
La fuga dei cervelli, un fenomeno in continua crescita in Italia, sembra che stia finalmente ricevendo attenzione da parte delle istituzione. Non a caso, il Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha presentato un piano che punta a rendere il sistema accademico e di ricerca italiano più competitivo, per incentivare la sua attrattività agli occhi dei giovani ricercatori che hanno cercato fortuna all’estero.
Il piano, come riporta 'Il Sole 24 ore', prevede varie fasi: si parte dal primo intervento concreto, ovvero un avviso pubblico che verrà pubblicato prossimamente e sarà sostenuto da un finanziamento continuo. Ecco nel dettaglio cosa prevede il piano.
Un piano strutturato in più fasi
La strategia illustrata dal Ministero dell’Università e della Ricerca non prevede, dunque, un’azione isolata ma una serie di interventi pensati sul lungo periodo. Bernini ha spiegato che l’obiettivo è rendere il sistema accademico italiano "più attraente", specialmente per i giovani ricercatori italiani che si sono trasferiti all’estero.
La prima fase prevede un bando di 50 milioni di euro per attrarre giovani italiani e stranieri che hanno vinto i prestigiosi Erc Starting Grants o Erc Consolidator Grants, ovvero programmi di ricerca finanziati dall'European Research Council, destinati a ricercatori di eccellenza di ogni età e nazionalità, che intendono svolgere attività di ricerca di frontiera negli Stati membri dell'Ue o nei Paesi associati.
Nel dettaglio, lo Starting è destinato a ricercatori con 2-7 anni di esperienza post-dottorato e un curriculum promettente; il Consolidator, invece, è dedicato a ricercatori con 7-12 anni di esperienza post-dottorato, che abbiano già dimostrato indipendenza e maturità scientifica.
Il finanziamento però, spiega il Ministro, non si fermerà qui ma avrà un sostegno economico continuo.
Chi può partecipare al bando?
Per essere ammessi, i ricercatori devono aver concluso il loro progetto in una “Host Institution” estera (università o centro di ricerca) e aver continuato la loro attività fuori dall'Italia.
L’idea è quella di coinvolgere chi sta già lavorando all’estero, ma è desideroso di tornare nel nostro Paese o di trasferirsi da queste parti per la prima volta.
Le proposte progettuali che arriveranno potranno durare fino a 36 mesi, dando ai ricercatori il tempo necessario per sviluppare idee innovative.
Un altro aspetto interessante è che il bando è aperto anche a ricercatori stranieri, incentivando quindi il trasferimento di competenze internazionali in Italia.
Un’ulteriore spinta economica
Il piano, però, non si limita a questo primo intervento. Oltre ai 50 milioni dedicati al rientro dei ricercatori, sono stati stanziati 5 milioni per progetti di cooperazione internazionale e 20,3 milioni per il sostegno alla ricerca nelle università e nei centri di ricerca.
Investimenti, questi, che fanno parte del decreto First, firmato lo scorso mese con l'obiettivo di sostenere le istituzioni italiane nella loro capacità di attrarre e formare ricercatori di alto livello.
Il Ministro Bernini ha sottolineato che, oltre a queste risorse iniziali, sono in fase di progettazione altri capitoli di bilancio per aumentare ulteriormente i fondi destinati alla ricerca, creando un sistema sempre più competitivo.