
C’è chi la conosce per i grandi eventi in Vaticano e chi per i pomeriggi della Tv generalista. Lorena Bianchetti, giornalista e conduttrice, è l’ospite di questa puntata del vodcast YouTube #Sapevatelo di Skuola.net, intervistata dal nostro direttore Daniele Grassucci.
Al centro, un tema che divide e appassiona: fede, giovani e "vita da credenti". E il tutto senza catechismi né santini, perché Bianchetti parla di scelte, errori, libertà interiore e linguaggi pop.
Dalla GMG (Giornata Mondiale della Gioventù) alla discoteca, dalla preghiera alla danza a scuola, il racconto è fitto di esempi concreti e frasi di impatto, che per certi versi possono anche illuminare: “Il cattolico non deve convertire, tutt'al più attrarre”. Un dialogo schietto, che scardina più di un cliché (come quello del “credente triste e bigotto”) e rimette al centro la responsabilità personale e l’autenticità della fede.
Indice
- Fede senza bigottismo, libertà senza disimpegno
- “Chi crede oggi è più autentico di ieri”
- “Tutorial” per cercare Dio: silenzio, umiltà, pace quotidiana
- I vantaggi di credere: libertà e serenità interiore
- Dal palco alla televisione, restando sé stessa
- Studio, metodo e curiosità: la fede del merito
- Giovani, fragilità e sogni da ricostruire
- La danza come educazione alla vita
Fede senza bigottismo, libertà senza disimpegno
“Il cattolico non è triste né bigotto”, dice Bianchetti per liberare fin da subito la parola “fede” dalla patina del pregiudizio.
“Siamo persone normali che respirano, provano emozioni e cercano di viverle senza calpestare mai l’altro”. Bianchetti scherza, ma neanche tanto, perché credere, più che un vestito da cerimonia, è un vero e proprio modo di stare al mondo, una “bussola nelle scelte quotidiane” sorretta dalla regola d’oro: “Non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te”.
Un principio che vale per la vita privata come per la carriera: la spiritualità come metodo di libertà.
“Chi crede oggi è più autentico di ieri”
Bianchetti rovescia anche un altro cliché: quello della fede come eredità automatica. “Oggi chi sceglie di essere cristiano lo fa in modo più autentico. Non per abitudine, ma per convinzione”. Sì, perché in un tempo dominato dal rumore e dall’apparenza, cercare Dio diventa un atto controcorrente. E la ricerca stessa, dice, è già un dono.
Non a caso, la giornalista insiste sulla differenza tra il catechismo scritto e la fede vissuta: “L’errore dei cattolici è stato quello di presentarsi male, chiusi in compartimenti stagni. La fede non deve mettere etichette, ma vivere del desiderio di capire, di conoscere, di incontrare l'altro”.
“Tutorial” per cercare Dio: silenzio, umiltà, pace quotidiana
Chi chiede “come si fa, oggi?” riceve istruzioni pratiche: “Stare in silenzio, isolarsi, connettersi col cielo, togliere il rumore”.
Umiltà, niente controllo totale: “Dipende molto da noi, ma non tutto. Possiamo però innescare operazioni di pace nella quotidianità”. Insomma, una sorta di spiritualità come igiene interiore, che permette di disinnescare rancori e di scegliere il bene “anche se ti fanno del male”.
I vantaggi di credere: libertà e serenità interiore
Se i “contro” stanno nelle etichette e negli errori storici della Chiesa, i “pro” sono personali e misurabili: “Mi sento libera. Il pro è la mia libertà interiore, la mia serenità, la mia felicità”.
Perché si può essere schiavi anche se non credenti, ricorda Bianchetti. L’importante è che alla base di tutto ci siano effettivamente delle scelte, che devono essere nostre, non di qualcun altro.
E poi non dimentichiamo il beneficio della confessione, sacramento spesso frainteso. Tant'è che anche Papa Francesco ha "tirato le orecchie" a più di un prete. “Non è un interrogatorio. È mettersi allo specchio sentendosi abbracciati. Le lacrime diventano lenti di ingrandimento sull’autenticità”.
Dal palco alla televisione, restando sé stessa
Dalla danza al giornalismo religioso, passando per "Domenica In" e per programmi su Rai1 come "A Sua immagine" o "Viaggio nel Giubileo", che ancora oggi macinano il 20% di share: il suo percorso professionale è un esercizio di coerenza in movimento. “Cambia l’abito, ma l’anima resta la stessa”, dice. Ballare, condurre, intervistare il Papa: tutto può convivere se a guidare è la stessa idea di bene.
E alla domanda se i cristiani possono andare in discoteca, sorride: “Guai se non ci vai!”. Fondamentale smontare la distanza che molti immaginano tra fede e leggerezza: la prima, nel suo racconto, è una sorgente di energia, non un freno.
Studio, metodo e curiosità: la fede del merito
“Sono una secchiona”, ammette, e lo dice anche un po’ con orgoglio. Il suo curriculum lo conferma: liceo linguistico al Mamiani, laurea con lode in lingue e letterature straniere alla Sapienza (tesi in francese su stendhal), e la capacità di condurre eventi internazionali anche in francese e spagnolo.
“Non sopporto chi cerca scorciatoie”, spiega, “perché i talenti, se coltivati, prima o poi emergono”. E a beneficiarne è la stessa società, che ha bisogno dei competenti, non dei raccomandati.
Insomma, studio e fede come forme di disciplina che insegnano la perseveranza, il rispetto e la misura. E a cui non può mancare un pizzico di curiosità, motore fondamentale per la conoscenza.
Giovani, fragilità e sogni da ricostruire
Dopo anni di contatto diretto con la Generazione Z, Bianchetti ne parla con rispetto: “Sono più autentici, raccontano anche le fragilità”.
Non si nascondono, e questo per lei è già un segno di speranza. Ma avverte: “Il mondo adulto ha tolto ai ragazzi l’illusione. Ha spezzato il sogno. Ora tocca a noi restituirglielo”.
La danza come educazione alla vita
Il finale è un invito che le fa brillare gli occhi: “Vorrei che la danza diventasse una materia obbligatoria a scuola”. Non solo per muovere il corpo, ma per allenare l’anima. Ballare, dice, “educa al ritmo, al rispetto, all’armonia. Ti fa ridere anche quando sei goffo e ti libera dalle frustrazioni”.