
Niente riforma dell’università, per il momento. La discussione del disegno di legge è stata rinviata al 14 ottobre, ma la sua approvazione è sempre più in bilico. La Gelmini seccata per la battuta d’arresto propone un concorso per i ricercatori, in alternativa si parla di un aumento in busta paga per i ricercatori disposti a fare anche lezione.
In sostanza le proteste di questi ultimi che stanno bloccando l'avvio dell'attività didattica in molte università sembrano aver colto nel segno.GELMINI: SONO RAMMARICATA - Dopo l’approvazione al Senato, la riforma Gelmini dell’università è stata bloccata: troppo stretti i tempi per discuterla, e quindi è stato deciso di rinviare tutto al 14 ottobre. Il Ministro dell’istruzione non ha apprezzato questa decisione e ha commentato così: “Sono rammaricata, ma rispetto qualunque scelta farà il Parlamento” e continua “Il governo più che proporre un testo di riforma e trovare le risorse altro non può fare. Per mesi mi sono sentita dire che non si possono fare le riforme senza risorse, che non si fanno le nozze coi fichi secchi. Oggi abbiamo la riforma e le risorse. Questo, però, pare non bastare”.
RIFORMA A RISCHIO - Il problema va oltre il semplice rinvio dell’esame della riforma. Il rischio è che i tempi si allunghino ben al di là del 14 ottobre o che addirittura la riforma non venga mai approvata. Da una parte, infatti, bisogna considerare l’attuale situazione politica che non sembra essere più molto stabile, ma in particolare, a preoccupare è la sessione di bilancio che inizierà alla Camera proprio il 15 ottobre. Dal momento che la discussione sul bilancio pone in secondo piano tutti gli altri provvedimenti, l’esame del ddl in questione potrebbe slittare anche di un mese.
RETTORI UNIVERSITARI PREOCCUPATI PER IL RINVIO - Le reazioni di disappunto per questa battuta d’arresto vengono anche dai rettori universitari. Enrico Decleva, presidente della Crui (Conferenza dei Rettori delle Università italiane) è preoccupato per il possibile vuoto legislativo che, sostiene, “potrebbe per contro prolungarsi di nuovo per anni, bloccando, tra l'altro, le procedure sul reclutamento che interessano tanti giovani studiosi meritevoli”.
SI SPERA IN UNA RIFORMA CONDIVISA - Soddisfatti invece gli esponenti dell’opposizione e i ricercatori che confidano in un tempo più lungo per poter discutere sugli emendamenti e dare vita ad una riforma che sia partecipata e condivisa; ma soprattutto, ci si augura che nel frattempo vengano disposte ulteriori risorse finanziare a favore dell’università e della ricerca.
CONCORSI O AUMENTI DI STIPENDIO PER RICERCATORI - Intanto vengono avanzate nuove proposte nel tentativo di tranquillizzare i ricercatori. L’idea del ministro Gelmini è quella di indire un concorso «di un congruo numero di posti» di associato all'anno nei prossimi sei anni (a partire dal 2011) e la reintroduzione degli scatti stipendiali. Ma da parte del ministero dell'Istruzione si sta valutando pure l’ipotesi di un aumento di stipendio per i ricercatori che vogliano anche fare lezione. Vi ricordiamo, infatti, che al momento i ricercatori non sono tenuti a tenere lezioni universitarie, di fatto però, è proprio sul loro contributo che si reggono gran parte dei corsi di studio. Peccato che questa soluzione non solo appaia come un “contentino”, ma soprattutto a conti fatti risulterebbe forse più costosa dell’alternativa di assumere nuovi professori associati.