
Era il dicembre del 1979 quando Ida Borletti, erede di una nota famiglia di imprenditori milanesi, decise di fondare il “CAF”. Oggi questo nome lo confondono spesso con il Centro di Assistenza Fiscale, ma all’epoca per tutti fu solo il nuovissimo “Centro di Aiuto al bambino maltrattato e alla Famiglia in crisi”.
Nasce quindi il primo Centro italiano dedicato in maniera specifica all’accoglienza e alla cura dei bambini e dei ragazzi che avevano subito abusi, maltrattamenti e grave incuria in famiglia, con il quale Ida Borletti volle accendere un importante riflettore su un problema gravissimo che affliggeva e affligge tutt’oggi la nostra società.
Indice:
Le origini del CAF: l’intuizione di Ida Borletti
Come consentire ai minori che provenivano da contesti familiari maltrattanti e trascuranti di crescere in maniera serena diventando adulti capaci di dare un contributo positivo alla società?
La risposta di Ida fu la creazione di una sorta di “pronto soccorso”, un luogo, ma soprattutto delle persone preparate, pronte ad intervenire in maniera immediata a favore di bambine e bambini o di adolescenti in difficoltà che necessitavano di un’accoglienza temporanea e urgente.
Il pensiero che guidò il suo progetto e che tutt’ora guida e ispira gli operatori dell’Associazione CAF, fu che un bambino che ha subito abusi e maltrattamenti oggi, se non viene intercettato e adeguatamente curato, ha ottime probabilità di diventare un adulto violento domani.
Allo stesso modo, le bambine imparano invece a tollerare la violenza e hanno maggiori probabilità di diventare donne vittime di violenza dei propri compagni.
Il dispositivo di accoglienza che Ida Borletti aveva ideato ispirandosi a modelli esteri, doveva, dunque, essere in grado di scardinare questo terribile meccanismo di trasmissione intergenerazionale della violenza, creando una frattura netta e irreversibile tra il passato e il futuro di questi bambini e ragazzi cresciuti in contesti familiari maltrattanti.
Il segreto del successo della sua impresa fu un’intuizione, una scintilla: non bastavano l’allontanamento dalla famiglia e l’accoglienza in luoghi sicuri, ci voleva la cura - quotidiana, pedagogica, psicologica e affettiva.
Il sentiero che Ida Borletti tracciò era dunque molto ben definito e lungimirante. Nel 1990 il suo CAF diventò a tutti gli effetti l’Associazione CAF, un ente senza scopo di lucro, con Personalità Giuridica, riconosciuto per Decreto del Presidente della Regione Lombardia.
Il CAF oggi: una rete di accoglienza al servizio dei minori
Nel 2025 l’Associazione CAF è un’organizzazione del privato sociale che impiega circa 100 figure professionali qualificate e altrettante persone che fanno volontariato.
In oltre 45 anni di attività ha offerto accoglienza e cure specialistiche ad oltre 1.000 minori in difficoltà e offerto supporto psico-pedagogico ad altrettante famiglie in crisi.
Con 5 Comunità Residenziali per minori tra i 3 e i 18 anni, 1 Centro Educativo Diurno per Adolescenti, 2 Alloggi per l’Autonomia dei neomaggiorenni e un Servizio di promozione e sostegno dell’Affido Famigliare, l’Associazione CAF è un alleato prezioso dei Servizi Sociali e del Tribunale per i Minorenni, che nella sola città di Milano quest’anno hanno dovuto affrontare oltre 2.000 casi di allontanamento.
Più di 2.000 bambini/e e adolescenti tra i 3 e i 18 anni che per varie ragioni non erano più al sicuro all’interno delle loro famiglie e necessitavano di essere accolti in luoghi protetti dove poter ricevere cure e supporti qualificati che li aiutassero ad affrontare in maniera serena le sfide del processo di crescita.
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