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SOCIOLOGIA: LA SCUOLA
La scuola è un’istituzione e una forma di organizzazione nata per raggiungere una serie di
obiettivi formativi, che la collegano con la società nel suo complesso. Oggi la scuola è
divenuta una scuola di massa, ovvero una scuola frequentata da tutti, da giovani, per periodi
della vita sempre più estesi. La scuola di massa si basa su un sistema formativo che coordina
l’attività didattica. Il sistema formativo si basa sulla convinzione che la scuola sia
un’istituzione fondamentale per risolvere le problematiche sociali attraverso: la trasmissione
culturale, l’incentivo alla mobilità, l’estensione della democrazia e rispetto dei diritti
dell’uomo.
LE FUNZIONI DELLA SCUOLA
La sociologia funzionalista ha sottolineato l’importanza della scuola, poiché essa mantiene
l’ordine e la continuità del sistema sociale, organizza la trasmissione culturale, favorisce la
socializzazione e lo sviluppo individuale.
Il sociologo Robert Merton ha individuato le funzioni latenti della scuola: custodia dei
bambini, opportunità per la creazione di coppie matrimoniali, contenimento
dell’inoccupazione dei giovani e socializzazione a regole fondamentali (puntualità,
disciplina)
ALCUNE LETTURE SOCIOLOGICHE
Secondo la sociologia funzionalista, la scuola, nella società democratica assolve
complessivamente i suoi compiti e costituisce un’importante risorsa per mettere gli individui
in condizioni di pari opportunità sociali. La scuola è vista anche come un’importante risorsa
per l’ordine e la crescita sociale. È anche creazione di un “capitale umano”, indispensabile
per la crescita economica; promuove l’avanzamento scientifico-tecnologico.
Secondo la sociologia conflittualista, la classe/i gruppi socialmente dominati usano la scuola
come strumento per mantenere la propria condizione di privilegio sociale, economico e
politico. I membri delle classi subalterne sono indotti ad accettare l’ideologia dominate, che
crea dunque una disuguaglianza sociale. Da qui l’idea di scuola come apparato ideologico
controllato politicamente, cioè “apparato ideologico dello Stato”. Per la sociologia
conflittualista, la socializzazione di massa è inutile per raggiungere pari opportunità, poiché
il successo scolastico e sociale è controllato dalla classe sociale dominante. 1
LA LETTURA NEOWEBERIANA E IL PROBLEMA DELLE IDEOLOGIE
SCOLASTICHE
Per neoweberiani la scuola superiore e università hanno la funzione di far acquisire gli stili
culturali dei membri delle classi sociali (medie e superiori) dominanti. Coloro che sono privi
del titolo di studio adeguato, sono esclusi dal tentativo di accesso alle posizioni vantaggiose.
Per quanto riguarda le ideologia, per i neoweberiani, esse condizionano l’organizzazione e i
programmi della scuola. Al riguardo hanno un ruolo particolare i cosiddetti programmi
occulti (o curricoli nascosti). Essi sono convinzioni generali sulla vita, sulla società,
sull’uguaglianza, sulla scuola etc. Essi orientano le condotte di chi programma e realizza
l’attività scolastica (come professori, dirigenti). A volte si è ignari, inconsapevoli o non si
vuole essere espliciti.
SCUOLA E SOCIETA’
Nel 1900 il filosofo e pedagogista John Dewey pubblica “Scuola e società”, in cui indicava
scuola ed educazione come base per il progresso economico, civile e politico di una società
democratica. L’idea di Dewey era di una scuola come “comunità” dotata di autonomia a
diversi livelli. Cerca di affrontare la tensione fra il progetto sociale e i bisogni dei singoli
individui.
SCUOLA E ATTUAZIONE DEI DIRITTI INDIVIDUALI
Nella società democratica la scuola è un ambiente fondamentale per l’attuazione del diritto
degli individui all’istruzione e all’educazione e alla realizzazione personale. Inoltre attua
diverse “educazioni”: all’interculturalità, di persone superdotate, di persone con handicap, di
persone con disagio o con svantaggio sociale, alla democrazia, all’ecologia, alla sessualità,
alla legalità etc.
