
Il problema fondamentale è che la circolare si riferirebbe, in un passaggio, in particolare alla popolazione femminile dell’istituto.
Oltretutto, scomodando un discorso sul “rispetto verso le altre culture” che gli alunni hanno considerato fuori luogo. Da qui la protesta degli studenti, a cui il preside ha fornito la sua risposta. Un battibecco che si è protratto nel tempo e che, in questi giorni, sembra stia andando verso una conclusione più o meno pacifica.
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La circolare del preside: “Invito soprattutto le studentesse a sorvegliare il loro abbigliamento”
Queste le parole del preside finite sotto i riflettori: “Riguardo all’abbigliamento il Patto di corresponsabilità chiede agli studenti di adottare comportamenti e abbigliamento pienamente consoni all’ambiente scolastico. Invito quindi soprattutto le studentesse a sorvegliare il loro abbigliamento, riflettendo sul fatto che, in un contesto multiculturale come quello in cui siamo, abbigliamenti troppo disinvolti rischiano di offendere sensibilità proprie di altre culture che hanno ormai pieno diritto ad essere rispettate”.Una circolare, questa, destinata a scatenare il malcontento tra gli studenti del liceo, che non sono rimasti a guardare. La prima reazione è stata quella di appendere una serie di volantini nei bagni della scuola, mostrando ragazze in minigonna accompagnate dalla scritta: “Grazie [nome preside] ma il rispetto verso il contesto culturale in cui vivo me lo hanno già insegnato mamma e papà”. Un altro volantino, invece, ritrae degli ovetti parlanti, tra cui uno nero che dice: “Ci risiamo: un uomo bianco occidentale medio che parla a nome di una minoranza generalizzando e decretando i nostri diritti senza nemmeno interpellarci”.
La lettera anonima contro il dirigente: “Arretratezza travestita da multiculturalità”
Chi si è occupato per primo del caso di dress code alla scuola di Savona è stato il giornale online ‘Ivg.it’, che ha inoltre ricevuto e riportato un testo anonimo di protesta: “Siamo di fronte a una dimostrazione”, si legge nella lettera, “di arretratezza travestita da multiculturalità che suona decisamente autoritaria nei confronti della libertà individuale delle studentesse. A scuola si convive con la multiculturalità ormai da anni e giovani, cresciuti in questi ambienti sono abituati a abbigliamenti, usi e costumi di ogni parte del mondo. Insomma c’è molta più apertura mentale di quella che hanno gli adulti. Le ragazze (strano, si parla solo di genere femminile) vestite all’occidentale (ma ormai gli stili si mischiano con l’unico fine di piacersi) non entrano nel merito di chi veste diversamente, anzi imparano valori diversi. E la cosa è ovviamente reciproca”.
La risposta del preside: “Favorire una prospettiva autenticamente interculturale”
Il preside, ritrovatosi al centro la polemica, non è rimasto in silenzio. Prima di tutto ha chiesto scusa per aver “inserito malaccortamente una sottolineatura che era passibile, come in effetti è stato, di generare dissapori”. E poi ha continuato spiegando di aver ricevuto due segnalazioni da due famiglie che si lamentavano della sua circolare: “Ad esse ho prontamente risposto, chiarendo la mia posizione, scusandomi per l’equivoco e chiedendo ai firmatari di diffondere la mia risposta. Nel corso del passato anno scolastico e anche in quello attuale, le numerose segnalazioni che i docenti, di entrambi i generi e di entrambi i plessi, mi avevano fatto, riguardavano le studentesse”.Per quanto riguarda invece le accuse di “arretratezza”, il dirigente, come riportato da ‘Ivg.it’ risponde: “Ho maturato la convinzione che, se abbiamo tutto il diritto e anche il dovere a sentirci e a comportarci come Europei, portatori di una cultura democratica e pluralista, non dobbiamo invece ritrovarci eurocentrici, ignorando che, ormai anche nel nostro Paese, le comunità sociale, lavorativa, scolastica, ospitano numerose culture che devono trovare spazio e tutela. Si tratta, dal mio punto di vista, di favorire una prospettiva autenticamente interculturale, in opposizione a quella dell’assimilazione sociale. Il dialogo con le famiglie, gli studenti e i docenti resta aperto”.
Un’altra lettera di protesta preparata dagli studenti
Ma la vicenda non finisce qui. E l’ultimo step, almeno finora, è quello messo in evidenza da ‘Il Secolo XIX’. Matilda (nome di fantasia per tutelare la sua privacy) fa sapere alla redazione di un’altra lettera preparata dagli studenti per il dirigente: “Abbiamo preparato questa risposta, che invieremo a breve una volta completate le firme, dopo aver riflettuto sul testo della circolare che, se già sul richiamo alle studentesse mostrava la solita mentalità patriarcale per cui una ragazza debba giustificare e controllare il proprio abbigliamento come se questo fosse una colpa, è andata anche oltre citando la multiculturalità”. Continua Matilde: “Eppure in questi anni al liceo nessuno di noi ha mai percepito o sentito di problematiche simili. Tra noi studenti il rispetto è importante e non si basa sull'aspetto o all'abbigliamento ma sulla persona, cosa che dovrebbe essere scontata in un istituto laico che forma le generazioni di domani. Abbiamo anche pensato che forse si stava ingigantendo il problema e che il Dirigente non avesse di certo fini discriminatori verso le ragazze ma, considerando alcuni episodi pregressi e parlandone tra noi, abbiamo capito che quella frase è considerata ancora da tanti la normalità e non qualcosa di sbagliato, eppure lo è e molto”.
Gli studenti si lamentano: “Ragazze riprese per gonne o pantaloncini corti, mai una parola per i ragazzi in bermuda”
La scuola di Savona conta, tra i suoi iscritti, più studentesse che studenti. E come fa sapere Matilde, alcune alunne hanno lamentato degli episodi di discriminazione ricevuti dalle prof: “Qualche insegnante ha ripreso le ragazze per gonne o pantaloncini corti, quasi umiliandole per questo come se fossero delle poco di buono, ma mai una parola è stata detta nei confronti dei ragazzi che indossavano le bermuda”. Dunque, alla base del malcontento ci sarebbe ancora una volta un diverso atteggiamento a seconda del genere: “Il problema è proprio questo, anche tra i nostri compagni questo viene dato per scontato come se fosse una cosa da niente specie se paragonata a discriminazioni molto più grosse. Alcuni ci hanno chiesto cosa ci fosse di sbagliato nella circolare. Questo dimostra quanto lavoro ci sia ancora da fare per cambiare una mentalità retrograda e patriarcale persino nelle cose di tutti i giorni. Quello che vorremmo è che le persone capissero che le problematiche di discriminazione come queste sono spesso difficili da denunciare perché ‘giustificate’, sminuite e normalizzate quando non deve più essere così”.Proprio in questi giorni alcuni studenti hanno incontrato il dirigente per organizzare eventi e attività extrascolastiche sui temi sollevati dalla circolare. Il preside avrebbe accolto le proposte con favore. Conclude Matilde: “Non vorremmo però che tutto questo gettasse una brutta ombra sull'istituto a cui noi tutti, sia studenti che ex, siamo molto legati, e che rappresenta un'eccellenza in molti ambiti”.