
Da qualche giorno anche in Italia è disponibile AI Mode, la nuova modalità di ricerca di Google basata sui modelli linguistici. Un assistente intelligente che non si limita a restituire una lista di link, ma risponde direttamente alle domande degli utenti, in maniera strutturata e conversazionale.
Dietro, c’è la tecnologia Gemini, il potente modello di Intelligenza Artificiale sviluppato dalla stessa Google. Per un cambiamento che promette di rivoluzionare il nostro modo di interagire con il web.
Indice
Cosa cambia con AI Mode
AI Mode è stato presentato per la prima volta a maggio 2025 negli Stati Uniti, ed è ora attivo in quasi 50 nuovi Paesi, tra cui l’Italia. Il suo funzionamento è integrato direttamente nella barra di Google ed è disponibile anche nell’app Google per Android e iOS.
A livello pratico, AI Mode si attiva con un pulsante visibile accanto alla barra di ricerca. Una volta cliccato, cambia radicalmente l’interfaccia: i risultati generati dall’intelligenza artificiale occupano la parte centrale dello schermo, mentre i link tradizionali vengono spostati a destra, ridotti a semplice supporto informativo. L’utente non esplora più il web attraverso i classici risultati, ma riceve direttamente una risposta “completa” redatta dall’AI.
Secondo Google, “AI Mode è particolarmente utile per domande esplorative e attività complesse, come cercare informazioni, organizzare un viaggio o interpretare istruzioni articolate”. L’obiettivo è semplificare l’interazione con la Rete: invece di compiere numerose ricerche separate, l’utente può fare una sola domanda complessa e ricevere un riepilogo ordinato, con confronti, suggerimenti e approfondimenti.
Il motore tecnico dietro AI Mode
Il cuore di AI Mode è, come detto, Gemini, il modello linguistico avanzato sviluppato da Google. Quando un utente pone una domanda articolata, il sistema utilizza una tecnica chiamata “query fan-out”: scompone il quesito in molte sotto-domande, esegue ricerche simultanee e riassembla le risposte in un’unica sintesi coerente.
Nick Fox, Senior Vice President di Google per la divisione Knowledge & Information, ha spiegato così l’approccio adottato: “L’intuizione principale, per creare la ricerca basata su AI più potente che abbiamo mai costruito, è stata che gli utenti cercavano la potenza della ricerca combinata con la potenza dell’AI. Così siamo riusciti a unire la capacità di pensiero, di ragionamento e la natura conversazionale dei nostri modelli Gemini con la potenza della ricerca, per fornire un grande miglioramento”, come riporta 'Geopop.it'.
AI Mode è progettato anche per essere multimodale: gli utenti possono interagire non solo tramite testo, ma anche con immagini e comandi vocali. Inoltre, mantiene il contesto delle conversazioni, permettendo domande di follow-up.
Cosa si può fare con AI Mode
Le possibilità d’uso sono molteplici e mirano a rendere la ricerca più efficiente. Google propone alcuni esempi concreti:
- Pianificare viaggi complessi, come nel caso di “una vacanza di due giorni in Sicilia per una coppia con bambini piccoli, includendo attività adatte a loro e ristoranti gluten-free”;
- Confrontare prodotti o metodi, ad esempio “i diversi tragitti per giungere a Milano centro, confrontando tempo e spesa con mezzi differenti”;
- Approfondire tematiche complesse, mantenendo un’interazione naturale simile a quella con un chatbot;
Fox ha dichiarato che una delle cose che sorprende maggiormente gli utenti è la rapidità del sistema: “Le risposte arrivano quasi istantaneamente”.
Un futuro senza link?
L’arrivo di AI Mode rappresenta un passo importante, ma anche potenzialmente controverso. Se con AI Overviews, introdotto nel maggio 2024, l’AI di Google si limitava a generare box informativi in cima alla pagina, mantenendo comunque visibili i risultati tradizionali, AI Mode sposta il baricentro della ricerca: i link non sono più centrali, ma relegati a un ruolo marginale.
Questo potrebbe avere conseguenze rilevanti sulla struttura del web: “Google ha dato forma al web per come lo conosciamo e le persone lo usano 5mila miliardi di volte all’anno”, ha osservato la 'BBC'. Ma, sempre secondo gli analisti britannici, “AI Mode è un allontanamento radicale, perché a differenza di Overviews rimpiazza completamente la ricerca tradizionale”.
Un punto critico: le allucinazioni
Non mancano, poi, altri punti critici. A livello strutturale, uno dei limiti dell'AI Mode è quello delle cosiddette “allucinazioni”: l'intelligenza artificiale può generare risposte sbagliate o completamente inventate, presentandole come se fossero fatti. E questo potrebbe minare la fiducia nella qualità delle informazioni ricevute, soprattutto su argomenti delicati come politica, salute o economia.
Un danno per l’ecosistema del web?
Secondo alcune analisi, già con Overviews la percentuale di clic sui link era calata fino al 40%. Con AI Mode, questo impatto potrebbe essere ancora più marcato. “Con l’introduzione di AI Mode, Google sta di fatto cercando di stravolgere il suo modello di business tradizionale prima che lo faccia qualche nuovo rivale”, ha scritto il 'New York Times'.
Ma nel farlo, rischia di incrinare il meccanismo su cui si regge gran parte di Internet: Google usa i contenuti prodotti da editori, blog e siti per generare risposte, ma non restituisce più traffico in cambio. In altre parole, AI Mode potrebbe segnare la fine del “patto” implicito che ha governato finora la rete: visibilità in cambio di contenuti.
AI Mode è solo l’inizio
Per ora, AI Mode è una scheda opzionale. Google ha ammesso che si tratta ancora di un prodotto nelle sue fasi iniziali e che i risultati “potrebbero non essere sempre perfetti”. Perciò, in presenza di quesiti per cui l’intelligenza artificiale non è affidabile, il sistema continuerà a mostrare i classici risultati web.
In ogni caso, l’intelligenza artificiale sta ridisegnando il nostro modo di cercare informazioni, verso un futuro in cui non sarà più l’utente a esplorare il web, ma sarà l’AI a farlo al suo posto.