vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Approfondimento sull'apatia e su i suoi aspetti nella cultura generale
La parola apatia vuol dire impassibilità, assenza di passioni. Essa veniva prediletta, in particolare, dallo stoicismo, corrente filosofica greca.
Per gli stoici, l’apatia era strettamente legata alla provvidenza, poiché permetteva all’uomo di essere privo di turbamenti e quindi felice, senza esaltarsi e senza abbattersi per gli avvenimenti. Permetteva di cambiare la via e intraprendere un nuovo percorso, diventando quindi razionale. Tuttavia, l’apatia viene definita, oggi, come una maledizione che si insinua dentro di te e non ti lascia più, togliendoti ogni emozione e la volontà, lasciandoti solo tristezza.
Essa viene intesa come depressione e mancanza di sentimento.
Il Dott. Christian Spinelli ci spiega che spesso depressione e apatia vengono ritenute la stessa cosa quando, in realtà, sono due cose ben distinte.
Cos’è l’apatia e cosa la differenzia dalla depressione?
L’apatia è definita uno stato di assenza di motivazione caratterizzata da:
una riduzione del comportamento orientato ad uno scopo (riduzione
dell’iniziativa, dipendenza da altri nella strutturazione delle attività)
una riduzione della cognizione orientata ad uno scopo (perdita di
interesse rispetto a nuove cose od esperienze, perdita di preoccupazione
verso problemi personali)
appiattimento emotivo (emotività inalterabile, perdita di risposta emozionale ad eventi negativi o positivi). Diversamente, la depressione coinvolge un considerevole disinteresse emozionale come è evidenziato dalla presenza di pianto, tristezza, ansia, agitazione, insonnia, senso di impotenza e disperazione, pensieri di morte. Questi sintomi non sono presenti, invece, nella sindrome apatica che può presentarsi anche in assenza di un umore depresso.
A questo punto viene un dubbio: ‘’Siamo sicuri di sapere cos’è l’apatia e qual è la sua vera origine?’’
Per rispondere a ciò, abbiamo fatto delle domande a nostri conoscenti, in modo tale da avere più visioni dello stesso quadro. Abbiamo domandato cosa fosse per loro l’apatia e come la percepivano nella società odierna, abbiamo individuato 3 tipi di pensiero, raggruppati in 3 risposte.
Risposta 1
L’apatia è il contrario di empatia, ovvero quando non si riesce a provare
emozioni nei confronti di altri e si ha un muro davanti, che impedisce di vedere cosa succede intorno a te e alle altre persone. Sei sconnesso dal punto di vista di fare qualcosa per cambiare la tua vita e vivi passivamente, subendo ciò che ti succede senza cercare di attivarti.
Risposta 2
Apatia letteralmente vuol dire non provare emozioni. Secondo me, il non provarle potrebbe portare a delle gravi conseguenze (anche negative). Anche le cose più banali tipo “non godersi il momento”. Il fatto di essere apatici è sicuramente una cosa negativa (almeno per me) perché non riusciresti a capire appieno quello che è più giusto per te stesso.
Il fatto di avere delle emozioni “ti tiene in vita”, riesce a farti fare le cose più giuste e capire dove sbagli alle volte. Il fatto di avere paura ti fa conoscere i tuoi limiti, e magari eviti anche di metterti in pericolo o farti del male (magari anche ad altre persone).
Il provare tristezza ti fa capire cosa non ti piace, cosa non ti fa bene, così come la gioia ti fa capire le cose opposte (quindi cosa ti piace / ti fa stare bene).
Tutte le emozioni sono importanti, e ognuna ha il proprio “compito”. Per me anche avere difficoltà a provarne una (ad esempio non provare paura) potrebbe essere “pericoloso”.
Risposta 3
L’apatia è una disfunzione mentale, se partiamo dal fatto che dovremmo essere tutti in grado di provare emozioni. Se escludiamo il rimorso, il senso di colpa e la paura, diventiamo capaci di qualsiasi cosa, le emozioni stabiliscono la nostra morale e etica. Credo ci siano vari livelli di apatia:
totalmente apatico: psicopatico e sociopatico;
apatia per scelta: stoicismo;
apatia: non ti importa delle tue azioni e delle conseguenze che hanno, non ti importa delle altre persone.
Bisogna avere apatia verso la cattività e le ingiustizie della vita e non avercela verso la vita stessa e la felicità, altrimenti diventa apatia inutile e vuota (stare sempre a letto e non reagire).
Bisogna avere apatia per la morte, per il dolore e per i sentimenti di pancia. L’apatia ha sia dei lati positivi che negativi.
Per approfondire questo argomento così discusso fra le varie opinioni, abbiamo deciso di presentare due ambiti e due pensieri, da una parte anche in contrasto tra loro, inerenti all'apatia.
Filosofia e religione, amore e odio in continua lotta attraverso gli anni.
