensi offrivano il loro a Israele. Dal canto
suo l’Onu cercò di intervenire votando una risoluzione,
la numero 242, che prevedeva il ritiro delle truppe
israeliane e la garanzia per tutti gli stati dell’area
interessata a frontiere sicure ma rimase inascoltata.
La guerra aggravò ulteriormente il fenomeno dei
profughi palestinesi. Oltre trecento mila persone
cercarono rifugio in Libano e Giordania contribuendo
ad ingrossare la massa di diseredati costretti a vivere
in condizioni tremende nei campi profughi di questi
paesi. La situazione in cui versavano contribuì a
inasprire in questa gente l’odio verso Israele che
presto sarebbe sfociato apertamente nella lotta
armata e nel terrorismo.
Infatti, nel 1957 nacque per opera del leader palestinese Yasser Arafat il
movimento Al – Fatah, che si poneva come obiettivo la Jihad (la guerra santa)
islamica contro lo stato di Israele. In seguito Al- Fatah si fuse con altri gruppi di
medesima ispirazione, dando vita all’ OLP, l’Organizzazione per la Liberazione
della Palestina.
La lotta armata portata avanti dall’OLP consistette in una sanguinosa serie di
attentati che lasciarono dietro di sé una lunga scia di sangue e di odio. Il gesto
più clamoroso compiuto dai terroristi palestinesi avvenne nel 1972 alle Olimpiadi
di Monaco di Baviera. Un commando palestinese riuscì a introdursi nel villaggio
olimpico e a sequestrare la squadra degli atleti israeliani. Dopo ore di tensione
l’azione dei palestinesi si trasformò in tragedia, con la morte di tutti gli ostaggi e
dei sequestratori dopo uno scontro a fuoco con le forze dell’ordine.