LA CRISI DELLA SCUOLA
Poiché i bambini crescono all’incrocio dell’influsso delle diverse agenzie, ciò rende
complesso il compito formativo dell’istituzione scolastica. Si parla di una “crisi” della
scuola che riguarda la sua produttività→produce un tipi di formazione non idonea alle
prospettive sociali; la sua incapacità→nel soddisfare, rispondere in modo efficace ai
bisogno individuali; disuguaglianza sociale→il passaggio da scuola di elite alla scuola di
massa non ha prodotto risultati di uguaglianza e di opportunità necessari e sperati.
A seguito della “crisi” della scuola, sono state numerose le iniziative e le denunce per
cambiare la scuola: la distruzione della scuola→Roberto Maragliano propone una
descolarizzazione della società, cioè la scuola sparisce e i suoi compiti vengono assorbiti da
altre agenzie formative; la riscolarizzazione→la scuola riscopre le sue specificità e integra a
sé altre agenzie formative. 2
INDIVIDUALIZZAZIONE E INTEGRAZIONE
La scuola cerca di organizzarsi come un ambiente educativo di apprendimento, con una
struttura flessibile, dinamica e funzionale. La recente didattica ha riconosciuto che il lavoro
scolastico deve basarsi sull’esperienza attiva di chi apprende, sull’individualizzazione e sul
lavoro di gruppo. Si supera così la didattica tradizionale basata sull’ascolta passivo degli
alunni.
L’individualizzazione presuppone che la scuola sia “di tutti e di ciascuno”: deve garantire
l’uguaglianza di opportunità e contemporaneamente diversificare obiettivi e attività secondo
le inclinazioni di ognuno. Ciò non deve avvenire isolando gli alunni tra loro, ma attraverso
l’integrazione con gruppi. Il gruppo entra in gioco durante l’apprendimento scolastico.
Si ha il gruppo di apprendimento (team learning) e il gruppo di insegnamento (team
teaching)→implica la cooperazione fra gli insegnanti e la realizzazione di una
programmazione comune e attività condivise (es. la compresenza).
IL GRUPPO DI APPRENDIMENTO
La didattica del Novecento ha proposto di superare l’identificazione del gruppo di
apprendimento con il semplice “gruppo-classe”, per realizzare una scuola “senza classi” o
almeno con “classi aperte”, creando così nuovi gruppi in base alle esigenze di
apprendimento e alle attività. Attraverso “open education” si realizza l’individualizzazione e
l’integrazione, mediante appunto un sistema di gruppi mobili e flessibili, formati da studenti
aventi stessi interessi, stessi livelli di competenza etc.
METODI DELLA RICERCA EDUCATIVA E…
La ricerca educativa ha condotto studi valutativi sull’efficacia dei curricoli, dei sistemi
scolastici, delle prestazioni degli insegnati, dei materiali, delle modalità didattiche.
quanto ai metodi e alle tecniche usate troviamo: metodi statistici e test, metodo clinico.
Strumenti utilizzati dalla ricerca educativa troviamo: i questionari, interviste, tassonomie
degli obiettivi scolastici, check-list e le griglie di analisi (metodi statistici). Altri strumenti:
colloqui, interviste, osservazione partecipante, analisi dei vissuti, lo studio dei casi (storie di
vita) sulla base di documenti (metodo clinico). 3
…CONTRIBUTI DELLA SOCIOLOGIA DELL’EDUCAZIONE
Anche la sociologia dell’educazione ha dato un importante contributo all’analisi della scuola
e della sua attività. Gli autori classici della sociologia si occupavano della generale
collocazione della scuola all’interno della società; la sociologia dell’educazione, invece, si è
occupata altri aspetti come: le relazioni della scuola con vaste strutture sociali come
economia (rapporto fra scuola e ingresso nel mondo del lavoro), sistema politico (rapporto
fra scuola e formazione dell’elite), sistema di stratificazione sociale (rapporto fra scuola e
selezione sociale) ecc; la struttura e il funzionamento della scuola come sistema sociale
(ruolo degli insegnanti e modalità di trasmissione dei valori sociali); le influenze educative
informali e i fattori materiali e spirituali che facilitano od ostacolano il raggiungimento degli
obiettivi scolastici (situazione socio-economica, la famiglia, attitudini e valori collegati alla
classe sociale di appartenenza, etnia, religione, lingua, subculture).
