Maria_Zanghi
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giornata della memoria primo levi

Il 27 gennaio ricorre la Giornata internazionale dedicata alle vittime dell'Olocausto. Una data simbolo, scelta dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite in occasione di una riunione plenaria nel 2005, che rappresenta il momento storico esatto in cui, nel 1945, le truppe dell'Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz.

Tra i tanti autori italiani che hanno raccontato l'inumana deportazione degli ebrei verso i campi di concentramento, gli scritti di Primo Levi, testimone diretto dell'Olocausto e deportato ad Auschwitz, rappresentano un vero faro per riuscire a comprendere il passato, tramite la descrizione dettagliata delle vicende vissute nei lager nazisti. Tra i suoi lavori più celebri si ricorda "Se questo è un uomo", libro autobiografico in cui lo scrittore torinese ha raccolto le sua forte testimonianza.

Le frasi più celebri di Primo Levi

L'autore in vari momenti della sua vita professionale ha voluto raccontare, tramite scritti in poesia e in prosa, la terribile esperienza vissuta nei campi di concentramento di Auschwitz. In Se questo è un uomo, Levi ha descritto il sentimento della paura vissuto durante la sua deportazione, la sua vita all'interno dei lager e la quasi certezza di non tornare a casa vivo. In occasione del Giorno della Memoria, vogliamo ricordare le frasi più celebri e significative dell'autore, a partire dal suo lavoro più conosciuto.

  • Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre. "Se questo è un uomo"
  • La persuasione che la vita ha uno scopo è radicata in ogni fibra di uomo, è una proprietà della sostanza umana. "Se questo è un uomo"
  • E infine, si sa che sono qui di passaggio, e fra qualche settimana non ne rimarrà che un pugno di cenere in qualche campo non lontano, e su un registro un numero di matricola spuntato. Benché inglobati e trascinati senza requie dalla folla innumerevole dei loro consimili, essi soffrono e si trascinano in una opaca intima solitudine, e in solitudine muoiono o scompaiono, senza lasciar traccia nella memoria di nessuno. "Se questo è un uomo"
  • Distruggere l’uomo è difficile, quasi quanto crearlo: non è stato agevole, non è stato breve, ma ci siete riusciti, tedeschi. Eccoci docili sotto i vostri sguardi: da parte nostra nulla più avete a temere: non atti di rivolta, non parole di sfida, neppure uno sguardo giudice. "Se questo è un uomo"
  • Avevamo deciso di trovarci, noi italiani, ogni domenica sera in un angolo del Lager; ma abbiamo subito smesso, perché era troppo triste contarci, e trovarci ogni volta più pochi, e più deformi, e più squallidi. Ed era così faticoso fare quei pochi passi: e poi, a ritrovarsi, accadeva di ricordare e di pensare, ed era meglio non farlo. "Se questo è un uomo"
  • Allora per la prima volta ci siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per esprimere questa offesa, la demolizione di un uomo. In un attimo, con intuizione quasi profetica, la realtà ci si è rivelata: siamo arrivati al fondo. Più giù di così non si può andare: condizione umana più misera non c’è, e non è pensabile. Nulla più è nostro: ci hanno tolto gli abiti, le scarpe, anche i capelli; se parleremo, non ci ascolteranno, e se ci ascoltassero, non ci capirebbero. Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga. "Se questo è un uomo"
  • Guai a sognare: il momento di coscienza che accompagna il risveglio è la sofferenza più acuta. Ma non ci capita sovente, e non sono lunghi sogni: noi non siamo che bestie stanche. "Se questo è un uomo"
  • L'Olocausto è una pagina del libro dell'Umanità da cui non dovremo mai togliere il segnalibro della memoria.
  • In ogni gruppo umano esiste una vittima predestinata: uno che porta pena, che tutti deridono, su cui nascono dicerie insulse e malevole, su cui, con misteriosa concordia, tutti scaricano i loro mali umori e il loro desiderio di nuocere. "La tregua"
  • Il termine "libertà" ha notoriamente molti sensi, ma forse il tipo di libertà più accessibile, più goduto soggettivamente, e più utile al consorzio umano, coincide con l'essere competenti nel proprio lavoro, e quindi nel provare piacere a svolgerlo. "La chiave a stella"
  • Non esistono problemi che non possano essere risolti intorno a un tavolo, purché ci sia volontà buona e fiducia reciproca: o anche paura reciproca. "I sommersi e i salvati"
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