
Per molti ragazzi le prossime elezioni politiche saranno il primo appuntamento con il voto (quello con la ‘V’ maiuscola). Perché l’ultima volta che gli italiani furono chiamati alle urne per rinnovare il Parlamento fu nel 2013 e, all’epoca, quelli che oggi sono in procinto di prendere la maturità, che frequentano le università, che si sono laureati da poco o che hanno appena iniziato a lavorare erano ancora minorenni. Un momento che, un tempo, era attesissimo. Nel proprio piccolo si potevano decidere (in parte) le sorti del Paese. Ma oggi le cose sono cambiate. L’evento del 4 marzo potrebbe essere ‘sporcato’ da un tasso di astensionismo giovanile molto alto. Le premesse ci sono tutte. A lasciarlo intravedere è anche un recente sondaggio effettuato dall’istituto di ricerca SWG e da Skuola.net sui ragazzi tra i 15 e i 25 anni.
La sfiducia cresce con l’età: 2 ragazzi su 3 non vedono un futuro
Scandali, polemiche, rissosità diffusa tra i leader di partito e soprattutto crisi economica, disoccupazione, sfiducia nel domani hanno compromesso il rapporto tra le nuove generazioni e la politica. Circa 2 ragazzi su 3, infatti, sono tendenzialmente pessimisti sulle prospettive per l’avvenire: il 45% si dichiara poco ottimista, mentre il 21% non ripone alcuna fiducia negli anni che arriveranno. Un dato che aumenta al crescere dell’età: tra i minorenni l’assoluta sfiducia si ferma al 16% mentre tra i maggiorenni la percentuale sale fino al 24%. Solo il 3% di quelli che hanno già compiuto 18 anni si dice molto ottimista (la media generale è poco superiore: 4%). Attorno al 30% si attestano quelli che hanno una cauta fiducia negli anni a venire.
Lavoro, crescita e istruzioni le preoccupazioni maggiori
La fonte di questa negatività? Al primo posto ci sono i fattori economici: lavoro, crescita, istruzione. Problemi che, messi a sistema, si traducono in un 56% di ragazzi che intravedono poche prospettive per il futuro. I timori per gli elevati tassi di disoccupazione interessano il 41% degli intervistati, lo sviluppo economico sta invece a cuore al 21%. Non manca una sensibilità particolare per la qualità della scuola (in cima alle preoccupazioni per il 30% dei giovani interpellati) e per i problemi sociali come l’immigrazione (che arriva al 26%). E la cosa peggiore è che la politica non sembra dare le risposte attese.
La distanza tra la politica dei giovani e quella dei grandi è troppo ampia
Perché il vero nodo della questione è un altro: le priorità dei giovani sono distanti anni luce da quelle degli adulti (politici compresi). L’unico terreno di lotta comune è la disoccupazione, che coinvolge tutti allo stesso modo: punto centrale sia per i ragazzi (il 41% lo mette al primo posto) sia per gli adulti (42%). Ma l’avvenire delle nuove generazioni, ad esempio, interessa solo il 32% dei più grandi (meno 24 punti percentuali rispetto alle indicazioni dei ragazzi). Stesso differenziale se prendiamo il discorso ‘scuola’: per gli adulti vale appena il 6% (come visto, per i giovani era al terzo posto tra i problemi più urgenti). I politici, però, specialmente in campagna elettorale devono cercare di conquistare voti. Per farlo scelgono di concentrarsi su temi in grado di abbracciare le fasce più ampie della popolazione. Così i più giovani rimangono in parte esclusi dal dibattito.
Idee chiare e proposte concrete: ecco cosa chiedono ai partiti le nuove generazioni
Ma, se un giorno i partiti decidessero di iniziare a parlare anche ai cittadini di domani, su cosa dovrebbero puntare? Le cose che orientano di più le scelte dei giovani sembrano essere fondamentalmente due: idee e proposte. Le prime, associate a principi ben chiari, orientano le preferenze del 64% degli intervistati. Le seconde – valide solo se concrete e non semplici spot - attirano l’attenzione del 67% dei ragazzi. Il tempo per riconquistare i giovani c’è ancora. Ma serve uno sforzo da parte di tutti. Sarebbe un peccato deludere già alla prima occasione chi, potenzialmente, dovrà votare per molte altre volte ancora.Marcello Gelardini