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violenza sulle donneQuasi tremila chiamate in soli tre mesi. Da gennaio a marzo del 2022, tremila ragazze, donne, professioniste, studentesse, pensionate, casalinghe hanno subito violenza e hanno deciso di chiamare il numero apposito 1522.
Parliamo al femminile perché, di queste tremila storie di minacce, abusi, stalking, persecuzioni di vario tipo, solo il 2% appartiene a una persona che si riconosce nel sesso maschile.
Sono numeri in crescita rispetto al passato. A poco, sembra, è servita la ricorrenza della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che ogni anno vuole sensibilizzare sul tema. Perché nel primo trimestre 2018 le chiamate al 1522 si fermavano a 2.595. Addirittura, nel 2019 e nel 2020 c’è stata una riduzione e sono state “solo” rispettivamente 2251 e 2103. Poi la pandemia, il lockdown e il boom: 4310 le segnalazioni nel 2021, che sono poi scese a 2966 nel 2022.

Un terzo delle donne che chiamano il numero antiviolenza ha meno di 35 anni

La violenza coinvolge in buona parte anche le giovani e le giovanissime. I numeri Istat, elaborati dal blog Angolodonne.it, riguardano quelle vittime di violenza che, non ci dimentichiamo, hanno avuto il coraggio di alzare la cornetta. Quante ce ne siano di silenziose e inascoltate, non è dato saperlo. Se quindi questi numeri possono già di per sé impressionare, davvero allarmante è pensare quale sia l’autentica portata del problema.
Soprattutto se consideriamo che giovani e ragazzi non ne sono al riparo. Il 9,6% delle telefonate sono provenute da ragazze tra i 18 e i 24 anni, il 15,9% da giovani tra i 25 e i 34 anni. Il 2%, addirittura da minorenni. Ma tutte le fasce d’età sono soggette alle violenze, che nel 90,6% dei casi proviene da una mano maschile. Addirittura il 9,8% delle richieste d’aiuto proviene da anziane oltre i 65 anni, il 10,5% da donne tra i 55 e i 64 anni, il 17,8% tra i 45 e i 54 anni. E poi la fetta più consistente, quella delle vittime tra i 35 e i 44 anni, a cui si riconducono il 21,7% delle segnalazioni.

La violenza è dentro casa

Spesso sentiamo dire che sono proprio le persone più vicine quelle da cui ci si deve difendere. Mariti, compagni, amici, parenti. E i dati confermano questa teoria, perché in un terzo dei casi (31%) le telefonate al numero antiviolenza denunciano abusi da parte del coniuge. Nel 13,9% dei casi è il convivente a essere l’autore della violenza, ma anche l’ex partner nel 10,9%. Quando diciamo, poi, che spesso la violenza è dentro casa, l’affermazione può essere presa alla lettera, in quanto le prepotenze si svolgono all’interno dell’abitazione nel 70,1% dei casi. Molto allarmante anche il dato secondo cui il 2,1% delle violenze avrebbe luogo sul posto di lavoro, in strada (1,3%) e in casa altrui (3,1%).

Denuncia solo il 4,3% delle vittime

I soprusi sul genere femminile che spingono molte donne a chiamare il numero d’emergenza non sono solo di natura fisica. Ma lo sono per la maggior parte, visto che interessano il 44% delle telefonate. Una grande fetta, tuttavia, viene occupata da quelli di tipo psicologico: offese, insulti, umiliazioni, svalutazioni, possessività e limitazione delle libertà personali sono indicate dal 34,1%. Non finisce di certo qui. Una parte non indifferente la fanno le violenze sessuali (6,1%), anche nei confronti del partner e le minacce (5,8%). A seguire, molestie sessuali (1,5%) e violenze economiche (1,3%).
Quello che forse più salta all’occhio dall’elaborazione è che a fronte di questo quadro piuttosto inquietante, soltanto il 4,3% delle vittime denuncia gli episodi di violenza. Nel 16,6% dei casi, non si vuole denunciare per non compromettere la famiglia, ma una quota simile ha paura del violento (16%), mentre tra gli altri motivi della mancata denuncia ci sono la mancanza di un posto sicuro dove andare (8,6%) o il timore di deludere la famiglia (3,4%).