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scontri torino rete conoscenza attacco inaccettabileLo avevamo ipotizzato in tempi non sospetti, ma adesso ne abbiamo la certezza: quello che ci attende sarà un anno scolastico particolarmente caldo sul fronte delle proteste studentesche. Il primo atto si è consumato a Torino, dove numerosi studenti sono scesi in piazza lo scorso 3 ottobre per manifestare contro l'attuale esecutivo.

fonte foto: via FanPage

In particolare per far arrivare la propria voce alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, presente in città per intervenire al Festival delle Regioni. La situazione è però ben presto precipitata e la protesta è sfociata in degli scontri tra i manifestanti e le forze dell'ordine, in tenuta antisommossa. Le immagini che riprendevano i poliziotti intenti a manganellare diversi studenti hanno fatto il giro del web, e adesso gli stessi sono pronti a scendere sul piede di guerra.

Protesta studentesca a Torino finisce nel sangue: studenti manganellati dalla polizia

La mattinata del 3 ottobre comincia in modo piuttosto tranquillo di fronte a Palazzo Nuovo a Torino. Qualche fumogeno, Polizia in assetto antisommossa ben più numerosa dei 50-60 studenti che si presentano all'appello. Poi nel giro di 20 minuti arrivano altri studenti, alcuni No Tav  e qualche esponente dei centri sociali, ma il grosso, circa 250 persone, è sempre composto da adolescenti tra i 15 e i 18 anni. L'obiettivo, di quello che è un vero e proprio corteo, è quello di raggiungere Piazza Castello, poco distante da Piazza Carignano dove Giorgia Meloni parlerà al festival delle Regioni.

Il blocco delle forze dell'ordine mira però a circoscrivere la manifestazione, tramite un percorso ben definito che porta verso Corso San Maurizio, per consentire alla manifestazione di defluire verso Piazza Vittorio Veneto e infine disperdersi. In men che non si dica la situazione precipita quando un nutrito gruppo di manifestanti comincia a correre in direzione della piazza. A quel punto inizia la carica dei poliziotti che cercano di impedire il cambio di rotta del corteo: ne escono fuori dei feroci scontri che portano a diversi studenti manganellati, con evidenti ferite alla testa e in volto.

Gli studenti sul piede di guerra: “Violenza e repressione non ci fermeranno”

La condanna delle associazioni studentesche non ha tardato ad arrivare: “Ieri siamo scesi in piazza a Torino con la rabbia di chi, da più di un anno a questa parte, vede la propria dignità, benessere e diritti continuamente calpestati”afferma Tess Kucich, coordinatore della Rete Della Conoscenza, organizzazione che lotta per i diritti dei giovani. ”Siamo scesi in piazza con la consapevolezza che, durante quest'anno, l'attuale governo non ha fatto che infierire sulla nostra condizione, sminuendo le nostre lotte e trattandole come il lamento di una gioventù viziata e svogliata. Quella stessa gioventù che ieri era nelle strade, insieme e unita, a contestare tutto questo nella sua figura più rappresentativa, il presidente del consiglio Giorgia Meloni”.

Virginia Mancarella, coordinatrice nazionale di Link coordinamento universitari, va dritta al punto: “Non sono bastate le morti per merito in università, causa di un sistema che legittima solo il sacrificio di sé e della propria socialità come unica modalità di successo. E nemmeno le manifestazioni ed i presidi durante i quali si è osato sognare città più accessibili e meno care, per un diritto allo studio realmente universale. La risposta è stata una ed una sola da parte della Questura di Torino, sintomo di chiare scelte politiche nazionali: violenza e repressione. Uno scenario che dovrebbe far rabbrividire ogni società democratica, ma che sta diventando una prassi sempre più allarmante.”

Dello stesso avviso anche Bianca Chiesa, coordinatrice dell'Unione degli Studenti, che inoltre attacca le forze dell'ordine: “Non sono bastate le morti durante i percorsi di PCTO e stage, ne i dati sui tassi di abbandono scolastico. La violenza delle Forze dell'Ordine viene narrata come necessaria, come positiva, in nome della sicurezza che nasconde dietro di sé autoritarismo, razzismo, colonialismo, segregazione, silenziamento del dissenso; gli stessi principi che muovono il nostro governo. Non mancano le narrazioni giornalistiche che parlano di 'incidenti' e 'qualche manganellata' nel descrivere l'operato delle Forze dell'Ordine: eppure quel sangue in mezzo alla strada è proprio il nostro, non il loro.”.