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Giorgia Meloni con la figlia
Fonte: Il Messaggero

Non ha retto il peso dell’odio che si è riversato contro di lui. Parliamo del professore di Marigliano, in provincia di Napoli, finito al centro di una tempesta mediatica dopo aver pubblicato un post su Facebook con parole dirette alla figlia della premier Giorgia Meloni.

L'uomo, travolto dall'onda di indignazione e dall'accanimento mediatico, in cui racconta anche di aver subito minacce di morte, insulti e lanci di pomodori contro le finestre di casa, ha tentato il suicidio ingerendo una gran dose di medicinali, e secondo alcuni media anche alcol.

Ricoverato in codice rosso all'ospedale di Nola, non sarebbe in pericolo di vita. 

Indice

  1. Le motivazioni dietro il gesto: "Non ce l'ho fatta"
  2. La vicenda: un post d'odio e le scuse
  3. La "colpa" di ChatGPT: una giustificazione inaspettata
  4. Chi è il docente autore del post
  5. Per il prof scatta la sospensione 

Le motivazioni dietro il gesto: "Non ce l'ho fatta"

Prima di compiere il gesto estremo, il professore ha avvertito la dirigente scolastica del suo istituto, che ha immediatamente allertato i Carabinieri.

Le sue parole, riportate da 'Adnkronos', sono un grido di dolore: "Ho assunto diversi barbiturici, diversi farmaci, è una situazione che non riesco a sostenere, mi sono rifiutato di sottopormi alla lavanda gastrica e ora la polizia vuole parlarmi".

L'uomo, identificato poche ore dopo la pubblicazione del post - si tratta di un docente di tedesco di una scuola dell'entroterra napoletano - ha spiegato di non aver retto "all'accanimento mediatico che c'è stato nei miei confronti. Ho commesso un errore, ma non dovevo essere crocifisso in questo modo, mi hanno linciato. Ho chiesto scusa, non ce l'ho fatta". 

La vicenda: un post d'odio e le scuse

Tutto è partito da un post su Facebook in cui il professore augurava alla figlia della Meloni di fare la stessa fine di Martina Carbonaro, la 14enne di Afragola uccisa dall'ex fidanzato.

Un messaggio agghiacciante, diffuso dal capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, che recitava letteralmente: "Auguro alla figlia di Meloni la sorte della ragazza di Afragola".

Il post, poi rimosso dal profilo, ha scatenato reazioni di condanna verso il professore e di solidarietà nei confronti della Premier e della sua famiglia. Il docente si è subito scusato, definendo il suo un "gesto stupido, scritto d'impulso".

Ha ribadito: "Non si augura mai la morte, soprattutto a una bambina", pur mantenendo le sue idee politiche, affermando di non sentirsi rappresentato da questo governo.

La "colpa" di ChatGPT: una giustificazione inaspettata

In un tentativo di giustificare il suo gesto, il professore ha tirato in ballo addirittura ChatGPT, che sarebbe stata la "penna" dietro al post. Ha spiegato di averlo scritto "nella notte", dopo aver sentito al telegiornale che l'Italia continuava a inviare armi a Israele. "Mi sono svegliato la mattina e ho detto: 'Madonna mia, cosa ho scritto'. L'ho cancellato subito".

Sebbene il riferimento a ChatGPT non sia presente nel testo fornito, è importante notare come, in alcune dichiarazioni ai media nazionali, l'insegnante abbia cercato di attribuire una parte della colpa all'intelligenza artificiale, quasi a voler minimizzare la sua responsabilità.

Una giustificazione che, però, non ha convinto e che ha aggiunto un ulteriore elemento di discussione a una vicenda già complessa.

Chi è il docente autore del post

L'insegnante, peraltro, pare che in classe non abbia mai fatto politica. Inoltre, risulta essere molto ben voluto dai suoi studenti.

Dopo l'accaduto, ha sottolineato di odiare ogni forma di violenza, di amare gli animali e di fare volontariato, definendo il suo post "un errore".

Ora, però, nei suoi confronti è in arrivo la scure del Ministero dell'Istruzione e del Merito, che è intervenuto sulla vicenda. 

Il ministro Valditara ha dichiarato: "A tutela della stragrande maggioranza degli insegnanti che tengono atteggiamenti esemplari, non possiamo più tollerare comportamenti di singoli che sui social o in pubblico tradiscono quel decoro e quella dignità che devono caratterizzare una professione così delicata. Il Ministero, attraverso i suoi organi competenti, sanzionerà quanti per i loro atti non sono degni di far parte della nostra scuola".

Per il prof scatta la sospensione 

E, puntuali, ecco le prime conseguenze ufficiali. Si comincia con la sospensione (per ora provvisoria) dall'insegnamento, a cui presto potrebbero seguire ulteriori sanzioni ben più pesanti: "In data odierna - ha comunicato l'USR Campania - nel rispetto della procedura prevista dalla vigente normativa, l'Ufficio scolastico regionale per la Campania ha avviato il procedimento disciplinare a carico del docente a seguito di quanto da lui pubblicato sul suo profilo Facebook".

"Al fine di garantire e tutelare la serenità della comunità scolastica - prosegue la nota dell'USR - il Direttore generale ha disposto la sospensione cautelare facoltativa, fino alla definizione del procedimento disciplinare".