
Con forti ripercussioni anche sul proprio stile di vita. In questo senso, un’eredità negativa, lasciata dal Covid, è la cattiva abitudine di andare a dormire tardissimo anche se il giorno dopo c’è scuola. L'indagine dell' 'Osservatorio dell'Adolescenza' ha messo in chiaro alcune criticità legate proprio alla qualità del sonno, frutto della recente pandemia, con cui oggi i giovani devono misurarsi.
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I dati risalenti al 2019, quindi in epoca pre-pandemica, mostrano come la percentuale dei giovani che vanno a dormire prima delle 22:00 sia scesa durante il Covid. Il 15% nel 2019, contro il 4,9% del 2021. Qui la differenza sta nel fatto che durante il Covid gli studenti hanno potuto beneficiare di qualche ora di sonno in più la mattina per via delle lezioni in Dad, mentre oggi la sveglia è tornata a suonare presto. Oggi la situazione sembra in ripresa, tuttavia siamo ancora lontani dai livelli pre-pandemici. Così nel 2022 e nel 2023, le percentuali di studenti che si mettono tra le coperte prima delle 22:00 è rispettivamente solo dell'8,7% e del 7,6%.
A letto dopo le 23:00: una pratica comune per 4 su 10
Al contrario, è aumentata sensibilmente la propensione a mettersi a letto dopo le 23:00. Nel 2019 gli studenti che andavano a dormire a quest'orario erano appena il 28%, contro il picco del 58,3% registrato nel 2021. Tornati alla normalità, le cattive abitudini rimangono. Anche se abbiamo assistito ad una leggera flessione nel 2022 e nel 2023 le percentuali si attestano rispettivamente al 43,8% e al 44%. Contro tendenza invece gli studenti che si piazzano nella fascia tra le 22:00 e le 23:00. Nel 2021 erano il 36,2%, mentre nel 2022 il 43,2%. Oggi, con l'emergenza sanitaria che ormai sembra solo un lontano ricordo, sono il 44%.
Qualità del sonno, la scuola tra le maggiori preoccupazioni
A preoccupare è anche la percentuale di chi afferma di fare fatica ad addormentarsi (il 71,9%). I motivi principali di questa difficoltà vengono indicati nella preoccupazione per la scuola dal 60,7%; pensieri negativi 58,1% e nervosismo immotivato, come indica il 57,8% del campione. C'è poi un 60% che rivela di fare fatica per via della mancanza di sonno. E qui si apre un altro importante filone legato ai dispositivi digitali. Una delle cause alla base di questa mancanza di sonno potrebbe infatti derivare dall'utilizzo notturno di smartphone e computer, spesso riposti appena un attimo prima di chiudere gli occhi. Questo perché la stimolazione luminosa dei monitor risulta essere un forte inibitore della produzione di melatonina che è l’ormone che ci fa addormentare.
Data pubblicazione 5 Luglio 2023, Ore 14:53
Data aggiornamento 5 Luglio 2023, Ore 14:58