
Un aumento di quasi 135mila unità, in appena sette anni. I numeri sono allarmanti e mostrano la difficile condizione in cui versano i docenti italiani precari. Parliamo di insegnanti di sostegno, ma anche supplenti comuni, che lavorano nelle scuole con contratti a tempo determinato. Secondo un'analisi svolta dal portale 'TuttoScuola', nel 2015-2016 il numero di questi docenti si aggirava intorno ai 100mila.
Da quell’anno il numero di supplenti è andato aumentando in valori assoluti e percentuali, tanto da arrivare nel 2022-23 (ultimo anno di pubblicazione dei dati ufficiali da parte del Ministero) ad oltre il doppio, quasi 235mila, un quarto di tutti i docenti in servizio. Per questi motivi, la Corte di Giustizia dell'UE ha di recente deferito l'Italia, per l'uso 'abusivo' di questa tipologia contrattuale.
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Perché la Commissione UE ha deferito l'Italia
Troppi insegnanti precari e discriminati. In sintesi, è questo il principale motivo per cui la Commissione europea ha deferito l'Italia davanti alla Corte di giustizia dell'Unione europea. Si tratta di una denuncia "per non aver posto fine all'uso abusivo di contratti a tempo determinato e alle condizioni di lavoro discriminatorie, secondo la direttiva del Consiglio 1999/70/CE" secondo quanto apprendiamo da 'Repubblica'. Secondo la Commissione, gli insegnanti precari sarebbero oggetto di discriminazione in quanto la legislazione che disciplina il loro stipendio non prevede una progressione salariale.
“Prendo atto della decisione della Commissione europea. Abbiamo sottoposto da tempo alla Commissione la necessità di rivedere il sistema di reclutamento dei docenti italiani previsto da un’intesa fra la Commissione e il precedente governo, superando le rigidità della riforma Pnrr che creano un’oggettiva discriminazione a danno dei docenti precari e non tengono conto dei numeri del precariato che sono cresciuti negli scorsi anni. Attendiamo quindi fiduciosi che la parificazione dei diritti possa essere estesa ora anche alle forme di reclutamento”, ha dichiarato il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.
Quanti sono i docenti precari in Italia?
In particolare – in base all’elaborazione di Tuttoscuola dei dati MIM - è il numero dei docenti di sostegno precari nelle scuole ad essere fuori controllo: è aumentato di 92 mila unità in 7 anni (+250%). Ma il fenomeno riguarda anche gli altri insegnanti (posti comuni): +42 mila (+66%). Complessivamente il numero di docenti con contratto a tempo determinato su posti comuni e di sostegno è salito da 100.277 del 2015-16 a 234.576 nel 2022-23, con un incremento di quasi 135mila unità. Il fenomeno non è omogeneo sul territorio: a fronte di un tasso di precarietà del 25% a livello nazionale, le province del Nord, per una volta, fanno peggio di quelle del Sud.
Quali sono le province italiane con il maggior numero di supplenti?
Tuttoscuola, analizzando i dati dei docenti con contratto a tempo determinato, (annuali o fino al 30 giugno), relativi all’anno scolastico 2022-23 e pubblicati sul Portale Unico del Ministero dell’Istruzione e del Merito, ha rilevato anche le situazioni delle singole province per quanto riguarda sia la quantità complessiva dei contratti attivati sia l’incidenza rispetto al numero di cattedre e posti funzionanti. Sono le grandi province con città metropolitane a registrare il più elevato numero di contratti per docenti supplenti: Roma è in testa con 16.542 supplenti, seguita da Milano con 15.469, Torino con 11.030, Napoli con 10.716. È, invece, interessante conoscere l’incidenza del numero di supplenti rispetto al numero delle cattedre e dei posti funzionanti, perché rappresenta la situazione di precarietà delle scuole nella provincia italiana.
È la provincia di Lodi ad avere la percentuale più alta (42,6%) di supplenti (1.254) in rapporto al numero delle cattedre e dei posti di varia tipologia (2.941) funzionanti, seguita da Novara con il 40,3% (1.914 supplenti su 4.755 cattedre). In una situazione diametralmente opposta per ridotta incidenza di supplenti si trovano Agrigento con il 10,4% e Caserta con il 10,9%. Le province delle grandi città metropolitane con elevato numero di supplenti hanno registrato questa incidenza: Milano 37,2% (15.469 supplenti su 41.618 posti-cattedra), Torino 33,7% (11.030 supplenti su 32.740 posti-cattedra), Roma 28,4% (16.542 supplenti su 58.156 posti cattedra), Napoli 20,6% (10.716 supplenti su 51.937 posti-cattedra). La top-ten vede presenti quattro province lombarde (Lodi, Mantova, Milano e Monza), quattro province piemontesi (Novara, Alessandria, Biella e Verbano-Cusio-Ossola) e due province emiliano-romagnole (Reggio E. e Rimini).