
I maltrattamenti, perpetrati dalla donna ai suoi studenti, le sono costati un processo di cui ora dovrà rispondere, come riporta ‘La Repubblica’. Le testimonianze contro l’insegnante sembrano molte, così come molti sono gli aneddoti raccontati dai genitori delle vittime.
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Le testimonianze dei maltrattamenti: "Ti do un calcio, io sono l’autorità"
Le testimonianze riguardanti la docente di italiano si sono accumulate fino a farsi numerose. Così, per esempio, un genitore: “Mio figlio era diventato irrequieto, lo vedevo amareggiato. Poi per un periodo, che è coinciso con la presenza in classe di una supplente, è stato più tranquillo. Quando è tornata la professoressa ha ricominciato ad essere irrequieto”. Da allora sono passati 10 anni, ma il genitore non si è dimenticato quanto è successo, anche perché suo figlio, all’epoca delle vessazioni da parte dell’insegnante, aveva solo 12 anni, così come i suoi compagni di classe. Comportamenti che, come fa sapere ‘La Repubblica’, hanno profondamente turbato gli allora studenti della scuola media, e che hanno infine portato a un processo ai danni della prof, ormai in pensione.Si è infatti parlato di “maltrattamenti”, che in alcuni casi si spingevano anche oltre, fino alla violenza verbale e fisica. L’insulto era all’ordine del giorno: il 12enne Marco (il nome è di fantasia per tutelare la privacy) veniva chiamato “nano malefico” a causa della sua statura ridotta, che secondo la prof gli avrebbe permesso di “studiare solo il basso medioevo”. E poi: “Vi riporto negli anni Trenta così vediamo se imparate la lezione”. Diceva ancora la donna: “Non ti do un calcio nel sedere solo perché sei così basso che ti supero, moscerino, e io i moscerini li acciacco”. Alla lista si aggiungono molte altre frasi denigratorie, nonché minacce: “Ti do un calcio, io sono l’autorità” avrebbe detto a un ragazzo che si rifiutava di guardare dentro lo zaino del compagno di banco.
Le violenze fisiche della prof bulla
Ma, come detto, i maltrattamenti passavano anche per altre vie, tramutandosi talvolta in vere e proprie violenze fisiche. L’insegnante, racconta ‘La Repubblica’, avrebbe infatti tirato più volte per i capelli un alunno, portando quest’ultimo a una decisione spiegata da un genitore: “Mio figlio un giorno è tornato a casa e ci ha chiesto di tagliare i capelli. Non capivamo, poi ci ha raccontato”.La vicenda, inoltre, è venuta a galla proprio a partire da una presunta violenza di stampo fisico: i genitori di uno studente, che da tempo risultava terrorizzato all'idea di andare a scuola, avevano iniziato a indagare chiedendo informazioni ai compagni di classe. La risposta era stata scioccante: il ragazzo aveva ricevuto uno schiaffo in faccia.
A testimoniare gli eventi ci sono anche le cartelle cliniche di Marco, che mettono in luce i suoi problemi fisici per i quali, dopo le umiliazioni subite in classe dalla docente, il ragazzo ha sviluppato un “complesso di inferiorità”. Le carte parlano quindi di effetti certificati sulle vittime, di ripercussioni nella fase dello sviluppo: “Era evidente e tutt’ora lo è il loro stato di ansia e insonnia, forme depressive e disturbi del carattere e del comportamento”.
Insomma, accuse di una certa rilevanza quelle presentate dai pm, i quali nella prossima udienza consegneranno anche alcune chat WhatsApp con altre prove circa i fatti. La donna, che avrà modo di difendersi in prima persona dalle accuse, ha finora sempre smentito. Le vittime invece non saranno presenti in aula, data la loro giovane età.