
Informarsi e sapere come difendersi, proteggendo se stessi e gli altri da ciò che spesso viene chiamato “cyberbullismo”, è fondamentale per evitare di trovarsi in situazioni davvero difficili. Conoscere quali strumenti utilizzare - e a chi chiedere aiuto - nel momento in cui si dovesse subire un atto (o una serie di atti) di violenza online: questa è l’unica via per poterne uscire.
Per approfondire questo tema cruciale abbiamo chiesto agli esperti di Generazioni Connesse, il Safer Internet Centre italiano coordinato dal MIM, di spiegarci le misure previste dalla legge, le procedure per la rimozione dei contenuti illeciti e le risorsedisponibili per combattere il cyberbullismo. Grazie a loro, capiremo di più anche sulle forme di violenza online meno conosciute e le implicazioni della Rete per quanto riguarda la violenza di genere.
La violenza online, non solo cyberbullismo ma anche cyberstalking, black mailing, revenge porn…
Sempre più spesso gli atti di violenza passano attraverso le tecnologie digitali: per registrare e diffondere gli episodi in questione, oppure come veri e propri strumenti di aggressione. Come afferma Barbara d’Ippolito, Ministero dell’Istruzione e del Merito, “Molestare qualcuno/a online, rendere pubblici online foto e video di momenti intimi a scopo di vendetta, utilizzare i social network per veicolare messaggi d’odio, sessisti, razzisti, omolesbotransfobici difficili da cancellare, utilizzare le tecnologie digitali per monitorare, controllare, esercitare pressione, rappresentano solo alcune delle possibili forme in cui la violenza si manifesta.”“Ci sono molte forme di violenza online che in maniera erronea vengono identificate sotto il grande cappello del cyberbullismo - ci dice Barbara D’Ippolito -”. In realtà sappiamo che il cyberbullismo è una soltanto una delle forme di violenza online, con delle ricadute importanti anche sulla vita di ragazze e ragazzi, ma non è l'unica.”
Cyberstalking, black mailing, revenge porn, sono tra gli esempi riportati dall’esperta. In particolare nel revenge porn, spiega, “c'è la necessità di esporre una vittima, di solito una donna in questo caso. Perché poi le statistiche a livello europeo e mondiale ci parlano di una donna su tre che ha vissuto una qualche forma di violenza online, e 9 milioni di donne in Europa.”
La violenza di genere è anche online
Sembra, quindi, che le ragazze siano più esposte almeno a certe tipologie di violenza online. Le tecnologie digitali, infatti, sono influenzate dalle dinamiche di genere che già esistono nella società e, inoltre, la violenza di genere si manifesta sia online che offline: i due ambiti si condizionano reciprocamente. Ormai si parla di "onlife", un termine che indica come la realtà materiale e quella virtuale si intersecano in modo continuo. Ma la violenza di genere non si trova solo nel revenge porn o nel cyberstalking, Essa passa anche attraverso le disuguaglianze nell'accesso e nell'uso delle tecnologie digitali.“Gli ambienti digitali non sono neutri rispetto al genere, sono per così dire “genderizzati” cioè le preesistenti disuguaglianze di genere si riverberano anche all'interno degli ambienti digitali” afferma Barbara D’Ippolito. “Queste in qualche modo inficiano anche l'utilizzo e l'accesso a questi strumenti, per cui sappiamo come spesso e volentieri le abilità tecniche o l’interesse verso un certo tipo di professioni vengono più incoraggiati nei ragazzi che nelle ragazze, e questo determina un differente uso e accesso, cioè quello che noi conosciamo come Gender Gap o Digital Divide tra i generi.”
Un problema che non fa che aggravarsi sempre di più, quasi come fosse un circolo vizioso. A causa della grande connessione tra vita offline e online, chi subisce di violenza online riporta effetti sia sul piano emotivo che fisico. La conseguenza è che “anche la percezione della rete può cambiare, portando a scegliere di rimanerne volontariamente fuori, minando così il proprio diritto alla libertà, a conoscere, ad informarsi ed esprimersi liberamente”. E questo succede soprattutto alle categorie più esposte o “fragili”.
