
“Tutti a Scuola”, l’evento di inaugurazione del nuovo anno scolastico che si è svolto a Cagliari presso il Convitto Nazionale “Vittorio Emanuele II”, ha visto protagonista Edoardo Prati con un intervento.
Prati ha condiviso riflessioni profonde sull'importanza della scuola e sulla crescita personale che essa può favorire.
L'intervento di Edoardo Prati
“Gli studenti meritano un discorso pensato”, ha detto Prati. “Sono uscito da poco dalle aule scolastiche e mi sono trovato a fare un bilancio. Di vent’anni che ho, tredici li ho passati a scuola”.
“Ho pensato di dirvi una cosa tipo ‘siate voi stessi'”, ha continuato l’influencer. “Poi mi sono accorto che tutti i discorsi così mi stanno antipatici, vi invitano a essere qualcosa di unitario che io non sono”.
“Quando abbiamo cercato di creare una lingua unitaria nel ‘500 ci siamo resi conto che non esiste alcuna lingua senza una tradizione letteraria”, afferma l’autore. “E non esiste un me stesso senza un insieme di tessere”.
"Ecco cosa ho capito della scuola. Io sono stato Lorenzo Balla, un umanista del ‘400, ho copiato i grandi. Poi sono stato Poggio Bracciolini, un altro umanista. Ho cercato al di fuori di ciò che mi veniva proposto."
“La scuola è il luogo sacro della disubbidienza, soprattutto verso sé stessi”, continua Prati. “Poi sono stato Lorenzo Il Magnifico, ho rivendicato la novità”.
“Poi sono stato Ariosto, Tasso, ho assecondato la malinconia, il dolore”, afferma il giovane influencer. “Sono stato Pascoli e Leopardi. Ho anche mentito a me stesso, e sono stato D’Annunzio”.
“Poi sono stato onesto, sono stato Saba”, continua Prati. “Poi sono stato Pirandello: la scuola ci permette di essere il contrario di quello che eravamo prima”.
“Mi sono visto indietro e ho visto tutti questi anni costellati di persone in questo laboratorio dell’ascolto”, afferma Prati. “Ho visto i docenti che sono ancora lì in un mondo che sembra non riconoscere la loro importanza”.
“Professori con pregi e difetti che tuttavia rimangono, ai quali spero arrivino le nostre scuse prima o poi“, afferma l’autore. “E noi, che ci apprestiamo ad iniziare questo nuovo anno, che siamo canne al vento e siamo Grazia Deledda, non siamo solo il futuro del Paese, siamo il presente”.
“Siamo con le nostre storie, i nostri amori, le nostre battaglie, un tentativo di cultura agita e la polvere non peserà sulle nostre spalle finché saremo Michela Murgia e avremo ben chiaro che il mondo ci deve sapere”, conclude il giovane influencer.
Un messaggio forte e chiaro sul ruolo dell'istruzione e la possibilità di autodeterminarsi attraverso la cultura.