
Alla fine, la maestra d'asilo di Treviso diventata un caso nazionale per la sua attività su OnlyFans è stata licenziata.
A raccontarlo è stata proprio lei, ospite alla trasmissione radiofonica "La Zanzara" su Radio24, in cui ha confermato l’ufficialità della fine del suo rapporto di lavoro: "Mi hanno mandato una raccomandata con scritto licenziamento per giusta causa per comportamento inappropriato perché si è incrinato il rapporto di fiducia.
Lo trovo ingiusto al cento per cento", ha dichiarato l’educatrice con amarezza.Sembra proprio dunque che i tentativi di mediazione per ritornare dai suoi alunni non siano andati a buon fine.
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Il caso della maestra su Onlyfans: la denuncia di alcuni genitori
Tutto è iniziato quando alcuni contenuti per adulti disponibili nel profilo OnlyFans della maestra sono finiti nelle mani di alcuni genitori dei suoi alunni.
Secondo quanto dichiarato dall’educatrice: "Il padre di un mio alunno ha comprato le mie foto e le ha mandate in giro, condividendole sulla chat del calcetto, poi la moglie lo ha scoperto".
Da quel momento sarebbero partite le proteste degli altri genitori, i quali ritenevano in contrasto il ruolo di educatrice con quel tipo di contenuti online, tanto da denunciare il fatto al dirigente scolastico dell’istituto, chiedendo il licenziamento della donna.
La maestra creator ha sempre giustificato la sua seconda professione, e durante l’intervista ha ribadito: "Mi piaccio, ho fatto della passione per il mio corpo anche una forma di guadagno, non capisco quale sia il problema. Campare con 1.200 euro al mese è faticoso, ecco perché ho aperto OnlyFans. Faccio contenuti hard ma mai sesso in coppia o con altre persone".
La rigida posizione della scuola cattolica
Dall'altra parte, però, la scuola materna - peraltro parrocchiale - ha mantenuto una linea dura. Per un istituto di ispirazione cattolica, situato proprio di fronte alla chiesa, le due "vite" della maestra erano inconciliabili.
"Mi hanno attaccata puntando sul fatto che io abbia ricercato attenzione mediatica. Fare foto compromettenti non ha mai compromesso la mia professionalità nel lavoro", si è difesa l’insegnante.
Inoltre, nonostante i tentativi di confronto, lamenta la mancanza di dialogo con i rappresentanti scolastici: "La scuola non ha mai voluto parlare con me, hanno sempre agito tramite lettere e mai hanno voluto un dialogo. Mi stupisco di come una scuola cattolica che predica la morale tratti così un dipendente".
Una parte di genitori dalla sua parte
Ma, nonostante gli attacchi, per la maestra della scuola materna del trevigiano c'è stato anche un inaspettato sostegno. Come ha raccontato durante l'intervista: "Ci sono 30 genitori che hanno firmato una lettera per tenermi lì". Un gesto che testimonia come una parte di mamme e di papà abbiano voluto guardare oltre l'apparenza, valutando il suo operato come educatrice.
Lei stessa si è da sempre definita una persona con una vera "vocazione" per il suo lavoro, e sperava di essere giudicata solo per quello. Ma la dura legge del profitto online e i pregiudizi sembrano aver avuto la meglio.