
Il post su Reddit è di un professore universitario: il docente, ricercatore nel campo delle materie umanistiche, ha raccontato una vicenda surreale (o forse fin troppo reale?) che riguarda uno dei suoi studenti.
L'argomento? Una tesi magistrale scritta per metà con ChatGPT, senza neanche troppa fantasia.
Il professore ha smascherato il plagio digitale con un paio di semplici domande all'IA stessa, ritrovando le frasi identiche della tesi tra le risposte generate.
Un mix di "citazioni" inventate, argomentazioni zoppicanti e frasi vuote, che hanno messo il docente davanti a un grosso punto di domanda: è questo il futuro della formazione accademica?
E, soprattutto, come si deve comportare di fronte a tutto questo?
Indice
Il docente alle prese con lo studente che usa ChatGPT per la tesi
“Sono ricercatore e docente in una materia umanistica”, si presenta il prof su reddit.
“Al momento seguo come relatore una tesi magistrale su un tema scelto dallo studente stesso, come in genere faccio con i miei studenti (mi sembra meglio che assegnare temi di mio gusto, specialmente in magistrale)”.
E poi entra nel merito della situazione: “Tralasciando i vari problemi avuti con lo studente (scrittura penosa, capacità di argomentare non pervenuta, organizzazione del testo assente), a pochi giorni dalla consegna ufficiale, suddetto studente - già in mega ritardo rispetto al piano di lavoro concordato - mi manda la tesi finita, a suo dire”.
E qui inizia il vero problema, il nucleo nevralgico della questione che lo ha spinto al post su Reddit: “Ci metto molto poco a capire che metà della tesi è stata redatta con chatGPT: oltre ai dati sconclusionati, citazioni che non esistono e frasi ridondanti imbellettate ma prive di contenuto reale, mi basta porre un paio di domande alla macchina nel modo corretto per ricevere le stesse frasi riportate nella tesi paro paro”.
“Trovo tutto ciò imperdonabile”
Il prof è allibito, forse anche un po’ arrabbiato, sicuramente deluso: “Trovo tutto ciò imperdonabile, ma sono comunque un tonno e non l’ho silurato seduta stante come forse avrei dovuto fare”.
Buono, certo, ma fino a un certo punto: “Gli ho detto comunque di non prendermi per il cu*o e di lavorare per davvero, altrimenti non si laureerà mai - e di certo non alla prossima sessione di laurea.
Da qui si passa alle domande, rivolte alla community di Reddit. La prima, rivolta agli studenti: “È ora così comune usare chatGPT per scrivere senza neanche un filo di spirito critico o mi son beccato io un soggetto particolarmente scemo?
La seconda, rivolta ai colleghi professori: “Vi son mai capitate cose simili? In questi casi come vi comportate?”.
Dal punto di vista degli studenti: “Ritengo ChatGPT molto utile, ma va sempre revisionato”
Tra i commenti, sono quasi tutti d’accordo, professori e studenti. La questione può essere riassunta grazie a un commento in particolare: “Non sai come scrivere qualcosa? Chiedi a chatGPT un esempio, e riscrivilo. Un copilota assolutamente molto utile, ma il pilota sei tu. Da non dimenticare”.
E poi arrivano le risposte alle domande. Tra gli studenti ci sono quelli che confermano: ChatGPT è molto utilizzato. “Ma onestamente non penso sia tanto diverso dalla gente che scopiazza dai risultati di Google senza manco cambiare le parole”, scrive qualcuno. “Le IA generative hanno solo reso ancor più evidente questa cosa”.
O ancora: “Ritengo chatgpt molto utile da studente per organizzazione e per velocizzare molte parti di scrittura e bibliografia, tuttavia tutto ciò che esce da chatgpt ha bisogno di essere sempre revisionato, spesso ritoccato e a volte totalmente rifatto”.
Dal punto di vista dei professori: “Nel mio dipartimento porterebbe alla bocciatura istantanea della tesi”
E poi arrivano i professori. C’è per esempio un altro docente e ricercato in ambito umanistico, sebbene non in Italia: “Nel mio dipartimento un evento come quello descritto da te porterebbe alla bocciatura istantanea della tesi, e ad un ammonimento ufficiale per lo studente. Dovesse essere già la seconda volta che lo studente viene ripreso per plagiarism / misconduct allora il risultato sarebbe l’espulsione dal corso di laurea”.
Qualcun altro (un po’ più perverso) dice: “Ho avuto pure io uno studente del genere, l'avrei silurato, ma d'accordo con il professore abbiamo massacrato il candidato in sede di esame e fatto passare con il minimo dei voti”.
E arriva anche l’aneddoto indiretto: “Mio padre, ricercatore chimico presso il più importante ente di ricerca pubblico italiano, ha diversi studenti in tesi magistrale, dottorato, borse di ricerca etc. Al piano sopra al suo arriva uno studente, mediamente incapace e con zero voglia, rimanda fino all'ultimo elaborazione della tesi, ad un certo punto compare con tutto fatto e finito. Tempo zero si accorgono che è fatta con chat gpt. Urlata impressionante e rimandato alla sessione di laurea dopo con il monito di ‘se devi farlo fare da altri, controlla che sia fatto bene e giusto’”.
E, a ribadire il concetto, l’osservazione che tutti, in fondo, coviamo dentro di noi: “Secondo me andava silurato non per il fatto di aver usato chatgpt, bensì per il fatto di non aver imparato ad usarlo abbastanza bene da non farsi sgamare”.