
I social,come vere e proprie droghe, possono impossessarsi della vita di alcuni utenti, rendendoli schiavi di tutti i meccanismi connessi al loro funzionamento: postare foto (vedi la moda che impazza dei selfie), scrivere frasi, commenti e opinioni e aspettare con trepidazione i famosi “like”.
Un “mi piace” notificato con suono riconoscibile sullo smartphone diventa per molti motivo di gioia fino a trasformarsi in una ragione di vita. Secondo uno studio condotto dall’Università del North Carolina, la ragione è scientifica: si tratta di rilascio dopamina, neurotrasmettitore della dipendenza.LA SINDROME DEL LIKE- Un “mi piace” sotto la nostra foto postata pochi secondi prima sul noto social, comporterebbe secondo la ricerca in questione una scarica nel nostro organismo di dopamina, il neurotrasmettitore alla base dei fenomeni di dipendenza. L’assuefazione da Facebook funziona quindi esattamente come qualsiasi dipendenza da droga. Sarebbe il 3% degli utenti a dichiarare di connettersi e navigare continuamente sul social spinto dal senso di appagamento derivato dal consenso sociale raccolto sul profilo tramite i “like”: questo è quanto ha affermato Armando Stano, Segretario Generale dell’A.I.D.A, Accademia Internazionale “Stefano Benemeglio” delle Discipline Analogiche.
ITALIA: FACEBOOK SPOPOLA- Ricordiamo i dati di un indagine condotta da Skuola.net in collaborazione con la Polizia Postale che vedeva un ragazzo su 3 sempre connesso. Ebbene, adolescenti inclusi, l’Italia si classifica con una somma di 21 milioni di utenti in vetta ai Paesi con maggiore dipendenza da Facebook: la percentuale che fa conquistare alla nostra Nazione questo primato è dell’86%, vale a dire che quasi 9 italiani su 10 sono incalliti frequentatori del social. Questo il quadro allarmante descritto del comunicato stampa “Dipendenza da Facebook? A.I.D.A: non restare intrappolato nella ‘Rete’ dei Social Network".
I SOCIAL COME UNA DROGA- Secondo uno studio di IMR Ricerche sono quasi 2 intervistati su 5 a riconoscere di abusare del noto social. Solo il 6%, tuttavia, ha la consapevolezza di vivere una vera e propria dipendenza, e non mancano coloro che dichiarano di subire dei certi effetti ipnotici che i Social provocherebbero. E poi ci sono anche quelli che, sebbene in minima percentuale, trovano in Facebook il bicchiere in cui affogare i dispiaceri della vita personale. Ma in cima alla classifica resta l’esigenza di ottenere una facile popolarità, fatta di consensi plateali, e legata a doppia mandata ad un mero esibizionismo del proprio ego. I più a rischio dipendenza sono proprio gli utenti con maggiore popolarità, e quindi più esposti ai famosi “like”.
Margherita Paolini