
Non solo, Lenin fu inoltre fondatore dell'Internazionale Comunista, motivo per cui per anni la sua figura fu oggetto di un culto smodato all'interno dell'Unione Sovietica, venendo spesso accostata al marxismo. Ma, su tutto, Lenin viene ricordato ancora oggi per il ruolo di rilievo che ebbe nell'evoluzione del movimento comunista internazionale e, soprattutto, per la brusca sterzata della Russia verso la prima vera forma di autoritarismo della sua storia.
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Lenin, chi era: dalla laurea in Giurisprudenza alla fondazione dell'Unione Sovietica
Nato nel 1870 a Simbirsk da una famiglia borghese, Lenin entrò ben presto a contatto con la politica: cioè quando la polizia arresta e fa uccidere suo fratello maggiore, accusato di complottare in segreto contro lo Zar Alessandro III. Nello stesso anno, il 1887, Lenin si iscrisse all'università di Kazan ma venne poi cacciato per aver preso parte a una manifestazione pubblica contro il regime zarista. Ma non mollò gli studi, anzi dedicò i successivi anni al conseguimento di una laurea in Giurisprudenza.E' proprio in quegli anni che Lenin inizia a studiare le teorie rivoluzionarie a partire dai socialisti europei. In particolare, per lui si rivelò particolarmente illuminante la lettura del 'Capitale' di Karl Marx. La 'Bibbia del comunismo' ispira a tal punto il futuro leader sovietico che è sulle teoria marxister che Lenin costruisce il proprio impianto ideologico. Nel 1893 si trasferisce a San Pietroburgo, dove due anni più tardi entra a far parte del movimento sindacale 'Emancipazione del Lavoro'. Nel 1895 i leader del movimento vennero arrestati e tra loro anche Lenin che fu poi esiliato in Siberia. Ciò non gli impedì, nel 1898, di iscriversi al nascente Partito socialdemocratico russo. Negli anni di esilio, Vladimir Lenin pubblica quello che poi sarà il suo manifesto politico, il saggio 'Che fare?'.
Le tesi contenute nel saggio spaccarono il partito socialdemocratico russo, creando una netta separazione tra i cosiddetti Bolscevichi (di cui Lenin era il leader), l'ala rivoluzionaria del partito, e Menscevichi, più moderati e convinti che la Russia non fosse ancora pronta per la rivoluzione socialista. In effetti, il piano ideato da Lenin era decisamente ambizioso. Il manuale illustrava per filo e per segno il piano che il rivoluzionario intendeva attuare. Il progetto prevedeva la nascita e la costituzione di unico partito nazionale, fortemente centralizzato, che concentrasse cioè tutto il potere statale nelle proprie mani. Un partito espressione della lotta proletaria e delle masse operaie, in grado di proporre una via alternativa all'assolutismo degli Zar.
Lenin, cos'era la NEP
Dopo diversi anni di esilio, spesi tra la Germania e la Svizzera, Lenin torna in patria quando viene a sapere della Rivoluzione del febbraio 1917: orde di lavoratori e militari si riversano nella Capitale Pietrogrado per rovesciare il regime degli Zar. Colto di sorpresa, Lenin parte da Ginevra e riesce ad arrivare in città soltanto un mese dopo l'inizio dei tumulti. Deposto lo Zar, si instaurò un governo provvisorio di impronta borghese, cosa che convinse Lenin ad agire. Il leader bolscevico pubblica 'Stato e rivoluzione', in cui chiede gran voce un'insurrezione armata nella capitale. Il piano viene accettato dal partito che mette in atto la cosiddetta Rivoluzione di Ottobre.Dopo aver rovesciato il governo borghese, Lenin venne nominato presidente del Consiglio dei commissari del popolo, la massima carica governativa. La lotta interna però non era ancora finita. In quegli anni, il Paese vive una sanguinosa guerra civile (1918-1921), che si risolve infine a favore del nascente governo sovietico. Il conflitto però mise in ginocchio la già improduttiva economia russa. Fu per questo che Lenin varò il pacchetto di misure passato alla storia con il nome di 'NEP'.
Bandita nel 1921, la nuova politica economica mise in atto una serie di decisioni: tra cui la possibilità per i contadini di vendere le eccedenze e la liberalizzazione del commercio. L'economia russa si riprese, ma la forte settarizzazione dell'apparato statale lo rendeva lento, macchinoso, al punto che – nonostante appunto la ripresa economica – le condizioni di vita della popolazione non migliorarono. Nel giugno 1922 Lenin si ammala di apoplessia e, dopo appena due anni, si spegne per sempre il 21 gennaio 1924.