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Roman, 16enne arrivato dall’Ucraina da 9 mesi e che ha già la media del 10 a scuolaRoman, di appena 16 anni, frequenta la seconda classe del liceo scientifico Peano di Monterotondo, comune della città Metropolitana di Roma. Il ragazzo è riuscito nell’impossibile: arrivato in Italia da appena 9 mesi, oltre a padroneggiare la lingua, ha raggiunto la media scolastica del 10 eccellendo in tutte le materie.

Intervistato dal ‘Corriere della Sera’, ha raccontato la sua storia, parlando di come sia fuggito dall’Ucraina a causa della guerra e della sua esperienza italiana.

La preside della scuola: "Non è un ragazzino qualsiasi"

Come racconta il ‘Corriere della Sera’, la stessa preside del liceo scientifico Peano di Monterotondo è rimasta fortemente sorpresa dai risultati incredibili raggiunti dal ragazzo. Quali risultati? Lo studente, che frequenta la seconda classe, nonostante sia arrivato in Italia da meno di un anno, ha raggiunto una media scolastica che sfiora il 10, accompagnata da giudizi eccellenti in tutte le materie. Non è un ragazzino qualsiasi, ha spiegato Roberta Moncado, dirigente scolastica del liceo. “È arrivato dall’Ucraina l’estate scorsa, frequenta il nostro liceo solo dal 14 settembre del 2022: significa che in pochi mesi è riuscito a conquistare la padronanza della nostra lingua, e anche a raggiungere ottimi risultati. Per lui la nostra scuola è davvero una forma di riscatto sociale: ed è per questo che ho suggerito al Rotary di premiarlo con una borsa di studio”.

Il viaggio di Roman per fuggire dalla guerra

Ma chi è Roman, il ragazzo prodigioso giunto di recente dall’Ucraina? Andiamo per step: innanzitutto la storia del suo viaggio complicato e l’arrivo in Italia: “Sono arrivato il 17 luglio 2022” - racconta Roman -“con i miei genitori in macchina. Siamo arrivati prima in Friuli, ma lì non abbiamo trovato una stanza in affitto per dormire. Mio padre allora ha chiesto alla padrona di un agriturismo se potevamo fermarci nel cortile e dormire in macchina. Ce lo hanno concesso. Papà ha dormito su una panchina e noi in macchina. Poi il giorno dopo siamo partiti per Roma e alla stazione Termini ci hanno detto che eravamo stati destinati ad un Centro di accoglienza a Moricone. Appena arrivati al convento eravamo un po’ impauriti, ma Padre Pino e gli altri Passionisti ci hanno accolti con affetto.

Roman racconta dell’orrore della guerra. Quando gli chiedono se ha avuto paura quando è scappato lui risponde: “Sì, tanta”. Poi spiega: “I russi stavano sull’altra riva del fiume Dnipro; erano arrivati a 10 Km dalla mia città, Nikopol, che è vicina alla centrale nucleare di Zaporizhzhia. La settimana dopo che siamo fuggiti la mia casa è stata colpita da una bomba esplosa molto vicino. Si sono rotti gli infissi e il garage è stato distrutto”.

L'accoglienza in Italia

Giunto in Italia, le difficoltà principali sono state soprattutto quelle relative alla lingua, anche per quanto riguarda la scuola. Ma nulla di insormontabile, forse anche per le persone che lo hanno supportato facendo la differenza: Non ho avuto problemi ad integrarmi. Nel centro di accoglienza del convento, Padre Pino, che è il responsabile, ci fa sentire sempre a casa. Padre Guido mi dà lezioni di latino e Padre Alessandro è medico. Anche a scuola sono stato accolto benissimo. Il primo giorno, quando sono andato ad iscrivermi, mi ha accompagnato il vicesindaco di Moricone, Sabina Frappetta, insieme ai miei genitori. La preside ci ha ricevuti nel suo ufficio, è stata molto affettuosa e mi ha tranquillizzato. Ha subito organizzato tutto per me, mi ha presentato alcuni insegnanti e mi ha dato subito un tablet per seguire le lezioni”.

Ma come ha fatto a imparare l’italiano in così poco tempo? A farcelo sapere è lui stesso: “Simonetta, la cuoca del convento è stata la nostra prima insegnante, anche se poi ho scoperto che parla il dialetto moriconese! A scuola, poi, hanno subito organizzato un corso di italiano”.

Il 16enne ama la matematica, la pizza margherita e il Warenyky, ovvero dei ravioli a base di patate. Lo sport non gli va a genio e gli unici amici italiani che ha sono i suoi compagni di classe, di cui parla con affetto: Con loro sto bene. Mi aiutano sempre. Mi hanno perfino organizzato una festa a sorpresa per il mio compleanno! Sono stato proprio contento. Fuori dalla scuola non ho tempo, studio sempre.

Roman è particolarmente legato al suo Paese, l’Ucraina. Da quando è in Italia, infatti, legge ogni giorno i giornali per tenersi informato sulla situazione. Eppure il ragazzo non si arruolerebbe mai, perché della guerra ha un’idea molto precisa: È una tragedia che ci ha costretti a lasciare gli affetti più cari, gli amici, la nostra casa, le nostre vite. Tutto è cambiato all’improvviso”.

Roman e l'Ucraina: "È la mia terra e lì c’è la mia casa e i miei affetti"

Roman, da grande, vorrebbe fare l’ingegnere informatico e imparare le lingue, ma soprattutto vorrebbe tornare in Ucraina: È la mia terra e lì c’è la mia casa e i miei affetti. Ma non è così semplice, il ragazzo ne è perfettamente consapevole: “Non sappiamo quando la guerra finirà e se troveremo ancora la nostra casa e la nostra città, quindi sto pensando anche ad un mio futuro qui in Italia.

Alla domanda: “Qual è la cosa che ti spaventa di più?”, il 16enne risponde: Il pensiero della guerra, del pericolo che corrono l’altra mia nonna, mio nonno e mio fratello che sono rimasti in Ucraina. Penso a loro e ai miei amici, li sento ogni giorno. Ho paura perché loro sono in pericolo.

E quella che lo rende più felice? Quando sono con la mia famiglia, dice Roman, tutti insieme.

Data pubblicazione 26 Aprile 2023, Ore 9:52 Data aggiornamento 26 Aprile 2023, Ore 10:11
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