
Negli ultimi anni il lessico della politica internazionale si è riempito di parole che sembravano consegnate ai libri di storia: sanzioni, escalation, deterrenza. Il ritorno della guerra sul continente europeo, i conflitti che si moltiplicano in diversi quadranti del mondo e le fratture tra grandi potenze hanno riaperto un interrogativo che in Italia era rimasto sopito per vent’anni: quello sulla leva militare.
Il servizio obbligatorio, sospeso dal 2004, è tornato a fare capolino nelle discussioni parlamentari e nei dibattiti pubblici ogni volta che le crisi globali hanno fatto intravedere scenari di instabilità.
Fantapolitica? Non proprio: la leva è stata congelata, non abolita, e basterebbe un decreto per rimetterla in funzione. Ma cosa succederebbe davvero se il Paese si trovasse coinvolto in un conflitto? Chi verrebbe chiamato, e con quali diritti e doveri?
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Una leva sospesa, non abolita
Dal 2004 la leva obbligatoria in Italia è sospesa, ma non cancellata. La legge ha “congelato” il servizio militare, lasciando comunque allo Stato la possibilità di ripristinarlo in caso di necessità.
Un decreto del Presidente della Repubblica, deliberato dalle Camere, basterebbe per rimetterlo in moto. Significa che il nostro Paese, se coinvolto in un conflitto, avrebbe gli strumenti giuridici per richiamare cittadini in uniforme.
Chi verrebbe chiamato per primo
In caso di mobilitazione, i primi a essere impiegati sarebbero naturalmente i militari già in servizio: Esercito, Marina, Aeronautica, Carabinieri e Guardia di Finanza. Successivamente potrebbero essere richiamati gli ex militari congedati da poco tempo, per i quali esistono già disposizioni di richiamo straordinario.
Solo in caso di ulteriore necessità lo Stato potrebbe rivolgersi ai civili, stabilendo criteri di età e idoneità fisica. Spesso si cita l’intervallo 18-45 anni, ma in realtà i limiti dipenderebbero dal decreto di mobilitazione e dalle esigenze operative delle Forze Armate.
Obblighi e diritti dei cittadini
L’articolo 52 della Costituzione afferma che la difesa della Patria è un “sacro dovere del cittadino”. Ciò significa che, in caso di leva obbligatoria, il servizio militare non potrebbe essere rifiutato senza giustificazione.
Tuttavia esiste una tutela importante: il diritto all’obiezione di coscienza, che consente di optare per un servizio civile alternativo. Anche in uno scenario di emergenza, lo Stato dovrebbe garantire (almeno in via teorica) questa possibilità, già riconosciuta da tempo come diritto soggettivo dei cittadini.
Uno scenario da leggere alla luce del presente
Parlare di leva oggi non è esattamente un esercizio di fantasia. Le crisi geopolitiche che si susseguono – dal fronte russo-ucraino, ai rapporti sempre complicati con la Cina, fino alla ridefinizione degli equilibri transatlantici con la nuova stagione trumpiana – rendono più plausibile il ritorno del tema.
Non significa che la leva sarà automaticamente reintrodotta, ma che la sua riattivazione resta un’opzione prevista dall’ordinamento. Una possibilità che torna ciclicamente nel dibattito politico ogni volta che il mondo sembra sull’orlo di un nuovo equilibrio armato.