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Un tredicenne su tre non sa usare Internet per la Dad

Il secondo anno scolastico quasi interamente in didattica a distanza sta per terminare ed è lecito fare un bilancio dell’esperienza digitale vissuta dai tanti docenti e studenti italiani. La tecnologia fa ormai parte della nostra quotidianità, ma se vi dicessimo che una buona parte dei nativi digitali non ha ancora acquisito le competenze base per l'uso dei dispositivi che quotidianamente maneggia? A confermarlo – e a far riflettere – è la prima indagine pilota realizzata da Save the Children sulla povertà educativa digitale in Italia.

Ecco i risultati della rilevazione condotta su un campione di 772 alunni iscritti all’ultimo anno della scuola secondaria di primo grado.

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    Vengono definiti “nativi digitali” i bambini nati nell’era digitale, ovvero nell’epoca in cui la tecnologia è utilizzata fin dall’infanzia nella socializzazione primaria. Essere nati dopo l’avvento della tecnologia e dei social network, però, pare non trasmettere di diritto tutte le competenze in ambito digitale. A confermalo è la prima indagine pilota sulla povertà educativa digitale realizzata da Save the Children su un campione di 772 bambini di 13 anni in 11 città italiane: Ancona, Chieti, Mestre, Milano, Napoli, Udine, Palermo, Roma, Torino, Velletri e Sassari. I risultati ottenuti? Non sempre convincenti: nonostante il periodo in didattica a distanza, il 29,3% degli alunni del campione non è in grado di scaricare un file da una piattaforma scolastica e il 32,8% non sa utilizzare un browser per fini formativi. L’11%, invece, non sa condividere lo schermo durante una videochiamata. In cosa sono più ferrati? Per la stessa rilevazione inserita nel report “Riscriviamo il Futuro”, gli alunni hanno affermato di saper usare principalmente gli strumenti digitali per eseguire, installare, aggiornare software (97,4%), accendere ai dispositivi con account e password (95%), inviare email (91,6%) e scrivere un documento word (91,3%).

    Nativi digitali: non usano la rete per conoscere l’attualità

    La rilevazione fatta da Save the Children sottolinea inoltre l’opinione dei nativi digitali nei confronti delle potenzialità degli strumenti digitali. Cos’è dunque ad attirarli maggiormente? Il 67,6% degli alunni intervistati ha affermato di vedere positivamente gli strumenti digitali per conoscere e imparare cose utili per le proprie passioni e il 45,6% per conoscere e imparare cose utili per lo studio. La rete viene utilizzata come strumento per conoscere l’attualità e per poter partecipare attivamente? Non proprio, a crederlo è solo il 14,1%. C’è qualcosa che turba il rapporto dei giovani nativi digitali con le nuove tecnologie? Se il 66,2% degli intervistati ha dichiarato di avere paura nello scaricare virus o malware, solo il 22,8% ha come appannaggio la questione delle fake news e solo il 34,5% ritiene che l’esposizione dei propri dati sensibili sia un argomento preoccupante.

    Le alternative allo studio? Ecco quelle più divertenti: