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scuole occupate durante le vacanze di Natale?

Tra novembre e dicembre abbiamo assistito ad un nuovo autunno caldo delle proteste studentesche: manifestazioni nazionali, autogestioni e, non ultime, le occupazioni degli istituti. Le motivazioni degli studenti hanno riguardato soprattutto la legge di stabilità (ex legge finanziaria), il decreto istruzione del ministro Carrozza, il diritto allo studio e il caro-vita degli studenti.

Ma non solo: moltissime scuole sono state occupate per problemi interni, soprattutto per protestare contro il degrado delle struttuire scolastiche. Eppure sono in molti, soprattutto tra i professori, i presidi e genitori, a pensare che dietro alle occupazioni si nascondano atteggiamenti ben lontani dalla protesta: un po' di ribellismo adolescenziale, la scusa di chi non ha voglia di andare a scuola, il carattere "rituale" del periodo autunnale e il "prolungamento" delle vacanze di Natale. Ma è proprio così? E quante proteste hanno resistito alla forza del panettone e continuano anche sotto le feste?

OCCUPAZIONI, UNO STANCO RITUALE? - Mario Rusconi, Vicepresidente dell'Associazione Naziale Presidi, non nasconde le critiche nei confronti delle occupazioni. Sono spesso inconcludenti e, anzi, portatrici di gravi danni alle strutture scolastiche, il cui degrado è spesso motivo stesso della protesta. Lo spreco di denaro causato dai danni appare poi, ai presidi, un controsenso rispetto alle richieste di investimenti governativi nell'istruzione. E poi, cosa si ottiene? "E'un fenomeno che ormai ha il sapore di un rito stanco, assimilabile – per certi versi – ad una kermesse del tipo Halloween.... Avviene infatti sempre tra novembre e metà dicembre, cessa con le vacanze di Natale, si spegne definitivamente all’inizio del nuovo anno. Alla fine cosa rimarrà?" - sostiene Mario Rusconi - "Nella maggior parte delle situazioni alla fine nulla cambia e tutto rimane come in precedenza."

TANTO RUMORE, POI NULLA - Il carattere "rituale" delle occupazioni sfocia - secondo Mario Rusconi - anche nel mondo dell'informazione e della politica. Infatti dopo tanto rumore nel periodo "caldo", già dalle vacanze di Natale le proteste sembrano sparire nel nulla, e con loro anche il dibattito sulla scuola e sulle esigenze di studenti, prof, presidi e strutture scolastiche: "possibile che, nel fervore di una campagna elettorale ormai quasi quotidiana, non si possano aprire spazi per una libera, approfondita, riflessione sulla scuola?". Edilizia, formazione di studenti e professori, la loro valutazione secondo metodi più complessivi di quanto possa fare ora l'Invalsi: sono alcuni degli argomenti che i presidi chiamano ad affrontare durante l'intero anno scolastico.

AUTUNNO CALDO, ECCO IL PERCHE' - Ma quali sono le ragioni per cui le ondate di protesta sembrano nascere sempre nello stesso periodo scolastico? E' davvero solo un'usanza o una scusa per allungare le vacanze di Natale? Noi di Skuola.net lo abbiamo chiesto a Daniele Lanni, portavoce nazionale di Rete degli Studenti Medi: secondo le associazioni studentesche la scelta del periodo non è affatto casuale o privo di significato: "Storicamente nasce dal fatto che l'autunno è il periodo in cui si discute la legge finanziaria, o come si dice adesso, legge di stabilità. Sono misure che manifestano quali sono le priorità economiche del governo, e spesso la scuola non è tra queste. In più, il 17 novembre è la Giornata Nazionale dello Studente, per questo molte iniziative ruotano attorno a questa data: è collegata alle proteste del passato in cui in tutta Europa gli studenti si sono battuti per i loro diritti."

E la tua scuola è rimasta occupata durante le feste? Oppure la protesta è finita con le vacanze? Commenta e dì la tua!

Carla Ardizzone