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Studenti a scuola

Paletta in mano e giubbino catarifrangente: gli inossidabili nonni sono l’ultimo baluardo della sicurezza fuori dalle scuole. Nelle vesti inedite di vigili volontari, spesso suppliscono all’assenza di presìdi strutturati, garantendo ogni mattina l’incolumità dei più piccoli. E accade spesso, specie in un Paese dove, in molte città, mancano persino semafori o attraversamenti pedonali nei pressi degli istituti scolastici.

Di sicurezza a scuola, infatti, si discute spesso, ma quasi sempre guardando dentro le aule. Raramente, invece, si volge lo sguardo a ciò che accade fuori dai cancelli, dimenticando i rischi che gli studenti affrontano ogni giorno nel tragitto casa-scuola o negli spazi antistanti gli istituti. Eppure, prima ancora di entrare in classe, a scuola bisogna arrivarci, e possibilmente incolumi.

Un principio che sembra essere tanto ovvio quanto disatteso - specie a certe latitudini - se si scorrono i dati del ‘XXV Rapporto di Legambiente sulla qualità degli edifici e dei servizi scolastici’, analizzato da noi di Skuola.net

L’indagine fotografa, infatti, un’Italia a più velocità, dove la sicurezza degli spazi esterni - fondamentali per proteggere gli studenti nei momenti di ingresso e uscita - non è sempre garantita. E lo stesso vale per la mobilità casa-scuola, il primo e forse più trascurato banco di prova della sicurezza quotidiana degli studenti.

Indice

  1. Scuole a rischio già dal marciapiede
  2. I “nonni vigili” in prima linea
  3. Zone 30 e strade scolastiche
  4. Scuolabus e trasporti dedicati: un servizio ancora per pochi
  5. Pedibus e bicibus: la mobilità sostenibile resta una rarità
  6. Pochi progetti e troppa disomogeneità

Scuole a rischio già dal marciapiede

Innanzitutto, i dati confermano che, anche fuori dagli edifici, la scuola italiana non è sicura per tutti: la protezione degli studenti varia in modo drastico a seconda della latitudine. A livello nazionale, ad esempio, gli attraversamenti pedonali sono presenti davanti al 64,4% delle scuole - dato abbastanza basso di per sé - con una distribuzione tutt’altro che uniforme: si arriva all’83% al Centro, mentre il Sud si ferma al 49,2% e le Isole al 56%. Anche le aree di sosta dedicate alle auto seguono lo stesso schema, con una media nazionale del 45,7%, che però oscilla dal 69,8% del Centro al modesto 13,9% delle Isole.

Ancora più critico è il quadro dei dispositivi di sicurezza “verticali”. I semafori pedonali, indispensabili per regolare i flussi in prossimità degli istituti, si trovano solo presso il 6,8% degli edifici, con punte dell’8,3% al Nord e appena lo 0,3% nelle Isole. Le transenne parapedonali, utili per indirizzare il passaggio dei pedoni e ridurre il rischio di incidenti, sono presenti nei paraggi di appena l’8,3% delle scuole, quasi esclusivamente al Nord (14,6%) e praticamente assenti nelle regioni insulari.

I “nonni vigili” in prima linea

Per fortuna, come detto, resistono i presidi “umani”, come i “nonni vigili”, volontari che piantonano gli attraversamenti pedonali per accompagnare i più piccoli in sicurezza. Sono attivi in media nel 9,5% degli edifici, ma con grandi disparità a livello territoriale: raggiungono il 32,5% nelle Isole, mentre si fermano al 3,2% al Centro e al 3,5% al Sud. Segno che in molte zone d’Italia, la sicurezza dei bambini continua a poggiare anche sul volontariato civico.

Zone 30 e strade scolastiche

Non va meglio sul fronte delle politiche di moderazione del traffico. Solo il 26,1% delle scuole si trova all’interno di Zone 30, aree in cui la velocità dei veicoli è ridotta per proteggere pedoni e ciclisti. Anche in questo caso il Nord è in testa (36,6%), seguito dal Sud (23,1%), dal Centro (14,3%) e dalle Isole (3,5%).