Religione e apatia
Secondo la religione cristiana, l'apatia è associata all'assenza di fede. Questo tipo di comportamento viene utilizzato come “scusa” per l'assenza dei giovani nella vita religiosa. Secondo il sito “notiziecristiane.it”, l'apatia, verso la chiesa, è comune tra adolescenti e bambini. Soffermandoci sull'aspetto spirituale e non su quello patologico, a detta loro, l'apatia è la causa dell'ateismo, perché nega la bellezza e la felicità che si potrebbe provare con la benedizione di cristo seguendo i suoi comandamenti.
Insieme a questo argomento, troviamo una vera e propria forma di pensiero inerente alla correlazione tra religione e apatia, l'apateismo. Essa è cugina dell'agnosticismo, ma si distingue attraverso la percezione della religione, ovvero provare apatia e disinteresse sull'esistenza o la non esistenza di un Dio. Essa semplicemente afferma...il niente. È indifferente, e implica, perlomeno a livello sottile, che Dio è irrilevante, una cosa del passato, una sciocchezza che non merita il nostro tempo. Un giornalista dei nostri tempi da citare è sicuramente Jonathan Rauch, noto apateo che cita “Perché mai pensarci? Perché interessarsene?”. Importante è anche Denis Diderot, un filosofo francese che nel 1700 ca. affermò: “E' molto importante non confondere la cicuta col prezzemolo, ma credere o non credere a Dio non è affatto importante.”
Naturalmente l’apatia nei riguardi di Dio non è una cosa nuova. In molti sensi essa costituisce l’origine dell’esistenza materiale. Numerose scuole di pensiero – come ad esempio tutte le maggiori scuole dell’India – sono state concepite in modo tale che gli esseri viventi potessero dimenticare Dio o sviluppare apatia nei Suoi confronti.
E', quindi, l'apateismo una cosa negativa? Questa domanda è molto soggettiva, c'è chi la considera una scappatoia, chi un insulto verso la fede. La credenza o meno verso un Dio non è obbligatoria ed è per questo che si riesce a formare qualsiasi scuola di pensiero inerente a questo argomento.
In conclusione, l'apatia è utile quando non ci si vuole complicare la vita, sopratutto dinnanzi a queste situazioni, ma si lascia sempre il soggettivismo al primo posto.
Filosofia e apatia
Al contrario della definizione medica che afferma che l'apatia indichi l’impassibilità, la liberazione dalle passioni, lo stoicismo sostiene che l'apatia sia l’imperturbabilità, la non-dipendenza dalle passioni. Dal punto di vista del singolo è la condizione ideale per condurre una vita retta e razionale, perciò felice; dal punto di vista sociale è il fondamento per uno Stato equo e armonioso. Le passioni vengono considerate come la fonte di ogni turbamento e dolore, dunque vanno estirpate se si vuole evitare la sofferenza ed essere sereni.
Secondo gli stoici gli eventi naturali e umani sono governati da un principio d’ordine razionale (logos). Esso è la legge, ossia la saggezza che comanda le azioni buone e vieta quelle malvagie. Essa non è un prodotto dell’uomo, ma è divina. Secondo la loro concezione del divino quindi, Dio governa e stabilisce ciò che deve essere fatto e ciò che invece è vietato fare. Le passioni invece sono frutto di decisioni di pancia, che non seguono il volere del Divino.
Facciamo un esempio, seguendo lo stoico Zenone. Supponiamo di avere una propensione per. la ricchezza. Se questa tendenza non è dominata da una ragione forte che la giudica come una cosa indifferente, ossia come una cosa che non è né bene né male, ma solo utile alle necessità della vita, finiremo per sopravvalutare la ricchezza, costruendo una falsa opinione di essa che stimolerebbe un moto irrazionale dell’anima, cioè una passione contraria ala ragione, qual è la brama della ricchezza o l’avarizia, che ci porterebbe solo sofferenza.
Gli stoici riconoscono 4 passioni, la paura, il desiderio, il dolore e il piacere. Contrastarle sarebbe inutile, quindi bisogna vivere con con distacco, lasciando che seguano il proprio destino.
Raggiungere la felicità tramite l’apatia, quindi, non significa cadere nell’indolenza o nell’indifferenza assoluta rispetto al mondo e agli altri. Al contrario, come spiega Marco Aurelio significa vivere non più dominati dagli eventi, ma dominandoli.
Analizzando quindi filosofia e religione, vediamo come gli stoici dessero per scontato ed ovvio l'esistenza di Dio, di una forza divina, utilizzando anche l'apatia. Invece, possiamo notare che attualmente l'apatia aiuta a fare il contrario, ovvero ignorare questa possibile verità.
In conclusione, non sappiamo se l'apatia sia la chiave per la rivoluzione umana o se porterebbe semplicemente ad una assenta di vita stessa, come suggerisce il modo di dire “morto vivente”.
Sappiamo però che essa è considerata come clinicamente negativa. Ma nessuno ha mai detto che sia scontato e necessario provare sentimenti.
La mente dell'uomo e le sue continue emozioni sono un punto interrogativo che forse non verranno mai risolte e comprese, ma è anche questo il fascino dell'essere umano.