
Quasi tutti sanno che l’HIV è un virus pericoloso e che, senza le cure necessarie, può sfociare in breve tempo in una malattia letale. Ma non tutti sanno che, nonostante i progressi della medicina nel campo, il rischio contagio non si è azzerato nel corso degli anni e che il pericolo di contrarre il virus continua ad essere reale anche oggi.
L’HIV, purtroppo, non conosce età, genere, orientamento sessuale: la prevenzione è l’unica cosa che può mettere al riparo dall’infezione. Sì, ma cosa vuol dire esattamente fare la giusta prevenzione? Quali comportamenti possono essere considerati “sicuri” e quali, invece, “a rischio”?
HIV: l’importanza di una corretta informazione
A volte - soprattutto tra i più giovani - circola una grande confusione. Può succedere anche che, addirittura, le informazioni che arrivano alle orecchie dei ragazzi siano deformate da pregiudizi e luoghi comuni, un “sentito dire” che può rivelarsi molto pericoloso. Il motivo è semplice: questi “falsi miti”, pur essendo del tutto errati, possono condizionare i comportamenti e condurre proprio in situazioni che si vorrebbero (e dovrebbero) evitare. Oppure, provocare paura, allarme e “stigma” quando non è necessario.Da qui l’esigenza di veicolare un’informazione di qualità attraverso campagne di comunicazione efficaci, capaci di intercettare i giovani attraverso l’utilizzo degli strumenti innovativi e, soprattutto, digitali propri dei Millennials e della GenZ. Nasce con questo obiettivo la Campagna di sensibilizzazione "Hiv ai Tempi del Silenzio" - http://www.hivaitempidelsilenzio.it: un’iniziativa coraggiosa che si avvale di un sito e di un podcast in tre puntate, per rompere il silenzio su questa patologia e raccontare 30 anni di HIV.
In che modo? attraverso la voce dei protagonisti: le Associazioni di Pazienti NADIR, NPS e PLUS, MSD con la supervisione scientifica della SIMIT. Il tutto narrato da un doppiatore d’eccezione: Pino Insegno. I podcast, infatti, sono il fulcro dell’iniziativa: ogni puntata narra una pagina di storia di questo trentennio di battaglie, ciascuna dedicata ad una singola Associazione.
- Amarsi non è mai "discordante", realizzato con NPS
- L’HIV ha i capelli bianchi, realizzato con NADIR
- E adesso rompiamo il silenzio, realizzato con PLUS
I 5 falsi miti sull’HIV da conoscere
Ma vediamo quali sono i cinque luoghi comuni che si possono sfatare con una corretta informazione:
5. Dall’AIDS si può guarire
Questa è forse la falsa credenza più pericolosa di tutte. Grazie ai passi avanti fatti dalla scienza, è possibile controllare il virus dell’HIV evitando che sfoci repentinamente nella malattia di cui è portatore: l’AIDS. Questo permette alle persone sieropositive di avere un’aspettativa di vita simile a chi non ha contratto il virus. Ma è necessario sapere che siamo ancora lontani dal poter dire che esiste una cura risolutiva per chi, purtroppo, risulta positivo all’HIV o è malato di AIDS.
4. Chi ha contratto l’HIV si riconosce dallo stile di vita
Non è raro che, a causa della disinformazione sul tema dell’HIV, si arrivi a veri e propri pregiudizi riguardo a persone che, per il loro stile di vita, vengono stigmatizzati come “soggetti a rischio”. In realtà, è vero che esistono dei comportamenti che più degli altri possono mettere in pericolo la salute, ma questi non possono essere riconducibili così nettamente a “categorie” di persone ben precise: tutti siamo “soggetti a rischio” se ignoriamo le giuste regole di prevenzione. Non solo: sono sempre di più i bambini - soprattutto nelle zone del mondo in cui l’infezione da HIV è particolarmente diffusa - che nascono già sieropositivi. E di certo loro non hanno alcuno stile di vita da colpevolizzare.
3. L’HIV si trasmette anche con la saliva e il sudore
Niente di più sbagliato. Il virus dell’HIV si trasmette attraverso sangue, sperma, secrezioni vaginali o latte materno. È quindi importante sapere che non è possibile il contagio attraverso saliva e sudore. Ed è altrettanto fondamentale essere consapevoli che tale credenza non provoca altro che una paura irrazionale e immotivata. L’unica conseguenza di questo timore non sarà certo quella di essere più “al sicuro” ma solamente di isolare e stigmatizzare le persone che purtroppo hanno contratto l’HIV.
2. Frequentare una persona sieropositiva è rischioso
Allo stesso modo, non è veritiero pensare che avere frequenti contatti con una persona sieropositiva sia di per sé un rischio. Essere amici, fare sport, mangiare insieme o condividere esperienze e luoghi con una persona affetta da HIV non può essere considerato un comportamento pericoloso. Dannoso è, invece, allontanarla e contribuire a un processo di emarginazione del tutto ingiusto, soprattutto oggi che la scienza ha fatto sì che, con le dovute cure, si possa quasi azzerare l’aggressività del virus.
1. Per chi ha solo relazioni monogame, non è necessario il test dell’HIV
Anche questa è una credenza pericolosa. Il test dell’HIV, completamente gratuito, è accessibile a tutti e dovrebbe essere fatto periodicamente da tutte le persone sessualmente attive, anche se si trovano in una relazione monogama da diverso tempo. Questo perché effettuare il test è l'unico modo per escludere con certezza la presenza del virus nell'organismo. Anche se il rapporto sessuale non protetto è il modo più comune per esporsi al contagio, è infatti possibile che avvenga tramite scambio di siringhe e altri comportamenti a rischio. Sottoporsi a controlli periodici e al test dell’HIV è una forma di prevenzione che protegge sé stessi e gli altri (e, magari, proprio la persona con cui ci si trova in una relazione monogama).