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La scuola italiana si conferma uno dei principali presìdi culturali nella lotta alla violenza contro le donne. A testimoniarlo è l’indagine condotta dal Ministero dell’Istruzione e del Merito sulle iniziative promosse dagli istituti secondari di secondo grado incentrate sull’educazione al rispetto e alle relazioni. 

I dati, raccolti tra maggio e giugno 2025, mostrano un impegno diffuso e concreto: quasi il 97% delle scuola ha, infatti, realizzato attività di sensibilizzazione rivolte agli studenti, trasformando la formazione in uno strumento di prevenzione

Laboratori, incontri e campagne di comunicazione hanno dato vita a un percorso che, oltre a diffondere consapevolezza, sta incidendo sui comportamenti quotidiani, rendendo le classi dei luoghi sempre più adatti per educare alla parità e al rispetto reciproco.

Indice

  1. Le scuole ci sono: adesione record e impegno reale
  2. Quando l’educazione civica incontra le relazioni
  3. Dalle buone pratiche all’impatto culturale

Le scuole ci sono: adesione record e impegno reale

All’indagine hanno partecipato 2.322 scuole statali, pari all’86,7% del totale delle secondarie di secondo grado. Un numero che non racconta solo la dimensione della partecipazione, ma una presa di posizione collettiva, lanciando un messaggio chiaro: il mondo dell'istruzione è in prima linea contro la cultura della violenza.

Nel 97% dei casi, come detto, gli istituti hanno promosso attività specifiche di sensibilizzazione: laboratori di parola, seminari, gruppi di confronto, spettacoli teatrali, campagne di comunicazione. Momenti, questi, che si sono svolti soprattutto durante l’orario scolastico. Ma non sono comunque mancati parecchi progetti extracurricolari, che hanno portato la riflessione fuori dalle aule, nel territorio, nelle piazze, nei teatri.

Quando l’educazione civica incontra le relazioni

Recentemente, le nuove Linee guida per l’educazione civica hanno ulteriormente allargato lo sguardo, trasformando l’articolo 3 della Costituzione - sull'uguaglianza - in una pratica quotidiana. Dentro queste ore di "lezione", la scuola ha imparato a parlare di parità di genere, rispetto reciproco, linguaggio consapevole.

E non è rimasto tutto sulla carta: secondo il monitoraggio, nel 68,5% degli istituti si registra un cambiamento tangibile nel clima relazionale: meno episodi di bullismo, più attenzione al modo in cui ci si parla, più consapevolezza delle parole che feriscono. Una piccola, progressiva rivoluzione educativa che, dunque, passa per la prevenzione e non per la punizione.

Dalle buone pratiche all’impatto culturale

Quasi una scuola su due (47,4%) ha, poi, segnalato buone pratiche nate da queste esperienze: progetti locali, reti di collaborazione con associazioni e centri antiviolenza, percorsi formativi per studenti e docenti.

È il segno che la scuola non si limita a “parlare di rispetto”, ma lo costruisce giorno dopo giorno, con linguaggi nuovi e strumenti condivisi.

Indagine MIM

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