
Ma si tratta davvero del dialetto napoletano? Per molti non è così, e c’è addirittura chi parla di “napoletano balordo di Geolier”.
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La lingua napoletana di Geolier
La lingua napoletana è uno dei vanti della nostra Penisola, tanto dal punto di vista artistico quanto da quello più culturale. Proprio per questo è spesso oggetto di dibattito social. Questa volta la bufera è riferita al testo del 23enne Geolier, che parteciperà alla 74esima edizione della gara canora con un testo completamente in napoletano. Una scelta coraggiosa e apprezzata, almeno prima della diffusione del testo, pubblicato in anteprima dal settimanale ‘Tv Sorrisi e Canzoni’. Sono infatti molti quelli che sono insorti sui social di fronte alla lingua del brano, dal loro punto di vista sbagliata e incomprensibile, ben lontana da quel napoletano tradizionale di autori come Pino Daniele ed Eduardo De Filippo.
I post sui social e le critiche: “È la deturpazione dei costumi. Altro che ananas sulla pizza”
Tra questi c’è per esempio lo scrittore Maurizio De Giovanni, che in un post ha scritto: “E' una lingua antica e bellissima, con la quale sono stati scritti capolavori immensi. E' un patrimonio comune, ha un suono meraviglioso, unisce il maschile e il femminile come fa l'amore. Non merita questo strazio”. E poi chiarisce: “Non c'è da parte mia alcun giudizio sull'artista, il suo valore musicale o il suo successo che peraltro gli auguro con tutto il cuore da conterraneo e tifoso di ogni espressione positiva del territorio”. Per lo scrittore, insomma, il napoletano è una lingua che merita rispetto, e quindi Geolier avrebbe dovuto chiedere aiuto nella scrittura.Ad aggiungersi alla disputa è anche lo scrittore Angelo Forgione, che dal suo profilo Facebook mette il carico da novanta: “Spaventato già dal titolo, ho letto oggi il testo della canzone di Geolier per il Festival di Sanremo. Non sono arrivato alla fine ché mi è improvvisamente calata la vista e poi mi è apparso Salvatore Di Giacomo sanguinante in croce. Vocali sparite, totale assenza di raddoppio fonosintattico delle consonanti, segni di elisione inesistenti, o inventati dove non ci vogliono (vedi il titolo). Una lingua perfetta per il rap e non solo, ma il Napoletano, non questo scempio. E chi non prova imbarazzo è complice dell'offesa dell'alta dignità dell'unico sistema linguistico locale d'Italia di respiro internazionale, proiettato sull'orizzonte artistico globale proprio attraverso la Canzone”. E infine la conclusione, ironica e abrasiva: “È la deturpazione dei costumi. Altro che ananas sulla pizza”.
Addirittura, a insorgere è pure il Movimento Neoborbonico, che in una nota ufficiale scrive: “Il testo pubblicato era a tratti indecifrabile e abbiamo inviato il testo corretto in lingua napoletana alla casa discografica milanese di Geolier. Il rapper è un giovane che sta portando la nostra cultura in giro per il mondo e non è colpa sua se nelle scuole non si insegna il napoletano, a differenza di quanto accade in altre regioni e come da tanti anni richiedono i neoborbonici”. Continua la nota firmata dal professor Gennaro De Crescenzo, presidente del Movimento: “La nostra, però, è una lingua con le sue regole e la sua grande tradizione, da Basile (il seicentesco inventore di Cenerentola) a Di Giacomo, da Eduardo a Pino Daniele, e per questo non potevamo tirarci indietro. È comunque significativo e importante ritornare a cantare in lingua napoletana a Sanremo e diffondere la nostra lingua tra i giovani”.
I sostenitori del rapper napoletano
Ma è anche vero che allo stesso tempo non sono pochi quelli che si sono schierati a sostegno del rapper napoletano, cresciuto a Secondigliano. Tra i punti di vista favorevoli, ci sono per esempio quelli che affermano che si tratta di un autore giovane e dal grande successo, e che dunque può aiutare a diffondere la cultura e l’arte di stampo napoletana facendola uscire dai confini regionali in maniera ancora più forte. Sarebbe bene, quindi, concentrarsi in primo luogo su questo, invece di andare a fare le pulci lì dove non è necessario. E poi c’è chi tira in ballo l’evoluzione della lingua, che non può rimanere uguale a sé stessa nei secoli e nei secoli, amen. Insomma, il solito dibattito (inesauribile e millenario) tra i più puristi e i più inclini al cambiamento.In ogni caso, qui si parla in primo luogo di una questione di scrittura. Per avere un quadro completo, bisognerà attendere la serata del 6 febbraio, quando Geolier canterà finalmente il suo brano I p’ me, tu p’ te.