Gli strumenti contro il cyberbullismo: come segnalare i contenuti illeciti
Se il cyberbullismo può avere conseguenze devastanti sulla vita delle vittime, l’intervento per contrastarlo non può che essere incisivo. Per questo nel 2017 è stata introdotta una legge che definisce il fenomeno del cyberbullismo e che aiuta a tutelare le vittime, soprattutto tra i più giovani.“Quando parliamo di cyberbullismo la prima difesa è la prevenzione, la stessa legge 71 del 2017 è rubricata come legge per la prevenzione e per il contrasto del cyberbullismo” sostiene l’avvocato Giuliano De Luca. Per questo “occorre intraprendere costantemente iniziative di sensibilizzazione e formazione per evitare che i più giovani possano incappare in episodi di cyberbullismo”. Tuttavia, nonostante gli sforzi di prevenzione, possono verificarsi episodi di cyberbullismo. Il problema, spesso, è che una volta che un contenuto viene pubblicato online, diventa molto difficile ritrovare il controllo su di esso.
In questi casi esistono, per fortuna, risorse a disposizione, ricorda l’esperto. Il Safer Internet Centre - Generazioni Connesse, ad esempio, mette a disposizione un servizio di Hotline per la segnalazione di contenuti legati a cyberbullismo e un servizio di Helpline per offrire supporto alle vittime. Entrambe i servizi sono raggiungibili attraverso questa pagina del sito Generazione Connesse.
Inoltre, ci informa il legale, la legge 71 prevede una procedura molto chiara per richiedere la rimozione dei contenuti illeciti. Chi ha compiuto 14 anni può presentare una richiesta di rimozione dei contenuti al titolare del sito o al gestore della piattaforma online. Se il caso riguarda una persona con meno di 14 anni, la richiesta deve essere effettuata con il supporto dei genitori.
I siti o le piattaforme online devono fornire un primo riscontro entro 24 ore dalla richiesta, confermando di aver attivato la procedura di rimozione. Poi, entro le successive 24 ore, devono confermare l'avvenuta rimozione dei contenuti. È fondamentale che si attivino tempestivamente per rimuovere i contenuti dannosi.
Se questo non succede, è possibile rivolgersi al Garante Privacy, l'ente preposto alla protezione dei dati personali, attraverso un modulo di segnalazione presente sul sito. Il Garante per la Protezione dei Dati Personali ha il potere di intervenire e, entro 48 ore dalla richiesta, può ordinare la rimozione dei contenuti e sanzionare i soggetti negligenti.
Quando arriva il momento di denunciare
Il cyberbullismo può comportare anche la commissione di alcuni reati. Quindi, è possibile anche denunciare una persona da cui si subiscono violenze online. La denuncia è uno strumento diverso dalla segnalazione che serve per la rimozione dei contenuti, e a volte si rivela uno strumento necessario. In quali casi?"La denuncia deve arrivare nel momento in cui la vittima sente che quel contenuto sia stato realizzato o pubblicato per creargli un danno quindi senza liquidare il tutto come se fosse una ragazzata ma prendere seriamente ogni singolo episodio" ha spiegato l’avvocato a Skuola.net. Perché tanti ragazzi segnalano sì per togliere dalla rete il contenuto, ma poi quando si passa a dover denunciare un compagno di classe o una persona che ha fatto cyberbullismo, iniziano le remore. "Questa è una problematica, si tende sempre - dice l’esperto - a sminuire il fenomeno. Però poi dipende dai singoli casi, perché la vittima può di riuscire a sopportare i soprusi, o reagire in maniera particolarmente grave. Sono accaduti in passato episodi di suicidi dovuti al cyberbullismo. Meglio quindi intervenire in maniera decisiva e poi dopo procedere, magari, al ritiro della querela, piuttosto lasciar correre".
Nel momento in cui si segnala un contenuto per rimuoverlo, infatti, la denuncia non è automatica:"Si tratta di due binari paralleli: da un lato c'è la segnalazione per la rimozione del contenuto, dall'altro lato come opzione c'è la denuncia".
L’Intelligenza artificiale e le nuove frontiere del cyberbullismo
Insomma, chi diffonde immagini o contenuti in rete con lo scopo di fare violenza contro qualcuno può andare incontro a dei guai. E l’evoluzione delle tecnologie può nascondere risvolti ancora più rischiosi.Ultimamente, ad esempio, con lo sviluppo dell'intelligenza sono nate delle App che, da una semplice foto, possono ricavare immagini di nudo. Ci sono già stati dei casi che hanno coinvolto ragazzi e ragazze appena adolescenti.
Se ci si imbattesse in un'app del genere è necessario, secondo l'esperto, muoversi immediatamente: "In questi casi sicuramente va presentata la denuncia alla Polizia Postale. I profili sono diversi, perché si passa dal "semplice" trattamento illecito di dati personali a un reato molto più grave che è quello della pedopornografia. Per cui è importante intervenire subito, segnalare all'autorità e muoversi quanto più possibile velocemente, perché chiaramente una volta che il contenuto è diventato virale sarà particolarmente complicato procedere alla rimozione".