
Tutti online, costantemente: il 2020, complici la pandemia e le regole di distanziamento sociale, è stato l'anno in cui la nostra dimensione digitale probabilmente ha preso il sopravvento su quella analogica. Ciò vale soprattutto per gli adolescenti, di fatto bloccati in casa per la maggior parte delle loro giornate da quasi un anno. A confermarlo una ricerca condotta da Generazioni Connesse - il Safer Internet Center Italiano, coordinato dal ministero dell'Istruzione - curata da Skuola.net, Università degli Studi di Firenze e Sapienza Università di Roma – CIRMPA - in occasione del Safer Internet Day 2021. A rispondere 5.386 studenti di scuole secondarie di primo e secondo grado. Attualmente, infatti, circa 6 giovani su 10 dicono di essere connessi mediamente tra le 5 e le 10 ore al giorno, quasi 1 su 5 di essere “sempre connesso”; numeri più che raddoppiati rispetto a una rilevazione simile effettuata subito prima dello scoppio della pandemia, quando “solo” 1 su 3 affermava di passare online almeno 5 ore al dì.
Ormai più nessuno può permettersi il lusso di rimanere offline. Così, se fino a dodici mesi fa una piccola quota (4%) dichiarava di essere raramente (o addirittura mai) connesso, oggi i “disconnessi” sono praticamente scomparsi (1%). Con tutti i rischi e gli effetti collaterali – sociali e psico-fisici - del caso. A partire dall'esplosione, quantomeno percepita, dei pericoli che la Rete aiuta ad amplificare. Su tutti il cyberbullismo: per il 59%, infatti, negli ultimi mesi c’è stata una crescita degli episodi di 'bullismo digitale'. Per fortuna, di contro, l'isolamento in casa ha contribuito a una tendenziale diminuzione del bullismo 'classico': i casi, per il 43%, dall'inizio della pandemia sono calati. Ma il segnale è chiaro: non bisogna abbassare la guardia nel contrasto a questi fenomeni.
In ogni caso, tra i giovani adolescenti cominciano a fare effetto le campagne sull’uso consapevole della Rete: nonostante la sovraesposizione online, 4 ragazzi su 10 hanno visto rimanere stabili o addirittura più rari i casi di cyberbullismo; non sono pochi. La percezione dei rischi sale: ad esempio, 9 su 10 si dicono infastiditi quando, navigando, si imbattono in episodi di cyberbullismo. Non bisogna, però, abbassare la guardia perché l’educazione digitale aiuta studenti, insegnanti e genitori a prevenire o ad affrontare le situazioni più complesse.
Infatti l'educazione a un uso corretto delle tecnologie pare stia portando sempre più giovani ad attivarsi concretamente per aiutare chi si trova invece in difficoltà: l'85% degli intervistati dice di aver dato a un proprio coetaneo almeno una volta - durante la pandemia – uno o più consigli sull'uso corretto del web. Le raccomandazioni più gettonate? Non condividere dati sensibili, fare attenzione alle persone conosciute online, segnalare contenuti inappropriati, non diffondere foto e video personali e di altri.
Attraverso la rete e la condivisione dei contenuti, è cresciuto l’impegno sociale di studentesse e studenti nei confronti di temi rilevanti come il Climate Change e il Global Warming, o ancora il movimento Black Lives Matters. Infatti, il 53% dei partecipanti dichiara di aver usato i social per impegnarsi a sostenere queste cause.