
Iniziò da bambino, venendo impalato da una freccia in terza elementare, mentre raccontava la storia degli indiani d’America alla classe, con tanto di oggetti dimostrativi...
Dopo il trionfo di Sydney, dove mise fine al dominio del russo Alexander Karelin, imbattuto da 13 anni prima di scontrarsi con la "montagna del Wyoming", perse un alluce per assideramento dopo essersi smarrito durante una gita in motoslitta nel suo Stato natale.
Infine, due anni dopo, nel 2004, finì gambe all’aria a bordo della sua Harley Davidson, attutendo la caduta grazie alla sue doti atletiche e cavandosela con pochi graffi. Nello scorso weekend, l’ultimo miracolo: "Il velivolo è passato da 150 miglia all’ora a zero in due secondi — ha raccontato Gardner —. Ci siamo resi conto di quanto stava accadendo un attimo prima dell’impatto. Appena ho capito di essere ancora vivo, ho cercato di prendere la mia giacca, ricordandomi del freddo che avevo patito quando mi ero perso tra le nevi del Wyoming. Ma il pilota mi ha detto di mollare tutto e iniziare a nuotare. L’acqua non mi è sembrata così gelida, forse perché ero così contento di non essere morto...".

I tre hanno passato la notte abbracciati per scaldarsi. La mattina seguente sono stati poi avvistati e portati in salvo. "Spero che la mia storia possa essere utile e far capire alla gente che la loro vita dipende dalle scelte che fanno" ha poi raccontato Gardner. A dire il vero, le sue vicende sembrano più adatte a un’altra morale: nella vita, avere fortuna, non è per nulla secondario. Per conferme, chiedere al signor Rulon Gardner