Chi era Vittorio Emanuele di Savoia e cosa ha fatto

Una delle più antiche dinastie d'Europa vede spegnersi il suo erede. Vittorio Emanuele è morto lo scorso 3 febbraio all'età di 86 anni in Svizzera.

A darne l'annuncio un comunicato ufficiale della casata Savoia, dove si legge che ”alle ore 7.05 del 3 febbraio 2024, Sua Altezza Reale Vittorio Emanuele, Duca di Savoia e Principe di Napoli, circondato dalla Sua famiglia, si è serenamente spento in Ginevra.

Luogo e data delle esequie saranno comunicati appena possibile". Se ne va così l'ultimo erede al trono d'Italia e, allo stesso tempo, uno dei personaggi più chiacchierati dal dopoguerra ad oggi: scopriamo allora qualcosa in più su Vittorio Emanuele di Savoia e su ciò che ha fatto.

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Chi era Vittorio Emanuele di Savoia: i primi anni e l'esilio

Nato a Napoli, ma cresciuto a Roma, Alberto Carlo Teodoro Umberto Bonifacio Amedeo Damiano Bernardino Gennaro Maria (questo il suo nome per esteso) era il figlio di Umberto II e di Maria Josè del Belgio. Suo nonno, Vittorio Emanuele III, lo costrinse all'esilio alla vigilia dell’armistizio dell’8 settembre 1943, spedendolo insieme alla madre e alle sorelle in un paese della provincia di Cuneo. In seguito anche a lui toccò lo stesso destino dei suoi familiari: l'entrata in vigore della Costituzione nel gennaio '48 di fatto obbligò all'esilio tutti i discendenti maschi della famiglia Savoia. Ancora oggi Vittorio Emanuele viene ricordato come un personaggio decisamente controverso. Non godeva dei favori del padre con cui era in perenne contrasto: dall'iscrizione alla loggia P2, passando per le accuse di sfruttamento della prostituzione e di corruzione, fino ad arrivare al tanto discusso caso Hamer, nessuna di queste scelte fu mai avallata dal padre.

Così come la decisione di prendere in moglie Marina Doria, ex sciatrice nautica svizzera. Un fatto che scuoterà le fondamenta stesse della casata Savoia: il papà Umberto II non diede mai il suo consenso al sodalizio ed è forse uno dei motivi per cui si aprì una contesa interna alla famiglia. Il matrimonio con una persona di differente estrazione sociale fece scaturire la cosiddetta 'questione dinastica' tra Vittorio Emanuele e Amedeo di Savoia-Aosta. Alla morte del padre, poi, nel 1983, il primo si autoproclamò re d'Italia, forte all’appoggio della massoneria e di pezzi sparsi del Partito Monarchico: Vittorio Emanuele IV (come si faceva chiamare) divenne così il riferimento storico e politico di Casa Savoia (seppur senza trono).

Il caso Hamer

Ma l'evento che più di tutti ha segnato la vita del re promesso fu lo scandalo che lo investì nell'estate 1978. La notte tra il 17 e il 18 agosto 1978, a seguito del furto di un gommone tra alcuni yacht sull'isola di Cavallo, in Corsica, nacque una sparatoria: nel marasma generale, dalla sua barca, Vittorio Emanuele esplose due colpi di pistola. A rimanere colpito a una coscia fu il giovane tedesco Dirk Hamer che si trovava non molto distante da lui, su una barca vicina. Il giovane, di appena 19 anni, morirà in seguito alle ferite riportate: per quell’omicidio Vittorio Emanuele di Savoia fu processato e assolto in Francia.

Da allora passarono 33 anni di misteri, fino ad un audio, registrato nel 2006, che secondo alcuni potrebbe riferirsi a quanto accaduto la notte tra il 17 e il 18 agosto 1978. Detenuto nel carcere di Potenza per l'inchiesta su Vallettopoli, Vittorio Emanuele ammette: ”Anche se avevo torto… devo dire che li ho fregati. È davvero eccezionale: venti testimoni, e si sono affacciate tante di quelle personalità importanti. Ero sicuro di vincere. Io ho sparato un colpo così e un colpo in giù, ma il colpo è andato in questa direzione, è andato qui e ha preso la gamba sua, che era steso, passando attraverso la carlinga”. Parole queste che all'epoca fecero enorme scalpore e che finirono in una maxi incihiesta che porta la firma del 'Fatto Quotidiano'.