Ancora più marginale la diffusione delle cosiddette “strade scolastiche”, spazi chiusi al traffico negli orari di ingresso e uscita: presenti appena nel 7,3% degli edifici, con il Nord (12,2%) unica area a superare la media nazionale, mentre il resto del Paese resta indietro.

Tabella 1

Scuolabus e trasporti dedicati: un servizio ancora per pochi

Volendo fare un ragionamento ancora più generale, un’occasione di autonomia per gli alunni (e un sostegno concreto per le famiglie) nei flussi di entrata e uscita dalle scuole potrebbero essere i servizi comunali dedicati al trasporto scolastico. Peccato che i dati raccontano uno scenario piuttosto frammentato a livello territoriale.

Secondo Legambiente, solo il 18,8% degli edifici scolastici italiani è raggiunto dallo scuolabus, con una copertura che varia sensibilmente a seconda delle zone: il Centro Italia guida con il 26,6%, seguito dal Sud (16%), dalle Isole (15,6%) e dal Nord (15,3%). Poche le eccezioni virtuose, come Brindisi, Fermo e Ragusa, dove il servizio copre la totalità degli istituti.

Il servizio di linea scolastica - corse di autobus dedicate agli orari d’ingresso e uscita - è, invece, presente solo nell’11,1% degli edifici, con percentuali più alte al Sud (15,4%) e al Centro (14,4%), mentre nelle Isole è quasi del tutto assente (0,1%).

Quanto alla gratuità del trasporto, garantita in media dal 38,4% dei Comuni, le disparità restano ampie: il Sud tocca il 46,7%, le Isole il 61,5%, mentre Nord e Centro si fermano rispettivamente al 32,5% e al 27,8%.

Pedibus e bicibus: la mobilità sostenibile resta una rarità

Anche sul fronte della mobilità sostenibile, i progressi latitano. Il pedibus - percorsi casa-scuola sicuri a piedi - è attivo solo nel 4,7% degli edifici. In testa c’è il Nord (6,9%), seguito dal Centro (4%), dal Sud (2,8%), mentre nelle Isole il servizio è assente.

Tra le esperienze più virtuose figurano quelle delle città di Cesena, Cosenza, Cremona, Pescara e Pordenone, dove il pedibus è sostenuto da solide reti di volontariato (presenti nel 79,5% dei casi, con punte dell’85,7% al Centro Italia) o da progetti finanziati ad hoc.

Ancora più rara è la diffusione del bicibus, la versione “su due ruote” del servizio a piedi: secondo Legambiente, appena sette Comuni in tutta Italia lo hanno attivato - tra cui Aosta, Bologna, Cremona, Genova, Mantova e Reggio Emilia - e gli edifici che ne beneficiano rappresentano appena lo 0,1% del totale. E nessuno si trova al Sud o nelle Isole.

Neppure le infrastrutture per chi volesse andare a scuola in bicicletta sono sufficientemente diffuse: solo il 17,5% delle scuole si trova in prossimità di piste ciclabili, con il Nord (29,8%) nettamente avanti rispetto al Centro (6,1%), al Sud (3,9%) e alle Isole (4,6%). Più incoraggianti i dati su città come Bolzano, Cosenza, Ferrara e Reggio Emilia, dove la scuola si raggiunge in bicicletta in condizioni di reale sicurezza.

Le rastrelliere per bici, indispensabili per mantenere ordine e proteggere gli spazi esterni, sono presenti nel 41,9% degli edifici: ancora una volta, il Nord guida (60,2%), seguito dal Centro (35,9%), mentre il Sud si ferma al 10,3% e le Isole al 14,3%.

Pochi progetti e troppa disomogeneità

A chiudere il quadro è la scarsa diffusione dei progetti di mobilità partecipata, attivi in appena il 39,7% dei Comuni. Il Centro si distingue con il 54,5%, seguito dal Nord (50%), mentre il Sud e le Isole restano indietro, rispettivamente all’11,1% e al 12,5%.

Tabella 2

 

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