
Telefoni spenti, regolamenti aggiornati e sanzioni progressive: la linea dura sugli smartphone a scuola è ormai realtà.
Con la circolare MIM del 16 giugno 2025, che estende al secondo ciclo quanto già previsto per infanzia e medie, gli istituti hanno iniziato a rivedere in fretta i propri regolamenti. Tra quelli che hanno fatto parlare maggiormente di sé in queste settimane che anticipano l'avvio del nuovo anno scolastico c'è, ad esempio, il Liceo artistico statale “Enrico Galvani” di Pordenone, tra i primi ad approvare l’integrazione, recependo le nuove disposizioni ministeriali.
Cosa ha stabilito il suo regolamento? La consegna obbligatoria del telefono all'ingresso a scuola, con il device che di fatto rimarrà spento per l'intera giornata di lezioni. A vigilare sulla corretta applicazione delle norme ci sarà tutto il personale - compresi gli Ata - che diventerà “segnalatore” di eventuali violazioni. Mentre le sanzioni, nei casi più gravi, potranno portare persino alla sospensione.
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Consegna alla prima ora e restituzione solo a fine giornata
Il regolamento del Galvani chiarisce fino al dettaglio cosa si potrà e, soprattutto, non si potrà fare. Tracciando una strada che potrebbe essere seguita anche da altri istituti ancora alle prese con la preparazione dei propri documenti interni.
Gli smartphone, dunque, andranno spenti e consegnati alla prima ora, venendo restituiti solo al suono dell’ultima campanella. E nei rientri pomeridiani, la riconsegna si ripete all’inizio della sesta ora.
Eccezioni sono previste per gite e visite didattiche, durante le quali il telefono resta allo studente ma deve comunque rimanere spento durante le attività.
La norma si estende anche agli smartwatch e ai dispositivi simili, chiudendo la porta a qualsiasi scappatoia.
Per gli strumenti realmente utili alla didattica, invece, si conferma la possibilità d'uso di pc e tablet, anche in modalità BYOD (Bring Your Own Device, quindi l’uso dei dispositivi personali degli utenti), purché autorizzato dal docente e conforme all’e-policy dell’istituto.
Sanzioni graduate: dalla nota alla sospensione
La parte più innovativa, però, riguarda la gestione delle violazioni. Come detto, tutto il personale - docenti e Ata - può segnalare l’uso improprio dei device: nel caso dei collaboratori scolastici, la nota viene trasmessa al docente individuato come responsabile della vigilanza.
Interessante, poi, notare come la scala delle sanzioni sia progressiva: alla prima infrazione una nota sul registro, alla seconda un’ammonizione con convocazione della famiglia, alla terza l’avvio di un procedimento disciplinare con consiglio di classe straordinario e possibile sospensione da uno a due giorni.
Eccezioni e tutela dell’inclusione
Non mancano le deroghe. L’uso dello smartphone resta ammesso nei casi previsti da PEI e PDP, per alunni con disabilità o disturbi specifici dell’apprendimento, e per documentate esigenze personali, come i motivi di salute.
Lo stesso Ministero ha ribadito che l’esclusione non è mai totale: la tecnologia può e deve essere impiegata quando è realmente funzionale, soprattutto negli indirizzi tecnici a vocazione digitale. La linea, insomma, non è quella di demonizzare lo strumento, ma di regolamentarlo con rigore, distinguendo tra uso consapevole e abuso.
Non a caso il regolamento dell’istituto si chiude con una precisazione che va proprio in quella direzione: vietare lo smartphone non esaurisce il compito educativo della scuola. Al contrario, va rafforzata la formazione sull’uso responsabile delle tecnologie, inserita nel curricolo di Educazione civica e nelle attività di e-policy.
Una norma che guarda oltre le mura della scuola
Il divieto naturalmente non nasce dal nulla. La circolare ministeriale richiama esplicitamente le ricerche su salute e rendimento scolastico: dall’OCSE, che ha evidenziato un legame tra uso eccessivo degli smartphone e calo dei punteggi PISA, all’OMS, che segnala sintomi di dipendenza e disturbi legati all’abuso dei social media tra adolescenti. Anche l’Istituto Superiore di Sanità sottolinea come oltre il 25% dei ragazzi tra i 14 e i 17 anni manifesti un uso problematico del cellulare, con conseguenze dirette su sonno, concentrazione e relazioni.
Non stupisce, quindi, che il Ministero abbia chiesto alle scuole di aggiornare i patti di corresponsabilità, trasformando una preoccupazione diffusa in norme concrete.