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foto camera maranzine
Fonte: Corriere della Sera


Chi sono davvero le "maranzine"? Non solo ragazze con felpe oversize, sneakers e atteggiamenti spavaldi, ma adolescenti che cercano nel modo sbagliato un posto nel mondo. Per molte, vestirsi e comportarsi in quella maniera non è una scelta di stile, ma un modo per esistere. Dietro la facciata aggressiva, infatti, spesso c’è fragilità, solitudine e bisogno di essere riconosciute in qualche modo dalla società. 

A raccontarlo al 'Corriere della Sera' è stata Domenica Belrosso, figura di riferimento del sistema penitenziario minorile, che ha diretto istituti come il Beccaria di Milano e Pontremoli. Le sue parole spiegano e guidano nel capire un fenomeno così complesso, che non può essere liquidato esclusivamente con l’etichetta "baby gang" o "maranza" che si tratti di ragazzi o di ragazze.

Nell'intervista, la dott.ssa Belrosso racconta anche la situazione delle comunità educative, dove molte maranzine finiscono dopo un arresto o una segnalazione, tra quaderni scarabocchiati, pupazzi e sogni spezzati.

Indice

  1. Non solo “baby gang”
  2. Il vuoto e il bisogno di potere
  3. Le ragazze e il ruolo delle maranzine
  4. Dentro le comunità
  5. Tra sogni e ferite

Non solo “baby gang”

"Che i ragazzi si aggreghino, è normale. Che lo facciano per comporre un gruppo musicale in uno scantinato, anche. Che si radunino nei quartieri periferici o centralissimi di Milano per delinquere, è inammissibile. Ridurre il fenomeno alle cosiddette "baby gang" è un’illusione".

Secondo la Belrosso, dietro questi gruppi c’è molto più che delinquenza da strada: è un mosaico di vite spezzate che cercano di costruirsi un’identità.

Il vuoto e il bisogno di potere

"I reati che commettono vanno oltre il furto o l’aggressione. Esprimono una dimensione più complessa: un modo per esercitare potere, un controllo sull’altro", queste le sue parole sul fenomeno.

Rubare un cellulare non è questione di soldi: è una scorciatoia per gridare al mondo “io esisto”. La violenza diventa allora visibilità forzata, una risposta al sentirsi emarginati e invisibili. E da questa violenza ne nascono anche dei termini identificativi di cui spesso sono anche motivo di "orgoglio".

Le ragazze e il ruolo delle maranzine

"È come un femminismo esasperato che pretende che le ragazze siano uguali ai maschi, passando attraverso le stesse storture, le stesse scelte insensate".

Le maranzine seguono i maranza, cercano di superarli. Si vestono in modo appariscente, ma dentro si sentono insicure, lontane dai modelli di bellezza “da copertina”. Il gruppo diventa rifugio e il fidanzato “pericoloso” una forma di protezione.

Dentro le comunità

La dott.ssa Belrosso, per spiegare il dolore che si nasconde dietro questo problema sociale, riporta i versi di una 14enne scritti e nascosti sotto un cuscino: "Nocche chiuse, porte rotte / devo gridare più forte / fuori amici col coltello / dentro sogno mio fratello". 

La sua storia - madre in carcere, padre assente arresto per rapina - non è un caso isolato. In comunità, le giornate scorrono tra scuola, psicoterapia e regole da rispettare, con educatori che provano a dare ordine a vite segnate dal caos.

Tra sogni e ferite

Le stanze raccontano tanto: pupazzi accanto a diari pieni di etichette e foto di concerti, specchi usati come camerini per trucchi e selfie da postare. Con tanti oggetti che ricorderebbero in tutto e per tutto la camera di una comunissima teenager, se non fosse che però in un modo o nell'altro la spensieratezza e la libertà di sentirsi tali a loro non è stata permessa.

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