MariFrancesca
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Riforma 'Buona Scuola': tutte le novità contenute negli ultimi decreti approvati articolo

Lo scorso 14 gennaio il Consiglio dei Ministri ha approvato 8 decreti legislativi di attuazione della Buona Scuola che disciplineranno vari ambiti della formazione e dell’istruzione e che riguarderanno da vicino non solo degli studenti ma anche i docenti. Le modifiche apportate del Governo coprono proprio tutto e tutti: dalla riforma degli asili e della scuola primaria, passando per l’abbandono del TFA e la promozione dell’inclusione scolastica, fino alle attese norme sul diritto allo studio e alla “tutela” della cultura umanistica. L’idea è quella di ritoccare un sistema di formazione che oramai da tempo patisce importanti mancanze didattiche.

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Ecco di seguito cosa riguardano nelle specifico le deleghe promosse:

- inclusione scolastica
- cultura umanistica
- diritto allo studio
- formazione iniziale e accesso all’insegnamento nella scuola secondaria di primo e secondo grado
- istruzione professionale
- scuole italiane all’estero
- sistema integrato di istruzione dalla nascita fino a sei anni
- valutazione, certificazione delle competenze ed Esami di Stato

Nuovo accesso insegnamento primarie e secondarie

Gli ultimi tasselli della riforma messi a fuoco lo scorso sabato vanno a toccare i punti nevralgici rimasti fuori dalla prima fase attuativa. Come abbiamo già avuto modo di scrivere, le novità di ristrutturazione scolastica hanno toccato soprattutto il mondo delle classi superiori, compreso il destino dei professori. Se gli studenti a partire da giugno 2018 daranno l'addio al vecchio esame di maturità con due prove scritte al posto delle tradizionali tre - con l’eliminazione della terza prova - anche gli insegnanti saranno chiamati a confrontarsi con il cambiamento. Il loro banco di prova, infatti, riguarda proprio il percorso di abilitazione all’insegnamento nella scuola secondaria di primo e secondo grado. A tal proposito il Governo ha deciso di abbandonare il sistema dell’attuale TFA (tirocinio formativo attivo) a favore di un concorso post-laurea che darà accesso ad un percorso formativo di tre anni – di cui due di tirocinio a scuola – terminati i quali si accederà all’insegnamento a tempo indeterminato.

Sistema integrato d'istruzione 0-6 anni

Tra le novità che prenderanno piede già dal 2017 c’è la riforma del segmento scolastico 0-6 anni con cui si vuole trasformare e valorizzare l’idea stessa della parola “infanzia”. La riforma prevede la costituzione di poli didattici aggregati ai plessi delle scuole primarie e degli istituti comprensivi al fine di garantire un percorso di maggiore continuità ai bambini in fascia d’età dai 0 ai 6 anni. Altra novità degna di nota è che per l’assunzione delle maestre d’asilo nido sarà necessaria la laurea triennale. Secondo quanto si legge nel comunicato del Governo, “Il provvedimento valorizza l’esperienza educativa dalla nascita a sei anni, con l’obiettivo di dare adeguata collocazione a tale esperienza all’interno del percorso di formazione della persona. Il decreto, tenuto anche conto dell’orientamento europeo, elimina la cesura tra i due periodi dell’infanzia, fornendo indicazioni e linee guida per servizi educativi e di istruzione di qualità”.

Inclusione scolastica e riforma del sostegno

Secondo il piano di sviluppo approvato al Consiglio dei Ministri maggiore deve essere il tentativo di rispettare le esigenze degli alunni in difficoltà o con specifici deficit cognitivi. Le nuove regole per l’inclusione puntano a dare gli stessi diritti di autonomia a partire dalle specifiche necessità degli studenti. Sulla base di questi assunti, i docenti per il sostegno saranno chiamati ad essere più preparati, con l’obbligo di raggiungere 120 CFU (crediti formativi universitari) sull’inclusione scolastica. La Ministra Valeria Fedeli ha definito la delega sul sostegno "una delle parti più innovative e significative de la Buona Scuola". Rispetto a quanto capita attualmente, gli insegnanti saranno inoltre chiamati a seguire ed accompagnare didatticamente gli alunni con disabilità fino alla fine del ciclo scolastico.

Cultura umanistica e diritto allo studio

A voler rispondere e risanare il sentimento dalla diminuzione degli iscritti ai licei - così come anche l’assodata povertà educativa del nostro Paese - è il decreto legislativo sulla “tutela” della cultura umanistica. L’intento parte dalla necessità di potenziare e promuovere, all’interno dei percorsi formativi scolastici, attività di studio che possano stimolare il confronto con il pensiero filosofico, etico ed estetico di tutte quelle risorse artistiche, cinematografiche e culturali facenti parte del nostro sistema-paese.

Altra novità assoluta sono le norme che riguardano il diritto allo studio con interventi su tasse scolastiche, trasporti, mense, libri di testo, istruzione domiciliare, carta dello studente e borse di studio. Sono previsti, infatti, 10 milioni di euro da riservare a servizi di natura culturale con finanziamenti a favore degli studenti iscritti agli ultimi due anni di scuola superiore.

Tra le deleghe anche il riordino delle scuole italiane all’estero. La nuova forma di reclutamento dei docenti riguarda anche gli insegnamenti nelle scuole paritarie collocate oltre i confini italiani. Stando alle dichiarazioni del MIUR già a partire dal 2017 numerosi insegnati potranno essere collocati all’estero per potenziare discipline artistiche come musica e cinema ed incrementare così gli insegnamenti delle unità scolastiche in difficoltà fuori dallo Stato italiano.

L'iter di approvazione dei decreti delegati sulla 'Buona Scuola'

Tutte queste nuove riforme approderanno nei prossimi giorni alla Camera e al Senato e dopo un paio di mesi si conta di farle firmare dal Presidente della repubblica, Sergio Mattarella . “I decreti attuativi delle deleghe rappresentano la parte più innovativa e qualificante della legge 107 - dichiara la Ministra Valeria Fedeli - Rivelano e concretizzano la vera portata di riforma della Buona scuola: mettono le studentesse e gli studenti al centro di un progetto che punta a fornire loro un'istruzione e una formazione adeguate a standard e obiettivi internazionali. Si lavora - conclude la Fedeli - sul sapere e sul saper fare, per dare alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi gli strumenti utili per realizzare il loro progetto di vita e contribuire alla crescita e alla competitività del Paese”.

Data pubblicazione 16 Gennaio 2017, Ore 12:23
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