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Aula scolastica

La scuola torna ad accogliere gli studenti, con i loro sogni e le loro speranze, tra cui quella che non venga giù il soffitto. Non si tratta di semplice ironia: i dati raccolti dal nuovo report Ecosistema Scuola di Legambiente - che illustra numeri relativi al 2024 - confermano che i nostri istituti, infatti, potrebbero non essere del tutto sicuri. 

Solo il 47% degli edifici scolastici ha il certificato di agibilità, e appena il 31,2% è stato oggetto di indagini diagnostiche sui solai negli ultimi 5 anni. Solo per un esiguo 10,9% sono stati attuati interventi di messa in sicurezza sui solai. 

Una panoramica che mostra chiaramente l’esigenza di un impegno maggiore sul fronte della manutenzione delle nostre scuole. Eppure, negli ultimi anni i fondi dedicati allo scopo appaiono in calo.

Grafico 1

Secondo Legambiente, “La scuola ha bisogno di investimenti regolari e consistenti nella manutenzione straordinaria e ordinaria insieme a un Piano Nazionale per la messa in sicurezza e per garantire più servizi. Si replichino anche le buone pratiche già attive nel Paese e che hanno per protagoniste scuole attente alla sostenibilità”.

Indice

  1. Scuole poco sicure e divari geografici: solo 1 solaio su 3 è stato controllato in cinque anni
  2. Una scuola ferma al secolo scorso
  3. Povera scuola: fondi per la manutenzione in calo
  4. I fondi non bastano 
  5. Il 100% delle scuole sostenibili? Ci vorrebbero 70 anni

Scuole poco sicure e divari geografici: solo 1 solaio su 3 è stato controllato in cinque anni

Ciò che emerge dal report è anche l’immagine di un’Italia con forti differenze territoriali. Perché se lo stato degli ambienti in cui si insegna e si impara non è generalmente dei migliori, ci sono aree in cui risulta ancora più problematico. 

Il report raccoglie i dati di 97 comuni capoluogo e riguarda 7.063 edifici scolastici di loro competenza, tra scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado. Se, come visto, nel 2024 solo il 47% degli edifici dispone del certificato di agibilità, appena il 45% ha il collaudo statico, meno del 15% degli edifici in zona sismica è stato progettato secondo la normativa antisismica (o è stato ad essa adeguato), e il 54,8% degli edifici non ha beneficiato della verifica di vulnerabilità sismica. 

Anche sulla sicurezza dei solai - spesso causa dei crolli di cui ha parlato la cronaca negli ultimi anni - si può fare certamente di più. Solo il 31,2% degli edifici scolastici ha beneficiato di indagini diagnostiche sui solai negli ultimi cinque anni, e mentre il dato è leggermente più alto al Nord (32,0%) e al Sud (36,1%), scende al 22,5% nel Centro. Gli interventi di messa in sicurezza dei solai sono stati limitati al 10,9% degli edifici a livello nazionale. Questa volta il Sud registra la percentuale più alta (17%), seguito dalle Isole (15,9%), mentre il Nord si ferma al 9,2% e il Centro al 7,7%. 

Una scuola ferma al secolo scorso

Parlando di sostenibilità e servizi, entrando a scuola si fa un balzo temporale: sembra, infatti, di trovarsi nel secolo scorso. Con un’evidente disparità tra strutture del Nord e del Mezzogiorno

Guardando agli interventi per l’efficientamento energetico, questi riguardano solo il 16% degli edifici, e solo il 6,5% degli edifici con certificazione energetica risulta in classe A. Ben due terzi di essi, invece, si collocano nelle ultime tre classi energetiche (E, F, G). 

L’adozione di impianti da fonti rinnovabili riguarda il 21%, con le Isole ferme al 10,8%. Dato che conferma una diffusione ancora insufficiente e fortemente disomogenea sul territorio nazionale.

