
L’anno scolastico è appena cominciato e in una scuola media del quartiere Baggio, a Milano, le lezioni sono già a pieno ritmo. Ma in un giorno come tanti, tra aule e zaini ancora da riempire, è arrivata una visita che ha stravolto la routine: Ghali, il rapper cresciuto tra quei banchi, è tornato nel suo vecchio istituto per portare un messaggio ai ragazzi.
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Un ritorno annunciato, ma comunque speciale
Lo aveva promesso: sarebbe passato a salutare per l’inizio del nuovo anno. Così ha incontrato gli studenti sul campo da basket della scuola. Ad accoglierlo, un grande applauso e le parole della dirigente scolastica, che ha invitato i ragazzi a guardare a lui non come una star, ma come “un compagno di scuola più grande, che ha vissuto le stesse emozioni”.
Il valore della scuola, tra sacrificio e opportunità
Nel quartiere in cui è nato e cresciuto, Ghali ha parlato apertamente ai ragazzi, toccando temi come la diversità, il sacrificio e l’importanza dell’istruzione. Le sue parole sono arrivate dritte al punto, senza filtri, con il tono diretto di chi sa bene a chi si sta rivolgendo.
“È capitato anche a me di aver vissuto la scuola come uno sbattimento, ma ho capito da subito quanto la scuola fosse una fortuna. Ci sono bambini che farebbero di tutto per andare a scuola, famiglie che farebbero di tutto per mandarci i loro figli. La scuola ci insegna cos’è la vita, che bisogna fare sacrifici, che bisogna impegnarsi”, questo il cuore del suo racconto.
Ma non è stato un incontro formale, né una celebrazione. È sembrato piuttosto un dialogo tra pari, in cui l’artista ha voluto condividere pezzi autentici della sua esperienza personale, di quando anche lui sedeva tra quei banchi, con sogni grandi e tante difficoltà da affrontare.
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Un quartiere cambiato, una scuola più aperta
Ad accompagnare Ghali durante l’incontro c’era anche lo scrittore Jonathan Bazzi, anche lui cresciuto nel quartiere. Insieme hanno guidato una conversazione che ha coinvolto e colpito i ragazzi.
Il rapper ha ricordato come fosse diversa la scuola ai suoi tempi, con una composizione sociale molto meno variegata rispetto a oggi. “Quando frequentavo queste classi eravamo pochissimi ragazzi di origine straniera”, ha raccontato, osservando con emozione il cambiamento avvenuto nel tempo.
Un’evoluzione che per lui è un segno positivo, una conferma che qualcosa sta cambiando. “Sono nato in Italia ma con origini tunisine. All’epoca a scuola eravamo in pochissimi bambini arabi. Era facile sentirsi esclusi o una minoranza. La musica mi ha aiutato a esprimere anche la mia metà tunisina, a trasformare il disagio in un successo. Ghali è il mio vero nome e all’inizio non ne andavo fiero, nemmeno delle mie origini, della mia religione”.
E ancora: “C’è una narrativa che da tanto va contro l’Islam e gli arabi e quando si è in pochi la subisci. Anche i nostri genitori ci dicevano di non uscire con altri amici arabi, ci autoghettizzavamo finendo per sentirci in colpa per quello che accadeva nel mondo. La musica mi ha portato fuori in maniera decisa da cose che ho visto e vissuto da piccolo, anche molto pesanti, di cui tanti rapper si vantano nei loro pezzi”.
Le amicizie che restano
Nel suo discorso, Ghali ha voluto anche sottolineare l’importanza delle relazioni nate tra i banchi. “La scuola ci aiuta a sviluppare quelle capacità che ci rimarranno per tutta la vita, e ci insegna a relazionarci con altre persone. A volte durante l’anno", ha ricordato, "scoppiavano nuove amicizie con compagni di classe con cui non avrei mai immaginato di legare: questa cosa mi è rimasta nel tempo, è una cosa speciale che la classe ti regala”.
@outpump Nella scuola che lo ha visto crescere, Ghali ha condiviso con gli studenti parole di incoraggiamento e di speranza, ricordando l’importanza della diversità come valore fondante della comunità. #ghali #rapitaliano #scuola #davedere #rapita
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Un invito al concerto, e uno sguardo al futuro
Infine, prima di congedarsi, Ghali ha lanciato agli studenti un invito speciale: partecipare al suo prossimo live, previsto per il 20 settembre alla Fiera Milano. “Sarà il mio ultimo concerto per quest’anno, per me è la conclusione di un ciclo e l’inizio di un nuovo periodo. Stiamo realizzando una cosa completamente nuova, nella città per me più importante, e sarà una sorpresa per tutti, con alcuni spoiler di nuova musica: il Gran teatro sarà il primo passo verso un nuovo immaginario e l’inizio del disco nuovo che uscirà nel 2026”.