
Ha fatto scalpore la storia di una sedicenne di Vasto che ha subito un ricatto continuo da due coetanei da quando aveva quattordici anni: “o fai sesso con noi o diffondiamo tuoi filmati e fotografie intimi in rete”.
Le minacce risalgono al 2016, quando la ragazza ha frequentato uno di loro, vivendo la classica relazione tra ragazzini. Durante i primissimi approcci, però, è stata filmata col cellulare. Questi video sono stati poi usati dal ragazzo come arma per costringere la giovane ad avere ancora rapporti prima solo con lui, poi anche con un altro.
Solo oggi, dopo due anni di abusi, ha trovato il coraggio di denunciare gli aguzzini alla caserma dei carabinieri, spinta anche da un’amica. La famiglia della ragazza non aveva idea di cosa le stesse accadendo.
“Vieni oggi pomeriggio o mi arrabbio…”
Dai messaggi trovati nel cellulare della ragazza, ora prove nel procedimento contro i due aguzzini, vessazione psicologica e ricatto emergono chiaramente. La sedicenne era forzata ad avere rapporti quando volevano i bulli, che la tenevano sotto scacco minacciandola continuamente di diffondere il materiale pornografico che avevano su di lei.Il materiale non si limitava più solo ai filmati dei primi approcci, ma anche a fotografie scattate durante una delle violenze consumate, in cui la ragazza è stata costretta ad assumere cannabis per “essere più disinibita”. I due persecutori, minorenni anche loro, dovranno ora rispondere a svariati capi d’accusa: concorso tra loro di riduzione in schiavitù, violenza sessuale di gruppo, cessione di sostanze stupefacenti aggravata dalla minore età di chi l’ha ricevuta e pornografia minorile.
Revenge porn: il cyberbullismo a sfondo sessuale
Dagli ultimi dati emersi dalla ricerca congiunta sell’Osservatorio Nazionale Adolescenza e Skuola.net parlano chiaro. Il cyberbullismo va sempre più a colpire la sfera sessuale degli adolescenti.Il sexting, l’invio di immagini sessualmente esplicite tramite internet, comincia già a undici anni. Tra i giovanissimi, la fascia 11-13 anni, il 6% invia abitualmente immagini o video intimi a fidanzatino, amici o in chat di gruppo. E oltre due su tre tra questi sono ragazze. Tra i 14 e i 19 anni la percentuale di chi invia contenuti intimi aumenta, arrivando a circa il 10%.
Scendendo nello specifico del fenomeno chiamato revenge porn (vendetta pornografica), l’atto di bullismo vede un ragazzo pubblicare su social e chat di gruppo materiale di natura sessuale che riguarda la ex ragazza. Lo scopo dell’azione è andare a ledere la dignità della persona, umiliandola pubblicamente. Nella maggioranza dei casi le vittime sono ragazze.
Secondo un'altra indagine di Skuola.net e Osservatorio Nazionale Adolescenza, condotta online nel marzo 2017, su un campione di 3.100 studenti tra i 14 e i 19 anni, uno su tre ha avuto rapporti intimi completi. Di questi, il 17% dei maschi considera normale filmarsi durante i rapporti sessuali e quasi la metà di questi dichiara di aver fatto girare questi video tra amici, come trofeo.
Le registrazioni, però, possono venire sfruttate per ricatti al termine della relazione. Guardando al campione femminile, il 7% delle ragazze dichiara di essere stata filmata e ben il 70% di queste ha subito un ricatto a causa di queste immagini. Le conseguenze di questi atti sulle vittime sono gravi, dai problemi psicopatologici ai casi in cui la vittima, annientata dal senso di vergogna, arriva al suicidio – come Tiziana Cantone. Casi di cronaca come questo evidenziano come l’educazione sessuale e l’educazione all’affettività siano approssimative o addirittura inesitenti nelle scuole.