Come usare lo stesso account WhatsApp su dispositivi diversi

Stop a secondi numeri o telefoni di scorta, d'ora in poi l’app di messaggistica istantanea WhatsApp permetterà di utilizzare uno stesso account su più dispositivi (con un massimo di quattro), sincronizzando tutti i messaggi. Da tempo gli utenti aspettavano l’annuncio di questa nuova funzionalità che renderà sicuramente la vita più agile a migliaia di persone.

Di recente, Meta ha annunciato che nelle prossime settimane la novità sarà disponibile sui dispositivi degli utenti a livello globale. Ci sono diversi vantaggi: accoppiando su più telefoni l'app, gli utenti potranno infatti associare il proprio smartphone personale con quello aziendale oltre che ciò potrebbe rivelarsi utile anche in situazioni di emergenza. Se per esempio si scaricasse o si rompesse lo smartphone principale, si potrebbe continuare a chattare comodamente con i propri contatti da un altro dispositivo: scopriamo come funzionerà la nuova features!

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Come collegare WhatsApp su più dispositivi?

I dispositivi saranno associati grazie a un codice generato da WhatsApp. Prima di tutto occorre aprire l’app sullo smartphone principale e premere sui tre puntini verticali in alto a destra accedendo così al menu a discesa (se si usa un iPhone sarà invece necessario andare sul menu Impostazioni che si trova in basso a destra). Fatto ciò, dopo aver premuto l’opzione “Dispositivi collegati” basterà selezionare il secondo dispositivo desiderato. A quel punto WhatsApp genererà un codice Qr che andrà scansionato sui dispositivi che si vogliono utilizzare. Facile, no?

Quali sono i limiti della nuova funzionalità?

Se il dispositivo principale dovesse andare offline, ad esempio per batteria scarica, sarà comunque possibile rimanere connessi. Tuttavia Meta ha deciso di inserire un limite di tempo; nel caso infatti il primo device rimanesse inattivo per 14 giorni, allora tutti gli apparecchi secondari si disconnetteranno automaticamente.

Per ora questo è tutto ciò che sappiamo riguardo l’attesissima novità, che tuttavia sarà sicuramente ancora oggetto di analisi e approfondimenti in futuro.

Marika Ruffini