Redazione
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sextorsion consigli polizia per difendersi

La Polizia Postale sta osservando un incremento delle richieste di aiuto da parte di ragazzi e ragazze contattate da profili social di apparenti coetanei che richiedono immagini sessuali e minacciano di diffonderle in rete, in cambio di denaro.

Si chiama sextortion ed è uno dei filoni aurei sfruttati dalle organizzazioni criminali per estorcere denaro a soggetti vulnerabili - in primis minori - in tutto il mondo. Solo nel 2024 il Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online (C.N.C.P.O.) ha rilevato 114 casi trattati, con l’84% delle vittime risulta essere di sesso maschile, contro appena il 16% delle ragazze.

E questa è solo la punta dell’iceberg. La maggioranza delle vittime, per la vergogna, nella speranza di non esporsi al giudizio di amici e familiari, preferisce non denunciare ma cedere al ricatto pagando le somme che le vengono richieste. È il silenzio di chi cade in questa tipologia di truffa che consente ai truffatori, spesso vere e proprie associazioni criminali, di agire indisturbati nella Rete.

Se sei stato ingannato da un falso profilo il primo passo per spezzare la trappola è maturare la consapevolezza che non sei tu a doverti sentire in colpa e chiedere aiuto non è motivo di vergogna.

Indice

  1. Difendersi dalla Sextorsion: il decalogo della Polizia Postale
    1. Tutto inizia da un innocuo DM
    2. La costruzione della fiducia
    3. Lo studio delle vulnerabilità
    4. Vanno “al dunque”
    5. A me non succede
    6. Dalla bella alla… bestia
    7. Attenzione AI fake
    8. Chi paga la prima volta, paga anche la seconda 
    9. Segnalare (prima di) subito 
    10. Il primo passo, il Commissariato di PS Online  
    11. L'altro passo, parlare con i genitori 

Difendersi dalla Sextorsion: la "guida" della Polizia Postale

La Polizia Postale e per la Sicurezza Cibernetica, insieme a Skuola.net, ha stilato una "guida" per difendersi, attraverso i consigli di Giancarlo Gennaro - vice questore aggiunto e responsabile del Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia online della Polizia di Stato -  e Roberta Mestichella - responsabile delle relazioni esterne della Polizia Postale - intervenuti nel vodcast #Screenshot di Skuola.net. 

Tutto inizia da un innocuo DM

Tutto inizia spesso con un messaggio: un DM su Instagram, una reazione a una storia su un social . A volte è un semplice “ciao”, un complimento o una curiosità condivisa. Nulla che faccia scattare immediatamente un allarme, eppure è l’inizio di un percorso attentamente costruito.

La costruzione della fiducia

I truffatori non si presentano mai come figure minacciose, si fingono coetanei, condividono interessi simili, mostrano foto o contenuti che li rendono attraenti e credibili. Iniziano conversazioni lunghe, piene di battute, complimenti e confidenze. Più la conversazione si prolunga nel tempo, più la vittima abbassa le difese e si affeziona.

Lo studio delle vulnerabilità

Durante queste conversazioni prolungate, i truffatori osservano cosa emoziona la vittima, cosa la fa sentire importante, quali insicurezze possono sfruttare. Ogni dettaglio serve a creare un senso di intimità e sicurezza. La vittima non percepisce nulla di sospetto perché sente di parlare con qualcuno di reale e affidabile.

Vanno “al dunque”

Quando la fiducia è ormai consolidata, arriva l’invito allo scambio di contenuti espliciti. L’inganno non è immediato, si sviluppa nel tempo e si basa sulla manipolazione emotiva e sulla fiducia che il truffatore ha guadagnato.

A me non succede

È in quel momento, quando cade la prudenza, che si apre la porta al ricatto. Credere che “a me non succede” è dunque l’errore più frequente, il primo passo per cadere in trappola.

Dalla bella alla… bestia

Nelle segnalazioni arrivate alla Polizia Postale, il copione si ripete sempre uguale. Una foto intima inviata che diventa, nel giro di pochi scambi, lo strumento del ricatto. Ne basta una per far partire la pressione.

Attenzione AI fake

A complicare il quadro c’è poi la tecnologia, sempre più alla portata di tutti. Non sono rari, infatti, i casi di manomissione delle immagini non compromettenti - tramite tool di intelligenza artificiale - in modo che lo siano. 

Ma ricordiamo che la natura dell’immagine non cambia la sostanza del reato: i deepfake vengono trattati come contenuti sessuali non consensuali e sono perseguibili.

Chi paga la prima volta, paga anche la seconda 

Gli estorsori cercano una vittima che dimostri di essere disposta a cedere: se si paga una volta, si paga sempre. 

E i casi concreti confermano la dinamica: chi versa una prima somma si ritrova quasi sempre davanti a nuove richieste, più alte e più insistenti.

In altre parole, pagare non chiude la vicenda, bensì la prolunga. Interrompere il ricatto fin dall’inizio significa togliere all’autore la sua unica vera arma: la percezione di avere il controllo.

Segnalare (prima di) subito 

Il panico porta molti a commettere un passo falso comune: eliminare chat, profili, screenshot.

Un “errore grave”, perché senza elementi probatori l’indagine si complica: servono messaggi, nickname, date, URL, qualsiasi dettaglio utile a ricostruire la catena di contatti. 

Anche gli strumenti di pagamento difficili da tracciare possono risultare utili per seguire i flussi e identificare chi c’è dietro alle truffe. 

Il primo passo, il Commissariato di PS Online  

La segnalazione può essere fatta anche al portale commissariatodips.it, dove gli operatori rispondono personalmente alle richieste.

Non sostituisce la denuncia, ma consente di avere indicazioni chiare e rapide su cosa fare. È importante ricordare che dai 14 anni un minorenne può presentare denuncia anche da solo recandosi presso un ufficio di polizia.

L'altro passo, parlare con i genitori 

La sensazione più comune tra chi subisce sextortion è la solitudine. Gli agenti lo vedono ogni giorno: molti ragazzi sono convinti di essere gli unici ad aver sbagliato, gli unici a essere stati ingannati.

I numeri, però, dicono tutt’altro. E cioè che si tratta di un fenomeno ampio, che riguarda ragazzi e ragazze di ogni età.

Riconoscerlo è fondamentale per spezzare il ricatto: parlarne con qualcuno di cui ci si fida riduce il potere del ricattatore e permette di chiedere aiuto senza vergogna.

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