
Quando i genitori chiedono di vedere le verifiche fatte dai propri figli si pone sempre il problema di come e se è possibile farlo. A Brescia, per rispondere a questo dubbio, è arrivata una circolare di una dirigente scolastica di un istituto comprensivo, pubblicata sul sito ufficiale della scuola, per fornire le indicazioni di dettaglio necessarie. Con delle modalità che però non sono proprio andate giù ai destinatari del documento.
Questa disposizione ha, infatti, scatenato la protesta di circa 1.600 famiglie coinvolte nei sei plessi, tra scuole primarie e secondarie di primo grado dell'Istituto. Come riportato da 'Il Giornale di Brescia', la preside ha deciso di formalizzare la procedura per la visione di verifiche e compiti in classe, trasformando un gesto che era prassi consolidata in un iter burocratico vincolante.
Per poter controllare i compiti, in questa scuola, le famiglie devono ora compilare un modulo specifico per l'accesso agli atti e inoltrarlo via email o consegnarlo in segreteria dell'istituto.
La disposizione è valida per tutti, anche per gli studenti con Bisogni Educativi Speciali (BES), i cui genitori, pur potendo inserire l’esigenza nel PEI o nel PDP, non sono esonerati dalla richiesta formale.
I genitori hanno contestato queste disposizioni. Sono in tanti quelli che ritengono che la scelta della preside sia sproporzionata rispetto alle finalità amministrative, altri invece chiedono un intervento dell'Ufficio scolastico provinciale per verificarne la conformità.
Indice
Le verifiche sono atti amministrativi della scuola
Il cuore del problema sta nella natura giuridica delle prove scritte degli studenti. Secondo la dirigenza scolastica, le verifiche non sono semplici foglietti, ma veri e propri atti amministrativi. Questo implica che sono soggetti a regole ben precise, che li portano a considerare al pari documenti di una pubblica amministrazione.
La circolare spiega proprio che le verifiche scritte costituiscono atti amministrativi, perciò soggetti ai principi di integrità, autenticità e conservazione previsti per la pubblica amministrazione. Questo significa che gli originali non possono lasciare la sede istituzionale (cioè, la scuola) e non possono essere semplicemente inviati a casa.
La logica dietro questa mossa è che la scuola deve applicare in modo rigoroso la normativa sulla conservazione degli atti pubblici. Ma per i genitori, si tratta di un eccesso di burocrazia che complica un normale "controllo educativo legittimo".
Come fare richiesta e i costi
Per rendere l’accesso più semplice, la scuola ha previsto che i genitori possano presentare un’unica richiesta valida per l’intero anno scolastico, specificando però esplicitamente le discipline di interesse. Ciò significa che una famiglia che volesse monitorare tutte le materie dovrà comunque fare richieste per cinque o sei discipline diverse.
Ma il vero problema arriva in un altro passaggio della procedura. Perché l'accesso ai documenti è subordinato a un pagamento. Un tariffario, stabilito da una delibera del 2015, che prevede i seguenti costi per le fotocopie:
-
0,25 euro per ogni foglio formato A4 senza necessità di oscuramento dati.
-
0,50 euro per il formato A3.
-
1 euro per i documenti che richiedono la copertura di informazioni riferite a terzi studenti.
Alla base c'è la legge
La decisione della preside non è comunque campata in aria, ma si basa su leggi dello Stato che regolano l'accesso ai documenti detenuti da enti pubblici, come le scuole. L'accesso agli atti amministrativi è disciplinato principalmente dalla Legge 241/1990, che all’articolo 22 definisce "documento amministrativo" qualsiasi rappresentazione (anche digitale) del contenuto degli atti.
Il diritto di accesso, secondo lo spirito della norma, serve a garantire trasparenza, partecipazione e tutela dei diritti, ed è regolamentato anche dal DPR 184/2006.
I genitori, in quanto esercenti la responsabilità genitoriale, hanno il diritto di chiedere di visionare o ottenere copia degli elaborati scolastici dei figli minorenni. Questo perché tali documenti influenzano il percorso formativo dello studente e sono quindi di loro diretto interesse.
Modalità, tempistiche e limiti
La richiesta di accesso agli atti deve essere formale, motivata e indirizzata al dirigente scolastico, utilizzando un modulo standard fornito dall'istituto. Una volta presentata la domanda, l’amministrazione ha 30 giorni per rispondere, come stabilito dalla Legge 241/1990. Un eventuale diniego, totale o parziale, deve sempre essere motivato e comunicato per iscritto.
Attenzione però, perché non tutto è liberamente accessibile. Ci sono dei limiti legati alla privacy di terzi, ad esempio i dati degli altri studenti, o alla tutela di dati particolari, come informazioni sanitarie o di disabilità).
Se, invece, si vuole solo visionare l'atto, ovvero guardarlo in segreteria, l'accesso è gratuito. Se, però, si richiede l'estrazione di copia, bisogna pagare i costi di riproduzione, che sono fissati da ogni singola scuola, come nel caso di Brescia.
Molti istituti, va detto, per andare incontro alle famiglie caricano le copie sul registro elettronico. Ma non esiste un obbligo generalizzato di consegnare automaticamente le prove: la scelta resta in capo alla singola istituzione, nel rispetto del quadro normativo.