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hate speech

Spesso, chi pratica l'odio online, fa affidamento sul diritto alla libertà di espressione per usare espressioni offensive su qualsiasi piattaforma in rete.
È vero che chiunque dovrebbe essere in grado di esprimersi liberamente senza che nessuno censuri la propria opinione, ma per comprendere la libertà in una qualsiasi delle sue forme, si deve presumere che quest’ultima finisca quando inizia quella di qualcun altro. Se non hai mai sentito parlare di hate speech o vuoi approfondire il fenomeno, ecco una guida pratica fatta a posta per te!

L’odio ai tempi di Internet: che cos’è l’hate speech

Che cos’è l’hate speech? Il Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa già nel 1997 l’ha definito come qualsiasi forma di espressione che diffonda, inciti o giustifichi l'odio razziale, la xenofobia, l'antisemitismo o basata sull'intolleranza e la discriminazione verso orientamenti sessuali, credenze religiose o identità di genere. Nel linguaggio comune, invece, spesso si usano i termini haters o leoni da tastiera per indicare coloro che deridono e insultano gli altri utenti sui social, nascondendosi dietro allo schermo dello smartphone e del pc, fomentando così l'odio.
Oltre che a gruppi, le critiche possono essere mirate anche contro persone specifiche, ma in quanto identificate come appartenenti a “categorie di persone”, su cui gravano pregiudizi.

Hate speech, come si diffonde online

Spesso, a essere presi di mira dagli haters sono personaggi famosi, la cui notorietà talvolta viene presa come alibi per poter “dire la propria” senza considerare la loro sfera personale e privata. Ma ovviamente, può colpire chiunque. Infatti, con il dilagare del fenomeno del cyberbullismo, che si verifica quando i messaggi di odio e umiliazione sono reiterati e continui, sono soprattutto gli adolescenti a trovarsi ogni giorno in un vero e proprio incubo.
Il web, poi, può essere il veicolo per diffondere ideologie di intolleranza e di divisione, attraverso gruppi o pagine in cui si condividono immagini, video e post violenti, scabrosi o offensivi.
Questo fenomeno non è così lontano da chi ha la tua età. Chi non ha sentito parlare del recente scandalo dello “Shoah Party”? Svastiche, inni al nazismo, insulti razzisti, contenuti pedopornografici: era questo quello che si poteva trovare in un gruppo WhatsApp di alcuni ragazzini tra i 13 e i 16 anni.

L’odio non è un’opinione. E la libertà di espressione?

Il libero flusso di commenti ed opinioni è una condizione indispensabile per l'esistenza di una società democratica. Tuttavia, la libertà di espressione ha un chiaro limite nel linguaggio discriminatorio. Questi discorsi, infatti, non sono solo politicamente scorretti ma costituiscono espressioni offensive per le quali determinate persone vengono discriminate in base alla loro origine etnica o nazionale, genere, disabilità, stato sociale, religione o orientamento sessuale. Nel caso dell'odio, inoltre, viene aggiunto un elemento di provocazione e promozione del rifiuto nei confronti di un gruppo sociale.
A volte, può capitare che presi dalla rabbia o dall’indignazione, o convinti delle proprie idee, si decida di commentare o postare parole di odio nei confronti di qualcuno senza pensare a quali siano le conseguenze. Può essere successo anche a te. Quel che è importante è capire che le parole lasciano un segno, e che possono ferire come coltelli, e che si può dire la propria opinione senza violenza. Oltretutto, usando questo comportamento si corre il rischio di essere segnalati o bannati da siti e social network.

Come arginare l’hate speech: ecco dei consigli da seguire

Come tutelarsi dall’hate speech? Innanzitutto, è bene sapere che è possibile rivolgersi alle forze dell’ordine per bloccare i contenuti e segnalare profili. Prima di ogni altra cosa , comunque, se ti ritrovi ad essere vittima di tali fenomeni, è bene parlarne a un adulto, che sia uno dei tuoi genitori o dei tuoi professori, o in alternativa usare la linea di ascolto 1.96.96 - attiva 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno - e la chat di Telefono Azzurro, che accolgono qualsiasi richiesta di ascolto e di aiuto per i ragazzi che si trovano in situazione di disagio o pericolo.
Anche altri piccoli gesti possono contribuire ad arginare questi fenomeni:
  • Segnalare i casi di hate speech o di cyberbullismo;
  • Evitare di condividere, commentare o mettere like a post offensivi;
  • Se l’hater è un amico o conoscente, cercare di sensibilizzarlo a un comportamento positivo in rete;
  • Segnalare pagine o gruppi intolleranti o offensivi;
  • Non rispondere ai commenti di chi provoca per scatenare litigi o malumore (troll) e segnalarli.
Data pubblicazione 17 Gennaio 2020, Ore 8:39 Data aggiornamento 17 Gennaio 2020, Ore 8:52
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