LA LETTURA MICROSOCIOLOGICA
Sempre in campo sociologico, è possibile compiere uno studio delle dinamiche interne alla
scuola. I modelli di comportamento all’interno della scuola possono essere studiati mediante
il metodo dell’osservazione e l’analisi statistica. La sociologia considera status, ruoli,
subculture, valori e tradizioni, rituali e cerimonie, presenti in ogni singolo istituto, in ogni
singola classe e gruppo di alunni. Le ricerche condotte, hanno messo in discussione le teorie
per le quali la scuola funziona in modo omogeneo: l’indagine microsociologia dimostra
appunto che la società attuale è una società pluralista, dove la trasmissione culturale non è
omogenea, e spesso gli studenti attuano forme concrete di resistenza alla trasmissione
culturale della scuola, elaborando modelli culturali alternativi.
Secondo alcuni sociologi, ciò che la scuola riesce a trasmettere sono norme e strategie per
l’agire quotidiano, routine legate al rapporto fra insegnate e alunni. Ciò avviene in un
preciso “clima” di classe, all’interno della quale insegnanti e alunni “negoziano” la
relazione reciproca.
I CLIMI DI CLASSE
Lo sviluppo sociale all’interno di un contesto scolastico permette l’incontro regolare con il
gruppo dei pari, l’arricchimento delle capacità di integrazione e di comunicazione, favorisce
anche la costruzione di nuove capacità di pensiero attraverso l’intervento di insegnati adulti
e la proposta di attività educative appositamente studiate.
Lo studio sociologico sugli stili di leadership ha fornito un importante strumento per
l’analisi delle relazioni stabilite dagli insegnanti con i gruppi-classe. A ciascun stile di
conduzione della classe corrisponde precisi effetti sulla classe e sui comportamenti degli
individui al suo interno. Si possono avere “climi” autoritari, democratici o permissivi. 4
LA CULTURA DELL’EDUCAZIONE E…
La psicologia dell’apprendimento scolastico considera la situazione scolastica come
interazione di un gruppo di soggetti con la cultura. In linea con tale prospettiva, Bruner
afferma (nell’opera “La cultura dell’educazione”) che alla base dell’azione formativa ci
sono precisi modelli di apprendimento e della mente.
Questi modelli sarebbero sostanzialmente 4:
1) I bambini apprendono per imitazione: questo modello si basa sull’atto del mostrare e
presuppone la motivazione. Si tratta di un modello tipico delle società tradizionale e
dell’apprendistato; conta il “saper fare” piuttosto che il “conoscere” o il “comprendere”.
2) I bambini apprendono per esposizione didattica: questo modello presuppone l’ignoranza e
la “passività” del discente, la presenza della conoscenza (già costituita) “fuori” di lui e la
necessità che fatti, regole e principi vengano esposti dal docente.
3) I bambini apprendono come pensatori: in questo caso si ritiene che i bambini siano
costruttori attivi di un modello del mondo, che deve essere mediato e ampliato (tramite
l’attività formativa). Chi insegna si sforza a capire il modo in cui il bambino pensa. La
conoscenza non è più considerata esistente di per sé e oggettiva.
4) I bambini apprendono come soggetti intelligenti: secondo questo modello i bambini sono
presto in grado di riconoscere la differenza fra conoscenze personali e conoscenze oggettive
depositate nella cultura. Il compito dell’insegnante consiste nell’aiutare a compiere tale
distinsione.
…GLI STILI COGNITIVI
Il tema degli stili cognitivi è molto utile per lo studio dell’insegnamento-apprendimento
nella situazione scolastica. Gli stili cognitivi sono modalità di elaborazione
dell’informazione. L’importanza di questo argomento dipende dal fatto che la scuola tende a