La stessa cosa si può dire sui servizi rivolti agli studenti. La possibilità di usufruire di mense, per fare un esempio, sono presenti nel 73,7% degli edifici. Peccato che il dato scenda al 38,8% nelle Isole

Giardini e spazi verdi fruibili? Nel 64,4% degli edifici a livello nazionale. Ma mentre al Nord la quota sfiora l’80%, il dato scende addirittura al 32,4% al Sud.

Povera scuola: fondi per la manutenzione in calo

Se da un lato è evidente la necessità di rendere le scuole più sicure ed efficienti, dall’altro i fondi per la manutenzione straordinaria risultano diminuiti nel 2024. La media nazionale è di 39.648 euro per edificio, in calo rispetto alla media annua degli ultimi cinque anni (43.563 euro). 

La spesa effettiva, inoltre, si ferma a 29.061 euro. E mentre al Nord questa sale a 41.699 euro, al Sud e nelle Isole siamo rispettivamente a 5.564 euro e 5.234 euro.  Non va meglio con l’essenziale manutenzione ordinaria, con una media di appena 8.338 euro spesi per edificio a livello nazionale.

Non è un caso allora che le esperienze migliori si concentrino nella parte alta dello Stivale. Ne è un esempio il focus sui comuni d’Italia che hanno speso di più per la manutenzione dei propri istituti: Bolzano, Pistoia, Torino, Milano e Terni per la manutenzione straordinaria e Mantova, Savona, Alessandria, Parma e Milano per quella ordinaria. In alcuni casi si parla di quote ben lontane da quelle medie. Il capoluogo altoatesino, ad esempio, ha speso più di 250mila euro per gli interventi non di routine sui propri istituti scolastici: decisamente un caso fuori dal comune.

Grafico 2

Grafico 3

I fondi non bastano 

Il report sull’edilizia scolastica firmato dalla nota associazione approfondisce il racconto allargando lo sguardo agli ultimi 25 anni. Un lasso di tempo più ampio che non fa che rimarcare la scarsa attenzione per la manutenzione dell’edilizia scolastica (sia ordinaria che straordinaria).

Ad esempio, negli ultimi 16 anni la media dei fondi dedicati alla manutenzione ordinaria è oscillata tra i 5.000 e i 13.000 euro per edificio, a seconda dell’area geografica: somma che Legambiente considera insufficiente rispetto alle reali esigenze. Per quanto riguarda la manutenzione straordinaria, i dati medi sono caratterizzati da forte discontinuità: ad esempio, i valori sono scesi a quasi 20.000 euro all'anno nel 2013 e nel 2016, per poi aumentare bruscamente nel 2021, raggiungendo quasi 50.000 euro. Questo incremento, in verità, potrebbe essere attribuibile a circostanze eccezionali, come l'emergenza Covid. Nel 2024 si è tornati a stanziare una cifra vicina ai 40 mila euro, come nel 2009.

Sul fronte servizi, lo scuolabus sta lentamente sparendo (presente nel 38% degli edifici nei primi anni 2000, si arriva a poco più del 20% nel 2024), rendendo più difficile la mobilità casa-scuola e compromettendo il diritto allo studio, in particolare per le famiglie che vivono in contesti periferici. Non solo: anche in questo caso esistono differenze territoriali. Le aree centrali, infatti, sono quelle più virtuose, mentre il Sud e le Isole, dove è presente più dispersione territoriale e ci sono maggiori difficoltà di accesso, risultano le regioni meno servite. 

Il 100% delle scuole sostenibili? Ci vorrebbero 70 anni

Mentre dal punto di vista della sostenibilità, in circa 25 anni si va dallo 0% al 20% di edifici che hanno installato fonti pulite. Un passo in avanti ma, purtroppo, lentissimo: andando avanti in questo modo ci vorrebbero 70 anni per dotare il 100% degli edifici scolastici di impianti di energia rinnovabile.

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