Matteo Bortone
Autore
ChatGPT

Avete mai immaginato ChatGPT come una persona. Con le risposte alle nostre domande che, anziché da un computer, vengono date da un umano? E soprattutto, che tipo di persona sarebbe?

Un recente studio dell'Università di Harvard ha provato a dare una risposta, analizzato a fondo la "mente" di ChatGPT e - utilizzando i dati del World Values Survey - confrontando i suoi valori con quelli di oltre 60 Paesi in tutto il mondo.

Il risultato ha dell'incredibile: il chatbot è in perfetta linea con i valori dell’Europa Occidentale. E, se avesse una cittadinanza, sarebbe tedesca. Dunque, addio neutralità totale, e benvenuta "identità" culturale.

Ma perchè ChatGPT sarebbe proprio un tedesco?

Indice

  1. Un chatbot con i valori della Germania
  2. Esportiamo cultura

Un chatbot con i valori della Germania

Lo studio di Harvard è arrivato a una conclusione che fa riflette: ChatGPT non emula l'uomo, però pensa come la maggior parte delle persone dell’Europa Occidentale. Nello specifico, si esprime come la Germania. Mentre è più lontana rispetto a nazioni come la Cina, l'India o la Nigeria.

Un aspetto cruciale, questo, perchè si tratta di circa 4 miliardi di persone la cui visione del mondo è di fatto, quasi mai, presa in considerazione dal modello. Immaginate qualcuno che in Pakistan chiede consiglio a ChatGPT: questo riceverà valori tedeschi con un accento americano.

Mentre, dunque, noi crediamo che le risposte che riceviamo dai chatbot siano universali, in realtà queste sono il risultato di una specifica cultura.

Esportiamo cultura

Un'indagine del genere non è un semplice esercizio. Infatit, quando si parla di IA, non si tratta solo di algoritmi o di bias tecnici. Bisogna considerare anche quale modello di moralità stiamo davvero incorporando nelle macchine che plasmeranno il nostro futuro. Provate a fare una domanda a ChatGPT tipo:

  • “Devo dare la priorità alla famiglia o alla carriera?” 
  • “Qual è il modo giusto per risolvere questo conflitto?”
  •  “Questo comportamento è accettabile?”

Come abbiamo spiegato, le risposte non saranno neutrali. Lo studio è chiaro: "Otterrete la risposta di un individualista occidentale".

Man mano che l'IA si afferma come l'interfaccia per la nostra istruzione, il lavoro e persino l'etica, dobbiamo perciò essere consapevoli di una cosa fondamentale: non stiamo esportando intelligenza. Stiamo, in realtà, esportando cultura.

Perché l'intelligenza artificiale non è così artificiale come sembra, è profondamente culturale. Se la nostra IA pensa come appena il 15% della popolazione mondiale, ci stiamo davvero sviluppando in modo equo o stiamo semplicemente automatizzando i valori occidentali con una migliore esperienza utente?

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