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di Margherita Paolini
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nonostante ci siano scarse prospettive di occupazione per chi deciderà di intraprendere una carriera universitaria, è comunque bene che non si rinunci al titolo accademico

Disoccupazione, precariato e lavoro in nero. Queste le prospettive di chi, dopo la Maturità, deciderà di intraprendere un percorso universitario. A dirlo ci ha pensato il XV Rapporto Almalaurea sulla condizione occupazionale dei giovani laureati.

Sono stati intervistati oltre 400 mila laureati sia di primo che di secondo livello e coinvolti 64 atenei aderenti al Consorzio. L'indagine verrà presentata ufficialmente domani all’università Ca Foscari di Venezia nel corso del convegno “Investire nei giovani”.

LA DISOCCUPAZIONE TRA I GIOVANI LAUREATI - La percentuale di disoccupazione tra i laureati triennali è aumentata vertiginosamente negli ultimi cinque anni, sfiorando nel 2012 il 22, 9%. Sale anche il numero delle vittime mietute tra coloro che hanno conseguito la laurea specialistica ( 20,7%), e tra i laureati a ciclo unico (20,8%). E’ questa la triste realtà con la quale tutti i giovani si ritrovano a fare i conti. La crisi finanziaria ha chiaramente giocato un ruolo fondamentale nell’inasprimento del fenomeno della disoccupazione. Le possibilità di trovare un impiego stabile stanno diventando sempre più rare. Precariato, contratti flessibili, part-time, a termine, o subordinati tramite partita Iva, collaborazioni fittizie e saltuarie. Insomma, questo sembrerebbe il benvenuto nel mondo del lavoro riservato a tutti quei giovani che hanno tanto faticato per ottenere, non solo il diploma di Maturità, ma anche l'ambito diploma di Laurea.

LAVORO SI, MA IN NERO - Dobbiamo pensare che parlare di contratti, nella loro molteplice e beffarda natura, rappresenta di per sé già una possibilità a cui pochi hanno accesso. Moltissimi sono infatti i laureati che lavorano in nero, rinunciando a qualsiasi diritto e garanzia. Sono ombre sconosciute agli istituti previdenziali. Vengono retribuiti, spesso al minimo sindacabile, ma non conoscono né contratti, né contributi. E il dato allarmante è che proprio gran parte (circa il 12,5%) dei laureati a ciclo unico ( vale a dire quelli che escono da facoltà come medicina, giurisprudenza, architettura, farmacia, ecc.) lavorano in nero.

UNA SORTE COMUNE - La disoccupazione sembra essere implacabile nei confronti di tutti i neolaureati, senza alcuna preferenza o distinzione. Ma se fino a qualche tempo fa questo destino era riservato per lo più alle lauree umanistiche come quella in lettere, Filosofia e Scienze della Comunicazione, ora a navigare nelle stesse acque tempestose sono anche giovani ingegneri, economisti e medici.

UN BIGLIETTO DA VISITA - Nonostante questo, bisogna sottolineare come la laurea continui ad essere un importante biglietto da visita. Infatti, sempre secondo le indagini condotte tra i giovani, i primi spiragli di luce si incominciano ad intravedere a qualche anno dal conseguimento del titolo. E’ più facile che venga assorbito nel mondo del lavoro chi detiene un titolo accademico rispetto al semplice diplomato. Tra i giovani laureati, d’altra parte, sembrano trovare maggiori opportunità quelli che hanno conseguito lauree tecniche rispetto a quelle umanistiche.

LA SCELTA DELLA FACOLTA' - Ad oggi, dunque, la scelta della facoltà a cui iscriversi dovrebbe essere dettata da un giusto compromesso tra passione, attitudini personali e ambizioni pratiche. Nella consapevolezza della difficoltà del momento, è opportuno entrare nell’ottica che, probabilmente, i primi anni dopo la laurea somiglieranno più ad un percorso ad ostacoli che ad un regolare e stabile inserimento nel mondo del lavoro. Adattarsi a questa situazione richiede un atto di coraggio e molta pazienza che, tuttavia, alla lunga dovrebbe ripagare ogni giovane dei sacrifici fatti. E poi, chi lo dice che da qui a qualche anno la situazione non possa cambiare in meglio?

E tu hai deciso a quale facoltà ti iscriverai dopo la Maturità?

Margherita Paolini